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Stanco e con l'umore a terra, Jungkook rientrò a palazzo. Nonostante fosse l'ora di cena, preferì non mangiare e si diresse nella sua camera per farsi un bagno caldo.
Si tolse le vesti da combattimento e si lasciò sprofondare nella vasca piena d'acqua ed essenze. Era una coccola che si concedeva molto spesso per riuscire a rilassare i muscoli e a mandar via la fatica.
Quell'odore intenso emanato dalle varie essenze che aggiungeva all'acqua lo rilassava ed era proprio ciò di cui aveva bisogno dopo un allenamento ed un rifiuto. Si lasciò sommergere da quel bagno caldo e profumato fino a quando la temperatura dell'acqua non iniziò a scendere.
Si asciugò e si mise le vesti da notte pronto a coricarsi, esausto dopo la giornata appena passata. Di solito non si sarebbe lasciato abbattere così facilmente ma, ultimamente, sembrava che niente andasse secondo i suoi piani e che fosse inseguito da un destino da cui non riusciva a scappare.
-"Jungkook? Sei in camera?"- Sentì la sorella bussare alla porta.
-"Jein sto dormendo."- Tentò di liberarsene il ragazzo.
-"Non hai cenato, c'è qualcosa che non va?"- Chiese lei ignorando le parole del fratello.
Jungkook sbuffò capendo che non sarebbe riuscito a liberarsene senza prima rispondere a tutte le sue domande. Sua sorella sapeva essere insistente quando voleva. Aprì quindi la porta della sua stanza e la fece entrare.
-"Non ho fame, tutto qui."- Disse lui tornando a sedersi sul letto.
-"Ok, come vuoi."- Chiuse il discorso Jein. -"Sono qui per darti la notizia che mi hanno comunicato stasera a cena i nostri genitori."- Continuò con entusiasmo lei. Si poteva percepire la sua felicità anche solo dal tono che usò per rivolgersi al fratello.
-"Sentiamo!"- La incoraggiò a parlare Jungkook incuriosito dal motivo che rendeva così contenta la sorella.
-"Tra una settimana mi sposo!"- Esclamò Jein battendo le mani dalla felicità. Era già da un po' che tutta la famiglia Jeon sapeva che la più piccola si sarebbe sposata dato che erano stati proprio i genitori a combinare il matrimonio, ma nessuno, fino ad oggi almeno, sapeva quando tutto questo sarebbe successo.
Alla fine, la piccola Jein aveva solamente diciotto anni e tanto tempo davanti prima di diventare moglie e madre ma, a quanto pare, lei non vedeva l'ora.
-"E ne sei felice? Davvero sposare un uomo che ti hanno imposto i nostri genitori è quello che vuoi?"- Chiese sorpreso Jungkook.
-"Ma non è un uomo qualsiasi, è un Kim e lo sai anche te che sono famosi per la loro intelligenza. Poi Kook l'ho visto ed è bellissimo."- Gli spiegò lei con gli occhi che brillavano. Doveva esser stato proprio un colpo di fulmine.
-"Beh, allora sono contento per te."- Ammise Jungkook ritrovandosi pochi secondi dopo stretto nell'abbraccio che sua sorella non aveva resistito a dargli.
-"Grazie fratellone! Nostro padre mi ha anche riferito ciò che vi siete detti stamani. So che ti ha concesso un anno di tempo per trovare moglie. Ti potrei presentare delle mie amiche, lo sai che molte di loro hanno una cotta per te da anni ormai."- Gli propose lei pensando di fargli un piacere.
Quelle parole, invece, avevano scatenato l'effetto contrario. Più che un piacere gli sembrò una tortura. Perché tutti sembravano non voler altro da lui se non che si sposasse?
-"Adesso ti ci metti anche tu?"- Urlò contro la sorella. –"Pensavo che almeno tu avessi compreso il fatto che non sono interessato in alcun modo al genere femminile, tantomeno alle tue amichette pettegole!"- Continuò.
-"Kook, io ti voglio bene ma non puoi pensare di sposarti con un uomo, il Re non te lo permetterebbe. In più come pensi di avere eredi senza una moglie da mettere incinta?"- Cercò di farlo ragionare Jein.
-"Non ho mai detto di volere figli infatti!"- Replicò lui.
-"Non importa se li vuoi, dovrai averne. Sei l'unico che può portare avanti il nome dei Jeon. I miei figli avranno il nome di mio marito, lo sai."-
Purtroppo la sorella aveva ragione perché, se Jungkook non avesse fatto un figlio, il loro cognome sarebbe andato perso. Ma soprattutto, chi avrebbe preso il loro posto sulla sedia d'argento?
Nonostante tutto non riusciva ancora ad accettare quello che sarebbe inevitabilmente stato il suo futuro.
-"Dovete smetterla di ricordarmelo. Lo so, ok? Questo non significa che fingerò che tutto ciò mi vada bene e che io sia felice."- Si alterò Jungkook. Purtroppo tutte le volte che aveva conversazioni su quell'argomento finiva per arrabbiarsi.
In realtà scaldarsi con poco era parte del suo carattere. Era davvero facile farlo irritare anche perché era un tipo particolare, con le proprie idee e convinzioni, era un ragazzo che si distingueva dalla massa, avanti con i tempi. Probabilmente era nato nel periodo storico sbagliato o nella famiglia sbagliata. Fatto sta che quella vita gli stava stretta e le catene alle caviglie incominciavano a fargli male. Non avrebbe resistito a lungo fingendo di essere il nobile perfetto destinato a diventare il consigliere del Re che tutti si aspettavano.
Fece uscire poco educatamente sua sorella dalla sua stanza e si distese sul letto deciso a perdersi nel mondo dei sogni per sfuggire per qualche ora alla realtà, alla vita che gli stava andando incontro e alla quale non poteva sottrarsi.
Chiuse gli occhi e cercò di liberare la mente. Il silenzio regnava in quella casa troppo grande per sole quattro persone. Cambiò più volte posizione per cercare quella più comoda ma, parecchie ore dopo, era ancora al punto di partenza. Aveva dormito si e no due ore passando il tempo restante ad imporsi di riaddormentarsi, ovviamente non riuscendoci.
Appena sentì i primi uccellini cantare, capì che si era fatta mattina. Il sole stava sorgendo in quel momento e con lui decise di alzarsi anche Jungkook. Aveva capito che restare a letto sarebbe stato inutile e che ormai non sarebbe più riuscito a prendere sonno.
Scese in cucina dove i cuochi erano già a lavoro e avevano sfornato parecchie delizie. Prese un sacco e ci buttò quanto più cibo riuscisse a farci entrare, prese un'ultima pagnotta e, addentandola, se ne tornò nella sua stanza.
Si cambiò d'abito velocemente per indossare qualcosa di comodo ma adatto alle cavalcate. Prese un pezzo di carta e lasciò una lettera alla sorella avvisandola che sarebbe stato via per un po' ma che sarebbe tornato presto. Si mise il sacco con il cibo in spalla e uscì diretto alle stalle per sellare il suo cavallo nero che lo avrebbe accompagnato in questo suo viaggio.
Aveva deciso di andarsene, allontanarsi per un po' da tutto ciò che in quel momento odiava. Non aveva una meta, voleva solo stare via per due o tre giorni così da schiarirsi le idee e ritrovare la tranquillità. Sarebbe tornato in tempo per il matrimonio della sorella, non se lo sarebbe perso per nessun motivo al mondo.
Nonostante in quel periodo potesse non sembrare, lui adorava la sua famiglia e sapeva che tutto ciò che gli dicevano fosse per il suo bene e per il bene della loro casata.
Era un nobile e come tale aveva delle priorità e dei doveri, non sempre piacevoli, a cui non poteva sottrarsi.
Poteva, però, rimandarli di qualche giorno. Per questo, appena il cavallo fu pronto, salì in sella e partì al galoppo.
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Spazio autrice:
Indovinate chi si era ripromessa di non pubblicare un capitolo al giorno così da dare tempo a tutti per leggere la storia e invece sta facendo il contrario? Esatto proprio io.Però non resisto, sono curiosa di sapere le vostre opinioni e poi questo è davvero un capitolo di passaggio, dal prossimo in poi succederanno cose...
Vi giuro che è una Taekook e che Taehyung salterà fuori prima o poi, non me lo sono dimenticata! 😅 Siamo solo al terzo capitolo, un po' di pazienza. Poi se avete letto la mia storia precedente sapete benissimo quanto mi piaccia allungare il brodo, proprio per questo non ho la minima idea di quanto potrà diventare lunga questa storia. Spero solo di non farla diventare noiosa ma ancora non è successo niente, il bello deve ancora arrivare!
Vi adorooo!
❤️❤️
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Silver Chair ~ [Taekook]
Fanfiction[COMPLETATA] Essere un nobile e il consigliere del Re è sempre stato semplice, soprattutto quando la sedia d'argento è tua per diritto di discendenza. A volte, però, la vita ha altri piani per noi e siamo costretti a rinunciare al futuro che pensav...