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CIAO A TUTTI QUESTO È IL MIO PRIMO IMMAGINA CON PROTAGONISTA BUCKY BARNES.

ESSENDO LA PRIMA VOLTA CHE SCRIVO UN "IMMAGINA" ACCETTERÒ QUALSIASI CRITICA E CONSIGLIO.

SPERO VI PIACCIA E... BUONA LETTURA!!!

Io sono Y/n Stark e, come avrete capito dal mio cognome, sono la figlia del mitico Tony Stark. Ho 24 anni e da circa 3 anni faccio parte degli Avengers. Mio padre all'inizio non era molto felice che entrassi a far parte della squadra, diceva che era troppo pericoloso. Ma dopo che ho partecipato a qualche missione, si è reso conto che con le mie capacità ero molto utile per la squadra. Ho il potere della telecinesi e quello di controllare la mente delle persone e, grazie agli allenamenti con Natasha Romanoff, me la cavo anche nel combattimento.

< Y/n svegliati abbiamo una missione > urlò mio padre dal corridoio.

Mi rigirai nelle coperte ancora assonnata quando la porta della mia stanza si aprì e mio padre entrò urlando.

< Forza Y/n muoviti, dobbiamo andare >.

< Ho capito. Non serve urlare > gli dissi sbuffando mentre mi alzai dal letto e andai in bagno per lavarmi e vestirmi.

< Ti aspetto di sotto. Partiamo tra 10 minuti > disse mio padre per poi uscire dalla mia camera.

Dopo essermi lavata la faccia e aver indossato la mia tuta, scesi al piano di sotto dove trovai mio padre che mi stava aspettando seduto sul divano.

< Finalmente! Vieni l'aereo è pronto per il decollo > disse dirigendosi verso l'ascensore. Lo seguii ed entrai con lui nell'ascensore spingendo il pulsante che portava al tetto.

< Di che missione si tratta? >.

< Dobbiamo andare alla base dello SHIELD. Non mi hanno detto molto, ma da quello che ho capito è scappato un soldato dell'Hydra che hanno catturato qualche giorno fa e non dobbiamo farlo scappare > disse mio padre uscendo dall'ascensore e dirigendosi verso l'aereo pronto per il decollo.

Seguii mio padre fino all'aereo e mi misi a sedere affianco a Steve.

< Puoi partire > disse Natasha al pilota e subito dopo l'aereo decollò in direzione dello SHIELD. 

Dopo circa 10 minuti l'aereo atterrò. Insieme agli altri, scesi dall'aereo e mi diressi verso le porte dell'edificio. Il tempo di mettere piede dentro lo stabile che qualcuno mi afferrò per il collo e mi fece cadere di faccia sul pavimento freddo. Mi girai e vidi un uomo con dei capelli castani lunghi fino alle spalle e con una maschera che gli copriva gran parte del viso. L'unica cosa che riuscivo a vedere con chiarezza, erano i suoi bellissimi occhi color ghiaccio che mi scrutavano attentamente, sembrava mi stesse studiando. Tutto d'un tratto me lo ritrovai sopra di me che mi teneva le mani bloccate sopra la testa con un suo braccio. Lo guardai più attentamente e vidi che il braccio con il quale mi stava cingendo le mani era fatto di metallo. Fece scorrere l'altra mano lungo i suoi pantaloni, fino ad arrivare ad un taschino laterale dal quale estrasse un coltello. Cercai di divincolarmi dalla sua presa per scappare, ma non ci riuscii. La presa del suo braccio era troppo forte per riuscire a liberarmi, forse perché era fatto di metallo o perché era forte fisicamente o semplicemente entrambe le cose. Fortunatamente, Steve intervenne dandogli un calcio nel fianco riuscendo a togliermelo di dosso. L'uomo si ritrovò steso a terra distante qualche metro da me. Steve si avvicinò a me e mi porse la mano aiutandomi ad alzarmi.

< Stai bene Y/n? > mi domandò e, dal tono della sua voce, riuscii a percepire un filo di preoccupazione.

< Si grazie Steve > risposi massaggiandomi leggermente i polsi, nel punto in cui, fino a tre secondi fa, avevo la mano metallica di quel tipo.

Steve mi rivolse un lieve sorriso per poi girarsi verso l'uomo che si stava rialzando dal pavimento e si portò una mano sul fianco, nel punto in cui Steve gli aveva dato un calcio. L'uomo iniziò a camminare verso me e Steve ma, prima che poté avvicinarsi un altro po', arrivò mio padre che lo colpì e lo fece cadere. Il coltello che aveva in mano cadde a terra e gli diedi un calcio per allontanarlo da lui in modo che non riuscisse a riprenderlo. L'uomo si rialzò e si diresse nuovamente verso me e Steve, come se non si fosse accorto che mio padre lo aveva appena colpito. Così decisi di usare i miei poteri contro di lui. Mi posizionai davanti a Steve, allungai le braccia verso l'uomo che si stava avvicinando sempre di più a noi due e, prendendo tutta la forza che avevo, lo scaraventai contro la parete dell'edificio. L'uomo sbatté con forza la testa contro il muro e cadde a terra privo di sensi. 

< Bel lavoro Y/n > disse mio padre avvicinandosi a me e mise una mano sulla mia spalla.

Io, Steve e mio padre ci avvicinammo all'uomo e, con molta cautela, mi abbassai verso di lui per togliergli la maschera e vedere chi fosse. 

< Bucky? > esclamò Steve sorpreso.

< Lo conosci? > gli domandò mio padre.

< Si era... è il mio migliore amico. Credevo fosse morto >.

< Invece è vivo ed è molto pericoloso > dissi per poi controllare che quel "Bucky" non avesse altre armi con lui.

< Dov'è Nat? > chiese Steve.

< È andata a controllare l'edificio. Ora portiamo questo Bucky all'Avengers Tower >. 

Mio padre e Steve si avvicinarono a Bucky e lo alzarono con forza per portarlo all'aereo. Ci mettemmo a sedere nel velivolo ed iniziai a legare il ragazzo al sedile, giusto per precauzione. Nessuno mi dava la certezza che non si sarebbe svegliato per tutto il tragitto verso la torre.

< Y/n che stai facendo? È svenuto non serve che lo leghi > mi disse Steve.

< Può sempre risvegliarsi > gli risposi mentre finii di legare Bucky e mi sedetti sul sedile di fronte a lui per controllarlo.

Qualche minuto dopo Natasha tornò all'aereo e partimmo per tornare all'Avengers Tower. Arrivati a destinazione mio padre, Steve e Natasha si allontanarono con Bucky, ancora privo di sensi, mentre io mi diressi verso la mia staza per farmi una doccia.

IMMAGINA BUCKY BARNESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora