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Era finalmente primavera.

La seconda settimana di aprile portò con sé le vacanze di Pasqua e come sempre, un ingente numero di studenti si accingeva a lasciare la Scozia per far ritorno a casa. Qualcuno sarebbe rimasto, altri avrebbero colto l'occasione di trascorrere una settimana in compagnia dei loro cari dopo oltre tre mesi dalle vacanze natalizie. Ophelia mai come quell'anno, percepì l'arrivo di quel periodo come una boccata d'ossigeno. Il pensiero di lei a Manchester, coccolata tra le braccia di chi l'amava nonostante tutto, era un esaltante espediente da una realtà che non le era mai piaciuta così poco e che mai come allora, sembrava assumere l'aspetto di fantasmi del suo passato in cui mai avrebbe pensato e desiderato di imbattersi nuovamente.

Quegli sguardi. C'erano degli sguardi che Ophelia aveva ben a mente, impressi in via permanente nella sua memoria e che segnarono all'epoca la bambina di appena undici anni che era. Hogwarts al tempo la spaventava perché sapeva che era l'unica realtà in cui non poteva che essere in un solo modo: sé stessa. Non vi sarebbero state scuse, storie frutto della sua fantasia, maschere che avrebbe potuto indossare; la sua vita, la sua verità, era di dominio pubblico, alla portata di chiunque. Il suo cognome, le sue origini, erano impresse nei suoi lineamenti, nei suoi occhi neri, nella sua pelle. Era una sensazione inedita, quella che all'epoca provò quando percorse per la prima volta la navata della Sala Grande, e che percepì ancora e ancora - ogni volta che incappava in una qualsiasi situazione che potesse farla sentire in mostra. Indesiderata, non gradita, irrecuperabile. Si sentì questo fino all'incirca il terzo anno, quando poteva definirsi totalmente sola e senza che vi fosse qualcuno che potesse regalarle un abbraccio o una parola di conforto quando il mondo sembrava continuasse a girare senza di lei. Ma poi, vi fu qualcosa, che sua madre Lilith, quando le fu raccontato da sua figlia, appellò come un provvidenziale "aiuto di un angelo".

I primi due anni ad Hogwarts furono i più difficili anche per la pressante presenza di bulli - ragazze Serpeverde, capeggiate da niente meno che Pansy Parkinson - che amavano tormentarla in ogni modo più fantasioso, dagli schernimenti ai dispetti, rubandole la bacchetta, strappandole le pergamene dei compiti e anche, una volta, colpendola con il Mangia Lumache. E poi, naturalmente, alla lista di gente che traeva particolare divertimento nel farla penare, vi era Draco Malfoy. Non si permise mai di puntarle contro la bacchetta a differenza delle sue compagne, perlomeno - ma gli accesi scontri verbali che sfociavano nel più assoluto squallore, quelli non mancavano mai. Non era solito tenere la sua lingua a freno, Draco, quando si trattava di punzecchiare Ophelia Langdon riguardo suo padre Crater, definito in ogni modo possibile l'essere più ignobile di cui avesse mai sentito parlare. Vi fu una volta, uno dei loro tanti screzi che si consumavano quotidianamente e anche di fronte ad una presenza ben folta di studenti, durante l'ora di Cura delle Creature Magiche, di cui Hagrid ne era l'insegnante; una volta, la prima del terzo anno in cui si accingevano allo studio di quella materia nella Foresta Proibita, uno scontro verbale che avvenne tra i due in una maniera totalmente casuale e che a distanza di anni, i due probabilmente avrebbero anche fatto fatica a ricordare. Malfoy iniziava con gli sfottò quando si annoiava, coinvolgeva anche i suoi compagni di casa, finché Ophelia non perdeva la pazienza e cadeva nella trappola. Quella volta però, la sostanziale differenza vi fu nel fatto che quel corso, per la prima volta, era tenuto assieme anche a parte degli studenti Grifondoro. Non appena udì l'irrefrenabile boccaccia di Malfoy sputare cattiverie sempre più pesanti nei confronti di Ophelia, a Harry Potter venne naturale intervenire ancora una volta, su quella che per lui era la macchia di Hogwarts. Fu così, che i due si conobbero davvero: a seguito di una lezione che culminò con un'ora in punizione dalla McGrannit per tutti e tre. Capita spesso, Ophelia? Sei sempre così... sola? Non devi più temere Malfoy e quegli altri idioti, da oggi ci sono io.

Poteva sentirla ancora perfettamente la sua voce, che le provocava la pelle d'oca al sol ricordo. Il suo primo amico, la sua prima parola di conforto che mai pensava avrebbe ricevuto da qualcuno in quel castello. Harry le spalancò le porte a quello che era il suo concetto personale di casa, lui che una vera casa e una famiglia, non l'aveva mai avuta: anche Hermione e Ron, nell'arco di davvero poco tempo, divennero una presenza fissa nella sua vita. Quello che viveva all'epoca al quinto anno, non era altro che il frutto di un'ondata improvvisa e inaspettata di amore.

Scelte sbagliate || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora