Mi copro pigramente la testa con il cuscino, con la faccia schiacciata contro di esso mormoro qualche imprecazione. Un risveglio proprio da signorina, commenterebbe mia mamma, ma fortunatamente non è qui ad ascoltare. La luce del sole che entra dalla finestra, mi ha appena svegliato, se solo mamma invece di quelle stupide tende avesse comprato delle diavolo di persiane, ora sarei ancora nel bellissimo mondo dei sogni. Mi obbligo a mettermi a sedere, mi stropiccio gli occhi e sbadiglio stiracchiandomi, la mia schiena scricchiola come se avessi 90 anni invece che 18.
Mi passo una mano tra i capelli pieni di nodi, a quanto pare questa notte ho fatto a pugni con un orso mentre dormivo.
Quando, finalmente, decido di aprire gli occhi, la prima cosa che vedo è l'outfit appeso ad un'anta dell'armadio, a quanto pare mamma ha deciso per me cosa farmi indossare l'ultimo giorno di scuola. Top bianco con due spalline molto fine e gonna a vita alta color rosa pallido, sembra che sia stato un unicorno a vomitarlo. Davvero crede che indosserò quelle cose? Ma conosce sua figlia? Santo cielo. Decisamente non è il mio stile e decisamente non li indosserò mai. Sarebbe come vedere un elefante gigante in un negozio di cristallo minuscolo. E non scherzo. Potrebbe essere un potenziale disastro nucleare.
Scuoto la testa, non vedo l'ora di andarmene da qui per i prossimi 3 mesi, al pensiero sorrido senza rendermene conto, solo altre 5 ore e posso tornare a casa. Lasciando questa stupida fredda abitazione da qui abito la maggior parte dell'anno, da quando mamma e papà si sono separati. Quel giorno io ho dovuto seguire mamma qui, mentre papà e Ryan sono rimasti nella mia vecchia casa. Posso vederli solamente in estate e durante le varie vacanze, che ci sono durante l'anno, ma sono i periodi che mi piacciono di più in assoluto.
Apro l'armadio e cerco qualcosa da indossare, sono rimaste poche cose davvero mie, tutti i miei vestiti sono nella valigia, che ho finito di preparare ieri sera tardi. Perché come sempre la sottoscritta si prende sempre all'ultimo.
Gli ultimi vestiti rimasti nell'armadio o sono cose che non ci stavano in valigia, e ho deciso di non portare, oppure cose che mi ha preso mamma e che io non indosserò mai.
Prendo un paio di pantaloni cargo verde militari, una maglietta a maniche corte leggermente larga che mi arriva all'ombelico, con un piccolo logo sul davanti e come tocco finale le mie adorate nike bianche. Mi guardo allo specchio decisamente meglio. Questa sono io.
I miei capelli castani, molto simili alle foglie in autunno, mi arrivano quasi a metà schiena, dovrei andare a tagliarli soprattutto ora che arriva l'estate e la voglia di asciugarli è pari a meno di zero. Con una passata di spazzola cerco di metterli in ordine, fallendo miseramente, ma mi accontento di non assomigliare più a un Mammut, è una vittoria per me. Mi trucco leggermente gli occhi azzurro verdi che brillano, ancora mezzi assonnati, ma che grazie al mascara diventano quasi più accesi e grandi.
Non mi prendo nemmeno la briga di raccogliere lo zaino, è l'ultimo giorno di scuola, nessuno porta nulla. Ieri ho svuotato il mio armadietto, ormai a scuola ho lasciato solo pochissime cose. Infilo il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni e scendo in cucina. Dove, a quanto pare, tutti stanno facendo colazione.
