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2020
Tornare a scuola, quel giorno, mi era parso più semplice.
La gente continua a guardarmi, a ridere del mio cognome, a prendermi in giro, ma a me non importa più.
Leggere quel libro mi ha fatto capire molte cose, cose che sui libri di storia non si trovano. Due anni della vita di un mio antenato sono stati riassunti in una semplice frase, in un modo di dire.
Neanche la professoressa ha provato a scoprire cosa si cela davvero dietro quel detto, dietro alla decisione presa dal mio antenato. Per questo non mi aspetto certo che i miei compagni lo facciano. A loro bastano quei pochi righi sul libro di testo per pensare di conoscere la storia e, per un attimo, ho fatto lo stesso errore.
Sono felice che mio padre mi abbia mostrato come ci sia sempre di più dietro le cose, come sia impossibile riassumere intere vite in poche frasi, come sia semplice interpretare male gli eventi, far passare alla storia solo ciò che ci fa comodo ricordare. Grazie a quel libro ho capito davvero ciò che si nasconde dietro al mio cognome, ho potuto imparare qualcosa in più sulle mie origini, su tutto ciò che mi ha portato ad essere qui adesso.
-"Allora sfigato, hai perso qualcosa anche oggi?"-
Ancora i miei compagni si divertono così, a farmi sentire inferiore. Provano in tutti i modi a farmi odiare il mio cognome, la mia storia.
Usano quel verbo, perdere, come se possedesse soltanto un'accezione negativa. Lo usano per ferirmi, per ricordarmi che, se il mio antenato avesse preso una decisione diversa, forse adesso avrei potuto avere una vita differente.
La cosa che, però, non riescono a capire è che differente non significhi per forza migliore. Proprio non ci arrivano a capire che sì, i Jeon hanno perso tanto ma che da questa perdita hanno guadagnato altrettante cose belle.
Forse, se tutti fossero a conoscenza della verità, di ciò che ha spinto il mio antenato ad abbandonare il suo posto al tavolo delle decisioni, allora il detto "perdere la sedia d'argento" assumerebbe tutto un altro significato. Perché i motivi dietro quella rinuncia non sono affatto inutili, insulsi, insufficienti.
Perdere la sedia d'argento.. sì, i Jeon l'hanno persa consapevolmente ma, altrettanto consapevolmente, hanno scelto la famiglia, l'amore e di mantenere una promessa. Argento, oro, non importa il materiale perché non ha senso sedersi su nessuna sedia se intorno allo stesso tavolo non ci sono le persone che ami. E il mio antenato non si sarebbe mai seduto su una sedia sapendo che suo nipote, l'unico ricordo che aveva di sua sorella, era seduto al tavolo con un'altra famiglia.
Ho raccontato tutta la storia anche ai miei due amici, non perché voglia convincerli a non prendermi in giro, so che non lo farebbero comunque. Ho deciso di raccontare tutto questo a loro perché volevo condividere la mia felicità nello scoprire qualcosa di più sui miei antenati.
Sono rimasti ad ascoltarmi senza interrompermi, senza giudicare, e dopo mi hanno addirittura chiesto se potessero leggere anche loro quel libro. Forse non si aspettavano che i Jeon fossero stati contenti di aver rinunciato ad un incarico così importante, che l'avessero fatto per la famiglia.
Per questo io, Jeon Jisuk, non mi vergogno più del mio cognome ma anzi, ne vado addirittura fiero. Passo nei corridoi e mi lascio scivolare addosso tutte le battutine da immaturi che i miei compagni di scuola continuano a fare, nonostante, tra tutti, sia io il più piccolo.
Quel giorno sono tornato a casa e, per la prima volta dopo tanto tempo, non ho pianto perché leggere quella storia mi ha insegnato a non permettere agli altri di giudicare le mie azioni, le mie decisioni. Mi ha fatto capire che esistono cose più importanti del potere e dell'essere amati da tutti, che ci sono cose che vale la pena perdere e, altre, per cui vale la pena lottare.
Mi ha insegnato ad avere il coraggio di prendere decisioni importanti, andando contro ciò che all'apparenza sembra giusto o contro quella che, sempre all'apparenza, sembra la decisione più sicura. Mi ha fatto capire che devo inseguire la felicità e che la mia potrebbe trovarsi in ciò che per gli altri rappresenta una perdita.
Ma la mia gioia è mia, mia e di nessun altro, e non ho perso niente se ciò che ne ho guadagnato è quello che mi permetterà di essere felice per sempre.
Fine.
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Ringraziamenti:Non ci credo di aver finalmente terminato questa storia. Lo so che il capitolo scorso e questo epilogo non aggiungono niente ma mi servivano per chiudere la storia. Spero che vi sia comunque piaciuta e che vi abbia tenuto un po' di compagnia.
Non so neanche come ringraziarvi per tutto il supporto che mi avete dato. Non nego che ho più volte pensato di mollare, cancellare la storia e non continuarla. Spero comunque di essere riuscita a portare qualcosa di decente e che vi abbia un minimo intrattenuto.
Grazie se siete arrivati fino qua, se avete dato una possibilità a questa storia. Grazie a chi ha letto, a chi ha commentato, a chi ha votato. Grazie a tutti voi, davvero.
Se avrete voglia di continuare a leggere qualcosa di mio, vi avviso che (dopo essermi presa una pausa per fare gli esami) continuerò la storia che ho in corso. Vi lascio la trama e sono già presenti 15 capitoli abbastanza lunghi, quindi se volete potete già iniziare a darle un'occhiata. [AGGIORNAMENTO: la storia è completata]
Se volete seguirmi su twitter sono taekookbak
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Grazie ancora a tutti, mi mancherà non aggiornare più questa storia.Vi adoro!
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Silver Chair ~ [Taekook]
Fanfiction[COMPLETATA] Essere un nobile e il consigliere del Re è sempre stato semplice, soprattutto quando la sedia d'argento è tua per diritto di discendenza. A volte, però, la vita ha altri piani per noi e siamo costretti a rinunciare al futuro che pensav...