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In quei giorni a casa sua, Ophelia afferrò un concetto fondamentale: il nome di Draco Malfoy non sarebbe più stato pronunciato tra quelle mura. Era uno sforzo non da poco per lei, dover nascondere a quella che era una delle sue maggiori confidenti, e cioè sua madre, una persona che in quei mesi era divenuta per lei di una importanza non trascurabile. Si incupì al pensiero di non poterne discutere con lei per non avere un consiglio materno su come comportarsi con un ragazzo con cui aveva un rapporto piuttosto indecifrabile; prima di allora, l'unica volta che accennò a sua madre l'esistenza di un ragazzo, fu durante l'estate del secondo anno, quando ebbe una imbarazzante cotta per il capitano di quidditch dei Grifondoro, Oliver Baston, di ben cinque anni più grande. Un amore alquanto impossibile che a Lilith suscitò una tenerezza enorme, e si divertì a dare consigli a sua figlia su come essere meno impacciata e più sicura di sé.

Questa volta però, Draco era molto più di un compagno di scuola per cui poteva, magari, nutrire dell'interesse: le parole piene di astio di sua madre nei confronti di tutta la famiglia Malfoy, le fecero comprendere che non avrebbe mai potuto spiegarle quanto speciali fossero stati quei mesi ad Hogwarts, senza dubbio i migliori fino ad allora. Lilith le chiese del ballo e fu entusiasta nell'apprendere che Harry Potter fosse stato un ottimo accompagnatore per sua figlia.

La mattina di Natale, seguì il copione di ogni anno: la sveglia alle otto con lo scartamento dei regali sotto l'albero, la consumazione del ricco pranzo preparato dall'ottimo cuoco che era Robert, e un pomeriggio diviso tra televisione e romanzi babbani, che non perdeva occasione di leggere approfittandone delle sue vacanze lì; tutte cose che ad Hogwarts non avrebbe mai potuto fare. Fu grata di quei momenti e di quegli istanti che le sarebbero rimasti impressi a vita: lo stupore dei suoi familiari nello scartare i regali che aveva comprato per loro ad Hogsmeade, le risate genuine, la spensieratezza dell'essere in un luogo sicuro e al riparo da tutto e da tutti.

La sera calò con estrema velocità e, complice quel forse naturale senso di melanconia che coglieva un po' tutti la sera di ogni venticinque dicembre, avvertiva come una sensazione che si avvicinava maggiormente ad uno stato di non pienezza: mai come quell'anno, si accorse di quanto le mancasse la scuola e quanto non vedesse l'ora di ritornarci. Le mancava studiare, avere interazioni con suoi coetanei, esercitarsi con l'Esercito di Silente nella stanza delle necessità, scherzare con i suoi amici nella Sala Grande e bere burrobirra a Hogsmeade. Ma più di tutto, e un po' si vergognava ad ammetterlo, le mancavano gli interminabili, lunghi, detestabili, noiosi pomeriggi con Draco Malfoy. Qualcosa che non avrebbe mai ammesso a nessuno e che lei stessa rifiutava di crederci. Non riusciva a concepire, razionalmente, come dopo appena quattro giorni, si fosse avvilita pensandolo così distante da lei e senza possibilità di sentirlo parlare, anche di una qualsiasi scemenza o con qualche battuta tipica sua e del suo carattere tutt'altro che semplice, senza poterlo abbracciare cogliendolo di sorpresa, senza poter assistere alle sue mille smorfie contrariate, ai suoi modi ingegnosi per cercare di non studiare e di fare altro. Le mancavano i suoi soliti ghigni, le sue mani così calde in confronto alle sue; i suoi occhi, i più chiari che avesse mai visto, il ciuffo color platino che gli ricadeva sulla fronte non appena si arrendeva e chinava la testa sui libri. Non l'avrebbe mai ammesso forse, ma adorava insegnare a Draco qualcosa. Il suo orgoglio la spingeva a stare sulle sue e a mostrarsi come scocciata da quel favore chiestole, ma in fondo le piaceva. Cacciò immediatamente via quella valanga di pensieri che classificò come del tutto deliranti e prese posto alla sua scrivania. Fu allora che impugnò un po' goffamente una penna a sfera e una pergamena e stilò la lettera che Kairos avrebbe portato in volo dalla parte opposta dell'Inghilterra.

Le mancava. Non troppo, non da morire. Ma abbastanza da darle l'impressione che nella sua giornata mancasse qualcosa.

"Caro Draco,
Mi fa strano scriverti e, se devo essere sincera, non era esattamente nei miei programmi. La ritenevo una cosa stupida da fare, in fondo ci siamo visti l'ultima volta appena quattro giorni fa, e ora mi ritrovo qui seduta, la sera di Natale, a scrivere per te, perché dopo settimane passate insieme quasi tutti i giorni, poterti chiedere come va ogni giorno è un lusso a cui mi sono ormai abituata.

Scelte sbagliate || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora