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La testa di Yoongi era sovraffollata di pensieri. Negli ultimi giorni, le riunioni improvvise si erano moltiplicate ed il Re stava iniziando a non riuscire più a fingere di non aver paura. Gli sembrava di star rivivendo lo scenario di molti mesi prima, quando aveva dovuto affrontare un giovane e folle Re che minacciava il suo Regno. Ma questa volta non c'erano guerre da combattere, se non quella contro la morte.
Proprio come allora, decise di tenere tutto segreto, almeno finché il problema non fosse diventato troppo grande per essere gestito. Per il momento solo lui, sua moglie e i tre Consiglieri sapevano la verità.
Ma quella non era l'unica cosa a riempire la mente del Re. Era ormai qualche giorno che non riusciva a smettere di pensare a ciò che era successo con Jimin. Non lo vedeva da allora ma era sicuro che, prima o poi, il Principe si sarebbe fatto rivedere e Yoongi non era pronto.
Quasi non si riconosceva più. Lui, che era un ragazzo che non agiva mai d'impulso e che ragionava mille volte prima di fare una cosa, si era lasciato andare in quel momento e aveva perso ogni freno, proprio come succedeva ogni volta che aveva a che fare con Jimin.
E aveva ragione il Principe a dire che, in quel modo, i suoi problemi sarebbero spariti per un po' perché, in quell'istante, non era riuscito a pensare ad altro se non alle mani del minore che accarezzavano il suo petto nudo. Piccole, morbile, delicate ma allo stesso tempo così potenti. Quelle mani che si muovevano senza timore sulla sua pelle, accesero in lui un desiderio nuovo.
Nessuno aveva il coraggio di Jimin, nessuno l'aveva mai trattato come un suo pari, neanche sua moglie. Lui era il Re e lo restava qualunque cosa facesse, con chiunque fosse. Tranne che con Jimin. Con lui poteva essere se stesso, disfarsi delle sue vesti da sovrano ed indossare quelle da ventisettenne pronto a godersi la propria vita.
E per quanto amasse quella sensazione, nella sua testa c'era sempre una vocina che gli ordinava di smetterla, di indossare nuovamente la corona e comportarsi da Re quale era.
Fu esattamente quando Jimin iniziò a lasciargli piccoli baci sul collo che quella voce dentro di lui si fece sentire.
-"Fermati!"- Gli ordinò Yoongi. –"Io... non voglio tutto questo."- Aggiunse.
-"Forse questo è quello che ti dice la tua testa, Yoongi. Il tuo corpo, però, dice altro."- Rispose il Principe facendogli notare come le sue mani si fossero istintivamente posate sui fianchi di Jimin e li stessero stringendo per avvicinarlo a sé.
Appena il Re lo notò, cercò di spostarle ma il minore non glielo permise perché ci poggiò sopra le sue.
-"Io non posso. Ho una moglie."- Tentò nuovamente Yoongi ma fu solamente ignorato dall'altro.
-"È forse sbagliato essere se stessi?"- Gli domandò il Principe, confondendo il maggiore.
-"Questo non sono io."- Mentì, facendo ridacchiare l'altro.
Jimin si staccò improvvisamente da lui, lo fece voltare verso il letto e posizionò le sue mani sulle spalle dell'altro. Avanzò fino a quando il suo petto non fu a contatto con la schiena del Re e, solo allora, parlò.
-"Ogni giorno, fuori di qui, siamo il Principe Park e Re Min, fingiamo di essere chi dovremmo essere, rinchiudendo chi siamo realmente dentro di noi. Ma, tra queste quattro mura, siamo solamente Jimin e Yoongi. Quando siamo soli non dobbiamo fingere."- Disse mentre faceva scorrere le mani dalle spalle del maggiore lungo tutte le braccia, fermandosi ai polsi per poi risalire su.
-"E chi ti dice che io non finga di essere chi non sono anche quando sono con te?"- Gli domandò Yoongi.
-"Perché non ti ho mai dato motivo di farlo. Non ti ho mai trattato da Re, ti ho sempre provocato in modo da far uscire il vero te."- Rispose il minore.
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Silver Chair ~ [Taekook]
Fanfic[COMPLETATA] Essere un nobile e il consigliere del Re è sempre stato semplice, soprattutto quando la sedia d'argento è tua per diritto di discendenza. A volte, però, la vita ha altri piani per noi e siamo costretti a rinunciare al futuro che pensav...