IMMAGINA BUCKY BARNES

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Una volta arrivata in camera, mi tolsi la tuta, rimanendo solo in biancheria, ed entrai in bagno. Aprii l'acqua della doccia per farla arrivare calda, e nell'attesa, mi tolsi gli ultimi indumenti che avevo addosso, per poi entrare in doccia quando l'acqua fu calda il giusto. Rimasi parecchio tempo sotto l'acqua che scorreva lungo tutto il mio corpo, godendomi quella sensazione di pace e tranquillità. Nel mentre non riuscivo a smettere di pensare a quell'uomo con cui avevo combattuto qualche momento prima. Nonostante mi aveva messo a tappeto e stava quasi per ferirmi, aveva un non so che di intrigante. Mentre continuavo a pensare a Bucky, qualcuno entrò nella mia stanza interrompendo i miei pensieri. Sentii bussare alla porta del bagno e riconobbi immediatamente chi era dalla voce. Era mio padre.

< Y/n ho convocato una riunione, ora > disse mio padre con tono autoritario.

< Va bene papà, arrivo subito > risposi uscendo dalla doccia e mettendomi l'accappatoio. Ormai conoscevo molto ma molto bene mio padre e quando usava quel tono così serio ed autoritario, significava che c'era qualcosa di molto importante sulla quale discutere.

Uscii dal bagno ed aprii l'armadio. Presi un paio di pantaloni da tuta grigi ed un top nero. Visto che dovevo scendere subito di sotto per la riunione non mi asciugai i capelli, li lasciai bagnati ma li raccolsi con un mollettone per non avere la sensazione di bagnato sulla schiena e sulle spalle. Scesi di sotto e trovai mio padre, insieme agli altri Avengers, seduti al tavolo che stavano parlando. Mi misi a sedere nell'unico posto libero affianco a Natasha e prestai attenzione.

< Che succede? > chiesi a mio padre.

< Succede che l'amico di Steve, Bucky, è un assassino programmato e controllato dall'Hydra ed è molto pericoloso. Dobbiamo portarlo di nuovo allo SHIELD, loro sapranno cosa fare con lui. Però capitan ghiacciolo qui non vuole > rispose mio padre spiegandomi la situazione con tono frustrato. Non amava essere contraddetto.

< Tony lo SHIELD non lo potrà aiutare, io si invece > disse Steve.

< E come? > gli chiese Sam.

< Non lo so ancora, ma troverò un modo > rispose alzandosi dalla sedia < Ora vado da lui... vedo se si è ripreso > disse Steve andando verso l'ascensore.

< Steve aspettami, vengo anch'io > dissi dirigendomi verso l'ascensore mentre lui bloccò le porte che si stavano chiudendo. Entrai e, quando le porte si furono chiuse, mi voltai verso di lui e gli chiesi < Lo puoi aiutare veramente? >.

< Non lo so, ma voglio provarci >.

Le porte dell'ascensore si aprirono ed entrammo in una stanza buia e fredda. Probabilmente eravamo nel seminterrato dell'Avengers Tower e ne ebbi la conferma quando Steve accese l'unica luce proveniente da una lampada su un tavolino malridotto. Vidi l'uomo che avevo scaraventato precedentemente contro il muro, seduto su una sedia. Il suo braccio fatto di metallo era bloccato all'interno di uno starno macchinario, perciò non poteva scappare. Fortunatamente, il ragazzo era vivo e stava guardando molto attentamente me e Steve. Si creò un silenzio che fu interrotto da Steve che domandò a Bucky < Sai chi sono io? >.

< Si > rispose guardandolo. Passò qualche minuto e aggiunse < Non sono più sotto il controllo dell'Hydra >.

< Davvero? Allora perché hai tentato di ucciderci prima? > gli domandai.

< Y/n > mi sussurrò Steve come per dirmi "non è il momento". Alzai gli occhi al cielo e sbuffai leggermente.

< Io non volevo uccidere nessuno. È passato un anno da quando sono scappato dall'Hydra, non sono più sotto il loro controllo, ve lo giuro >.

< Allora cos'è successo prima? > gli chiese Steve.

< I vostri agenti mi hanno catturato circa una settimana fa e mi hanno tenuto nella  loro base per scoprire cosa sapevo sull'Hydra. Oggi era venuto un uomo per farmi le solite domande però non è andata così. Ha iniziato a leggere delle parole in russo ed ha attivato il soldato d'inverno che è in me > Bucky si fermò e guardò Steve.