28||ora inizia a pregare di non morire||

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Passano solo 5 minuti esatti, da quando faccio la chiamata, che già un pugno bussa al portone con decisione, con abbastanza forza da farmi venire la pelle d'oca. Senza volerlo tutti gli sguardi si posano su di me, aspettando che sia io ad aprire.
Non ho detto a nessuno chi ho chiamato, e devo dire che forse è quasi meglio così. Al solo pensiero di quello che potrebbe succedere, sento un nodo all'altezza dello stomaco che si fa sempre più stretto. Isaak e Ryan infondo hanno già collaborato, ma ciò non mi dà la sicurezza che lo rifaranno nuovamente, soprattutto non in questo caso. Anche perché non è solo Ry a preoccuparmi, ma anche papà, non so se ha capito quello che sta succedendo tra me e Isaak, d'altronde è successo tutto solo due giorni fa, avrei volevo aspettare ancora un po' prima di raccontargli tutto, magari affrontando con calma il discorso. Ma quando mai la vita fa come dico io dandomi il permesso di decidere per la mia vita? Mai appunto. Spero solo di non causare un bagno di sangue.

Mi avvicino al portone pregando tutti i santi perché vada tutto bene. Quando lo apro la luce del giorno mi colpisce gli occhi, tanto che devo aspettare che i miei occhi si abituino al sole prima di poter riuscire a vedere qualcosa. Metto a fuoco le due figure scure davanti a me, noto che il primo indossa una canottiera bianca che gli circonda divinamente i fianchi stretti e mette in risalto le spalle e le braccia ricoperte dai tatuaggi, gli stessi che mi hanno sempre incuriosito fin da quando li ho visti. Mentre le gambe sono fasciate da un paio di jeans logori.
Merda, devo letteralmente obbligare me stessa a non mettermi a sbavare. Sbaglio o la temperatura si è alzata di minimo 5 gradi qui dentro, sono tenta da farmi aria con la mano, ma sembrerei troppo una ragazzina alle prese con la sua prima cotta e non credo sia proprio una bella visione.
«ehi Storm» si avvicina a me Isaak sorridendomi, probabilmente ha compreso quello che mi passa per la testa, pensiero non molto casto in realtà, anzi tutt'altro.
Il ragazzo lancia uno sguardo alle mie spalle e passando lo sguardo su tutti i presenti nella stanza, decide che non gli frega un emerito cazzo e abbassa la testa per premere le sue labbra contro le mie. Appoggia la sua mano sul fianco che sa che non mi fa male, lasciato nudo dalla mia maglietta e mi attira a lui, facendo aderire il mio corpo contro il suo. Io appoggio le mie mani sulle sue spalle e ricambio il bacio, perché appena le nostre labbra si sfiorano di colpo tutto il resto smette di esistere e siamo solamente io e lui, anche il pensiero delle persone dietro di me che mi stanno guardando scompare. Come se un missile ci sparasse entrambi nello spazio, e finiamo lì in mezzo al nulla a volteggiare nel vuoto, solo io, lui e le sue stupende labbra.

Sono costretta a staccarmi da lui perché mi manca il respiro, appoggio la mia fronte alla sua e lo guardo mentre tra le sue labbra si increspa un sorriso compiaciuto
«felice di aver dato spettacolo?» chiedo alzando un sopracciglio
«assolutamente» mi dice sorridendo mentre mi fa l'occhiolino, del tutto compiaciuto
«oh beh ora inizia a pregare di non morire» il suo sorriso con la stessa velocità con cui è comparso, è anche sparito. Ridacchio e mi allontano da lui per andare a salutare Aston, che mi abbraccia
«come stai Lia?» mi chiede quando ci stacchiamo, io sorrido
«sto meglio grazie, tu come stai? Dylan ti lascia dormire?» lo vedo fare un sorriso da un orecchio all'altro quando sente nominare il figlio, e ancora una volta mi stupisco di come Aston ami suo figlio. Sorrido di fronte al suo sguardo e lo prendo come una risposta.
«allora che succede?» mi chiede Isaak appoggiando una sua mano sulla mia schiena, io faccio cenno verso il resto delle persone che per tutto questo tempo sono rimaste in silenzio.
«venite a conoscere la mia famiglia allargata» esclamo allargando le braccia per dare loro il benvenuto, anche se dal mio tono si capisce la leggera ironia, non ho ancora capito se sono i benvenuti qui, da parte mia sì, ma è il resto dell'officina a preoccuparmi.
Tutti e tre ci avviamo verso il tavolo circondato dalla mia famiglia, più ci avviciniamo più sento il cuore sprofondarmi nel petto. Mi sento svenire, mio Dio sono ancora troppo giovane per morire, devo fare tante cose prima.
Ryan si alza in piedi quando ancora siamo a due metri di distanza, guarda la figura dietro di me, nonché Isaak, i la smorfia che fa non promette nulla di buono. Ha lo sguardo diffidente che fa sempre quando non gli piace qualcuno, con un'aggiunta di odio come se non bastasse. Chissà perché ho la sensazione che non finirà bene.
Visto che la vita mi odia, anche papà si alza e studia i due ragazzi con soggezione, studiandoli dalla testa ai piedi come se fossero topi da laboratorio. Capisco in poco tempo che li sta analizzando, non so se sia ancora peggio.
Papà e Ryan sono l'uno affianco all'altro e creano una specie di muro di pietra che sembra invarcabile, probabilmente si stanno fondendo per creare una specie di mostro iper protettore, andiamo bene.
Dall'altra parte anche Isaak e Aston sono spalla contro spalla e sembrano essersi appena messi in posizione di attacco. Indovinate un po' chi è tra i due muri viventi? In che bella situazione mi trovo.
Nonostante i quattro si studino dritti negli occhi, senza degnarmi nemmeno di uno sguardo, sento quasi la pelle formicolare come se piccole palline di fuoco mi colpissero il corpo. Questa sì è una gara di sguardi che potrebbe finire alle olimpiadi.
Incrocio gli occhi di Austin, e gli chiedo di venirmi a dare una mano. Sono tutti così immersi a guardare la scena, che al mio migliore amico serve un momento per capire che cosa gli sto chiedendo. Ma appena afferra il concetto si avvicina, deciso ma allo stesso tempo quasi impaurito di entrare in quella bomba ad orologeria, basta un piccolo passo falso ed esploderà, e beh se esplodesse nessuno di noi passerebbe un bel momento.

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