Appena la mia cara sorellastra mi vede fa un ghigno schifato, studiandomi da testa ai piedi. Io ricambio con un sarcastico sorriso e un dito medio. Lei scuote i boccoli biondo cenere e torna a fare colazione come se nulla fosse. Indossa un prendi sole con piccoli fiorellini rosa sparsi ovunque, un vestito che io non indosserei mai. Mia mamma alza gli occhi azzurro ghiaccio dallo schermo del cellulare e mi guarda, anche lei, parecchio schifata. Sicuramente avrebbe voluto che indossassi i vestiti che lei mi aveva preparato, studiando l'outfit nei minimi dettagli, tralasciando però un particolare fondamentale: sua figlia non li avrebbe mai indossati.
«Amalia cara, ma come ti sei vestita?» mi chiede giungendo la mani in grembo smettendo di fissare lo schermo
«perché? Che c'è che non va?» chiedo fingendomi innocente, come se non avessi visto l'outfit che aveva preparato per me. Mi avvicino al frigo per prendermi un succo d'arancia, stappo la bottiglia di vetro e ne bevo un sorso. Finalmente in questa casa ho portato un po' di buon senso, e abbiamo iniziato a limitare la plastica. Non ne potevo più di vedere solo bottigliette di plastica in giro. Ditemi quello che volete ma ci tengo all'ambiente, e nel mio piccolo voglio aiutare.
«è di puro cattivo gusto, ecco cosa c'è che non va» dice con tono aspro la mia cara sorellastra, io le rivolgo uno sorriso sarcastico
«tu per me sei di cattivo gusto» le dico sbattendo le ciglia con fare apparentemente dolce, lei mi lancia uno sguardo omicida
«PAPÀ!» esclama Violet, la mia sorellastra. Mi porto una mano all'orecchio chiudendo gli occhi, non sopporto i suoi acuti durante tutta la giornata, ancora meno quelli di mattina. Quella ragazza finirà con il rompermi un timpano prima o poi.
«Victoria dì a tua figlia di non trattare la mia Violet così» dice il marito di mia madre dietro ad un giornale, senza nemmeno distogliere lo sguardo da esso. Come se la lettura di quel articolo fosse di estrema importanza per la sopravvivenza del genere umano. Io alzo gli occhi al cielo esasperata. Ogni giorno mi chiedo com'è possibile che davvero riesca a vivere in questa casa, per la maggior parte dell'anno.
«Amalia! Non trattare così tua sorella!» alza la voce mia madre guardandomi con gli occhi coperti di trucco, io alzo gli occhi al cielo
«io non ho una sorella. Ah e per la cronaca potresti dirmelo anche tu» dico prima riferendomi a mia madre, e dopo di che guardando quello che dovrebbe essere il mio patrigno. Che alzo gli occhi dal giornale, mi guarda e torna a leggere come se nulla fosse. Io prendo un sorso di succo d'arancia, vedo gli occhi di mia madre lampeggiare
«Amalia Wayland Lail smettila di essere così sfacciata» mi urla mia madre, io sospiro esasperata, la cosa che mi stupisce di più è il fatto che mi ha abbia chiamato anche con il cognome di mio padre. Faccio per uscire dalla stanza, ma mi volto e incontro gli occhi di mia madre «non torno a casa oggi, vado direttamente da papà, ci si vede a settembre» dico facendo il saluto militare con due dita mentre sorrido.
Salgo in camera a prendere le valigie e le borse, con tutto il necessario per i prossimi 3 mesi, e le carico in macchina. Quando tutto è apposto, dopo aver controllato di non aver dimenticato nulla di essenziale e di aver spento qualsiasi spina possibile, così da non rischiare di mandare a fuoco la casa, chiudo la mia stanza e infilo la chiave nella tasca. Meglio prevenire che curare. E poi l'unica che può entrare è Melania, la donna delle pulizie, alla quale ho chiesto di non lasciarla aperta. Non voglio che nessuno entri in camera mia, quando io non ci sono, eccetto Melania. È l'unico posto, in quella casa, in cui ho ancora tutto il controllo.
Salgo in macchina e accendo la radio, bene ora la giornata può finalmente cominciare. Picchietto le dita a ritmo sul volante mentre scuoto la testa. Mi avvio come ogni mattina verso la casa di Emily, l'unica persona con cui davvero vado d'accordo qui. Fermo la macchina davanti a casa sua, la mia amica esce mentre urla contro sua madre, i suoi capelli biondi sono sciolti e le accarezzano le spalle, quando si volta a guardarmi noto che i suoi occhi color nocciola stanno fulminando sua madre. Vorrebbe insultala in 19 lingue diverse ma si trattiene, altrimenti sa che ne pagherà le conseguenze. Sento un pezzo di conversazione «No mamma, non mi metto quel vestito scordatelo, ho 18 anni ho il diritto di scegliere come vestirmi» e si avvia verso la macchina, mentre sua mamma continua a dirle di tornare qui, senza urlare troppo per non farsi sentire dai vicini. Tipico dei ricchi, l'unica cosa importante è tenere una bella apparenza, il resto passa tutto in secondo luogo. Se la signora Rowe si mettesse ad urlare, potrebbe diventare argomento principale dei pettegolezzi del prossimo mese. O almeno finché non si scopre uno scandalo maggiore. A tutti i ricevimenti a cui ho partecipato non si fa altro che giudicare continuamente le altre persone, senza nemmeno conoscerle davvero. Ascoltando solamente le chiacchere che ci sono in giro. Come odio queste persone.
Emily guarda sua mamma per l'ultima volta, con lo sguardo che le lancia capisco, che se non si stesse trattenendo probabilmente le avrebbe fatto il dito medio. Subito dopo apre la portiera e sale in macchina, al posto del passeggiero, io sorrido e saluto la signora Rowe con la mano. Lei mi guarda schifata, non si impegna nemmeno a nasconderlo, e torna in casa. Quella donna mia ama.
Guardo la mia amica
«Buongiorno tesorino» esclamo sarcasticamente entusiasta, lei mi rivolge uno sguardo omicida e si allaccia la cintura. Io scoppio a ridere, alzo la musica e parto verso la scuola. Durante il viaggio Emily mi racconta come questa mattina sua mamma volesse farle indossare un vestito giallo vomito di bambino, io la guardo schifata. Nonostante la mia amica non abbia il mio stesso stile, infatti questa mattina indossa una gonna bianca a vita alta e una maglia azzurra a maniche lunghe color azzurro, e ammetto che le sta davvero benissimo, ma un vestito giallo vomito di bambino fa schifo anche a lei.
Quando finalmente mi fermo davanti scuola, prima di scendere ci guardiamo negli occhi
«Devi davvero partire?» mi chiede facendo gli occhi dolci e il labbruccio, per un momento mi sembra di avere davanti il gatto con gli stivali che fa gli occhioni, sorrido
«lo sai pure tu che non vedo l'ora di tornare a casa, e poi quest'anno hai promesso di venire a trovarmi, devo farti vedere una sacco di cose» le dico spintonandole leggermente la spalla, cercando di tirarle su il morale. Ogni anno per lei è una tortura, perché durante l'estate io parto sempre, e lei è costretta a rimanere qui, subendosi tutti i ricevimenti e le feste, che spesso e volentieri saltiamo insieme. Ogni anno mi dispiace lasciarla qui, ma quest'anno mi ha promesso che verrà a trovarmi. Emily abbassa lo sguardo
«come diavolo faccio a resistere un estate tra questi ricconi falsi, e con mia madre che vorrà fare ogni sera un brunch, o un ricevimento o qualsiasi altra cosa. Obbligandomi a vestirmi in tiro e a stare composta» dice esasperata portandosi le dita alle tempie e iniziando a massaggiare.
«ma a te piace metterti in tiro, e i ricevimenti e tutte quelle cazzate» dico alzando un sopracciglio con fare ovvio, Emily adora i vestiti lunghi e passare un sacco di tempo a prepararsi. È una sua caratteristica che nessuno può cambiare.
«Sì, ma solo se ci sei tu, non voglio rimanere lì ad ascoltare noiosi discorsi su come il prato sia verde o su pettegolezzi insulsi» dice incrociando i miei occhi, io appoggio la mano sulla sua spalla
«Emily ce la farai, e poi ti chiamerò ogni sera, o almeno ci proverò» le dico facendole l'occhiolino, lei sorride e scuote la testa
«Tanto non posso trattenerti» dice alzando le spalle, io sorrido le faccio un cenno con la testa per dirle che infondo ha fottutamente ragione.
«Bene e ora andiamo a spaccare il culo a questi ricconi» esclamo uscendo dalla macchina. Camminiamo verso la nostra grandissima scuola, a braccetto mentre ridiamo di diverse sciocchezze.
Emily è l'unica persona che sopporto di questa parte di città, perché a contrario dalle altre persone, lei è vera, non si nasconde dietro una maschera se ha qualcosa da dirti, non ha paura di dirtela. Emily è semplicemente una ragazza fantastica, e che invece di vantarsi per i soldi che le escono dal culo è rimasta umile. Senza sentire il bisogno di fare la fighetta, o di parlare solamente di che tipo di borsa ha comprato.
Oh e anche perché appena sono arrivata qui, tutti mi guardavano male per come mi comportavo, e lei è l'unica che è venuta a parlarmi, con coraggio. Siamo amiche da quel giorno. È semplicemente una ragazza normale e vera, per questo le voglio bene e lei vuole bene a me, perché sappiamo entrambe che qualunque cosa accada siamo una accanto all'altra. Non ci giriamo le spalle come gli altri farebbero, ci diciamo la verità e ci aiutiamo a vicenda. Potrei dire che siamo migliore amiche, se non odiassi dare etichette alle cose.
Appena varchiamo le porte della scuola i primi che vedo sono la mia sorellastra con sulle spalle la tipica giacca del suo fidanzatino perfetto, non che capitano della squadra di basket. Attorno ha tutti i suoi falsi amici, che parlano animatamente. Appena io e Emily passiamo loro accanto, si girano tutti e ci guardano male, come se avessimo una malattia contagiosa addosso, io mando un bacio verso la loro direzione sorridendo, e passiamo avanti. Semplicemente perché non mi interessa un accidente di quello che pensano di me.
Alla fine però decido di girarmi e di esclamare «sorellina tieniti stretto il tuo ragazzo, perché le tue gambe non sono le uniche che visita» dico facendo l'occhiolino e facendo un cenno verso il fidanzato che sta guardando un'amica di Violet, che si arrotola una ciocca di capelli sul dito con fare provocante. La mia sorellastra li guarda con aria schifata e spintona il fidanzato, che sembra risvegliarsi da una trans. Io rido e torno a camminare affianco ad Emily.*S.A*
Buona domenica lettori e lettrici,
ecco a voi il primo capitolo, abbiamo conosciuto Lia per ora, ma non vi preoccupate il bello deve ancora arrivare. Quella nella gif iniziale è Lia, interpretata dalla bellissima Gigi Hadid, a mano a mano che andremo avanti con la storia vi presenterò tutti i nostri personaggi, per ora vi lascio anche la nostra Emily, interpretata dalla splendida Olivia Holt. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se è così lasciate una stellina e ditemi cosa ne pensate se vi va. A me fa sempre tanto piacere.Ho deciso di pubblicare ogni mercoledì e domenica, o almeno spero di riuscirci. Al prossimo capitolo, baci
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Madness
RomanceFinalmente è arrivata l'estate, si aspetta quel periodo per tutto l'anno e di certo Lia Wayland non è da meno. Non vede l'ora di lasciarsi alle spalle la casa dove vive insieme alla madre, il patrigno e la sorellastra, per passare tutta la stagione...