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5 anni dopo

Ero in cucina a preparare la cena per me e James mentre lui era nella sua cameretta a giocare.

< James, la cena è pronta > urlai dalla cucina. Passò qualche minuto, ma ancora non era arrivato così camminai fino al corridoio per richiamarlo ed inciampai con un suo giocattolo. < James! Quante volte ti ho detto di non lasciare i tuoi giochi in giro per casa > dissi raccogliendolo < La cena è pronta vieni >. 

Subito dopo, James apparve dal corridoio correndo ed andò subito a sedersi a tavola. 

Ormai aveva quasi 5 anni, mancavano pochi mesi al suo quinto compleanno, ed ogni giorno che passava assomigliava sempre di più a Bucky. Aveva gli stessi occhi color ghiaccio e gli stessi capelli castani del padre. In questi anni erano cambiate molte cose. Quando James fece un anno, ci trasferimmo in una casa tutta nostra in periferia, lontana dalla vita frenetica della città. Era una villetta con 3 camere da letto, due bagni, una grande cucina aperta sul salotto ed un grande giardino. Anche Steve se ne andò dall'Avengers Tower, andando a vivere a Brooklyn. Invece mio padre, insieme agli Avengers rimasti, cioè Natasha, Bruce, Thor e Rhodey, si trasferì nella nuova base degli Avengers, anch'essa lontana dalla città. Negli ultimi 5 anni, nonostante mio padre le avesse provate tutte, non era riuscito a trovare un modo per far tornare Bucky e coloro che erano spariti allo schiocco di dita di Thanos. Ci aveva quasi rinunciato, poi un giorno alla base, si presentò un uomo che sosteneva di essere tornato dal regno quantico e che, attraverso questo regno, si potesse viaggiare nel tempo. Così mio padre e gli altri iniziarono a lavorare ad un modo per tornare indietro e recuperare le gemme dell'infinito.

Ancora non avevano trovato una soluzione ma ci erano molto vicini. Infatti, nell'ultimo periodo, mio padre era sempre impegnato a lavorare e non si sarebbe fermato finché non sarebbe riuscito nel suo intento. Ogni tanto andavo alla base per aiutarlo nel lavoro, ma lui preferiva stare da solo e voleva che passassi il mio tempo insieme a James.

Questa mattina avevo lasciato James da mio padre perché dovevo andare a fare dei giri e la babysitter non poteva venire, così lo portai alla base. Nel pomeriggio lo andai a riprendere e quando tornammo a casa era tardi e mi misi subito a preparare la cena. 

< Ti sei lavato le mani? > chiesi poggiando il giocattolo sul tavolinetto davanti al divano.

< Si > rispose con la sua vocina.

< Sicuro? > chiesi andando vicino a lui. James mi stava guardando con una faccia colpevole ed intuii che mi aveva detto una bugia, era un pessimo bugiardo < Forza vai a lavarti le mani > dissi sorridendogli < E porta a posto quel gioco >.

James prese il giocattolo ed andò a fare ciò che gli avevo detto mentre io finii di apparecchiare. Aprii il frigo per prendere l'acqua e, in quel momento, qualcuno suonò alla porta facendomi sobbalzare per lo spavento. Non aspettavo nessuno ed erano le nove di sera, chi mai poteva essere. Mi avvicinai alla porta e guardai dallo spioncino per vedere chi fosse e vidi che era Steve. 

< Steve > dissi una volta aperta la porta < Che ci fai qui? Vieni entra >. Steve entrò in casa ed io chiusi la porta alle nostre spalle.

< Scusami se non ti ho avvisato ma ero di strada e, visto che non ci vediamo da un po', ho deciso di fermarmi per salutarvi e dov'è... >.

< Zio Steve > urlò James interrompendo Steve e gli corse incontro.

< Ehi campione > disse Steve prendendolo in braccio.

< Steve noi stavamo per fare cena, vuoi rimanere? >.

< Oh no tranqui... > iniziò a dire Steve ma fu interrotto da James che urlò di si.

IMMAGINA BUCKY BARNESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora