13.

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Draco aprì gli occhi quando si accorse delle labbra carnose che premevano candidamente lungo la sua mascella, fino all'incavo del collo. Gli bastò abbassare lo sguardo per adocchiare la bionda chioma liscia di Violet che premeva sul suo petto. La ragazza gli lasciò anche una carezza sul viso, prima di dargli un bacio a stampo.

"Buongiorno, tesoro." sussurrò sensuale facendo le fusa al suo orecchio, per poi continuare la sua scia di baci anche lungo il petto in parte scoperto dalla camicia del suo pigiama.

"E che buongiorno..." ribattette lui, beandosi delle attenzioni della ragazza. Fu proprio quando Violet fu in procinto di mettere mano sull'elastico dei suoi pantaloni, che Draco sobbalzò, avendo lanciato uno sguardo all'orologio sul suo comodino.

"Cazzo." imprecò, mettendosi seduto di scatto sul materasso. "È tardissimo."

"Salta la prima ora e resta con me, dai." si lamentò. Violet era al sesto anno, un anno più avanti rispetto al suo ragazzo: oltre a non avere mai lezioni in comune, la giovane poteva godere di privilegi che solo ai ragazzi degli ultimi due anni erano concessi, come avere meno ore di lezione e orari più comodi.

"Rilassati, sei prefetto, no? Da quando ti preoccupano così tanto gli orari?" chiese con quella sua voce ammaliante.

"Non quando c'è Piton alla prima ora, Violet." rispose Draco, alzandosi in piedi.

La bionda arricciò il naso, incrociando le braccia con disappunto. "Non sei molto presente ultimamente, Draco. Credevo ti piacesse stare con me."

"Ma certo che mi piace stare con te!" replicò in fretta, sentendosi attaccato.

"Non ci vediamo quasi mai ormai, se non in camera tua. Non ti incrocio più durante la giornata. Per dirne una, per Salazar, sono settimane che il pomeriggio sei introvabile."

Draco mai come quel momento pensò tra sé e sé quanto la sua ragazza fosse stupida. Stupida perché non spariva affatto durante il pomeriggio, ma semplicemente era in biblioteca a studiare. Per questo, con estrema tranquillità, si incontrava ogni pomeriggio lì con la Langdon: sapeva che Violet, ma in generale i Serpeverde, lì non ci avrebbero mai messo piede. Era superfluo persino tentare di agire nel modo più discreto possibile. Anche se, in realtà, era una settimana, da quella famosa discussione sulla torre di astronomia, che i due non si parlavano, e benché Draco si fosse presentato ogni pomeriggio in biblioteca, non vide mai Ophelia varcare l'entrata. Era comprensibilmente arrabbiata e Draco non poteva darle torto. Tuttavia, non si sarebbe mai scusato, tantomeno per aver utilizzato parole che erano sempre state presenti nel suo vocabolario e che in fondo, era stato educato a crederci davvero.

"Non puoi fare gli affari tuoi come ti pare e piace, Draco. Sono la tua ragazza o no?" tuonò Violet, mettendolo alle strette. "Vedi di cambiare atteggiamento se vuoi ancora continuare con me."

Voleva urlare, mandarla a quel paese e dirle di uscire dalla sua stanza raccattando le sue cose e cancellando le sue tracce nella sua camera da letto. Voleva sbraitare, fare qualunque cosa che le avesse dato sufficientemente ai nervi da scaricare la responsabilità su di lei di chiudere la loro storia. Lo desiderava, nel profondo del suo animo, bramava il momento in cui avrebbe potuto essere libero e non più costretto a stare in una relazione che sarebbe stata per la vita nonostante avesse solo quindici anni. Sognava, con agonia, la scena in cui Violet Fernsby l'avrebbe scaricato su due piedi, e magari l'avrebbe subito rimpiazzato con qualcuno migliore di lui, che era certo esistere nella scuola. In realtà, non gli risultava così impossibile essere migliori di ciò che lui stesso fosse.

La ragazza a quel punto si alzò, avvicinandosi sempre di più a lui, fino a raggiungerlo di fronte, a pochi centimetri di distanza. "Dimmelo se vuoi che tutto questo finisca, Draco." sussurrò al suo orecchio, ansimando e facendo percepire a Malfoy il suo alito caldo sul suo collo. "Dimmelo e tutto questo finirà."

Scelte sbagliate || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora