5||allora sali?||

28 2 0
                                    

Quando anche l'ultimo gareggiante taglia il traguardo, si prepara il tutto per la prossima gara. Matt urla tutti i vari gareggianti, ma io non ascolto sono impegnata ad ascoltare Zoe che mi spiega tutte le modifiche che potrebbe ancora apportare alla Ferrari di Ryan, per farla andare, ancora più veloce.
Si blocca però a metà frase, io la guardo confusa «perché ti sei fermata?» le chiedo alzando un sopracciglio, lei fa un cenno con il mento dietro di me, io mi volto, una McLaren p1 nera è ferma di fronte a me. Il finestrino è già abbassato, a bordo c'è un ragazzo con i capelli neri scompigliati, il famoso Isaac Blackwell. Mi abbasso e lo guardo aspettando che dica qualcosa
«allora sali?» mi chiede facendo cenno accanto a sé, mentre mi guarda negli occhi, che sembrano due pozzi senza fine, io lo guardo incrociando le braccia al petto «non ho tempo di aspettare mattina, storm» dice tamburellando le dita sul volante. Ignoro volutamente il soprannome
«perché dovrei?» chiedo alzando un sopracciglio, lo vedo alzare un angolo della bocca, facendo un mezzo sorriso
«Amalia Wayland che rinuncia ad una dose gratuita di adrenalina? Non l'avevo mai sentita questa» mi dice incrociando il mio sguardo, riduco il mio sguardo a due fessure, studiandolo, nessuno sano di mente mi torcerebbe un capello sapendo come sono una Wayland, a meno che non voglia morire.
Lo studio, di certo non vuole morire «hai intenzione di salire oppure no?» dice ad un certo punto guardandomi negli occhi. Oh fanculo, faccio il giro della macchina, e apro la portiera ad ala di gabbiano. Prima di salire guardo verso Ryan e mio papà, mi guardano entrambi in quel modo. Vorrebbero venire qui, prendermi e portarmi via da qui, ma sanno che non possono dire nulla, mostrerebbero che sono il loro punto debole, e la prima regola è mai far vedere il proprio punto debole, mai. Così si limitano solamente a dirmi con lo sguardo di stare attenta e di non fare cazzate. Io rispondo con uno sguardo rassicurante e salgo in macchina.

Alla linea di partenza mi guardo a destra e a sinistra per studiare gli avversari, conosco solo uno di loro, perché l'ho visto gareggiare anche gli scorsi anni ma nulla di preoccupante. Mi volto verso Isaac, sta tamburellando tranquillamente le dita sul volante, come se fosse in coda per il Mc Drive, e non stesse per partecipare ad una gara. Ma chi diavolo è questo ragazzo? Da dove è uscito? Oh beh spero almeno di non arrivare ultima, sarebbe una sconfitta anche per me.

Quando Monica, la ragazza con la bandiera, che c'è ogni anno, si posiziona al centro della strada per dare il via, finalmente vedo Isaac concentrarsi, studia la strada con uno sguardo attento. E finalmente si parte. La McLaren in poco tempo raggiunge i 180 km/h, la cintura mi preme sul petto, e sento la solita sensazione di essere quasi senza fiato, come se tutto l'ossigeno nell'abitacolo si fosse prosciugato. In poco tempo superiamo le macchine che erano davanti di noi, ne rimane solo una, che però Blackwell riesce a sperare azionando il nitro, che è un po' più complesso da azionare e meno potente, a differenza di quello che usiamo noi solitamente. Semplicemente la macchina non è modificata da Zoe, e per questo è diversa.

Il ragazzo accanto a me, cambia marcia e nel farlo toglie una mano dal volante, e vedo che gira il volante prima da una parte poi dall'altra, facendo finta di perdere il controllo. Se avesse davvero perso il controllo la sua mano non sarebbe così lievemente appoggiata sul volante, e di certo non sarebbe durato solo 2 secondi. L'ha fatto apposta, alzo gli occhi al cielo. Pensava davvero di impressionarmi con così poco. Povero illuso. Lo vedo sorridere
«non hai urlato» dice distogliendo per un momento gli occhi dalla strada, io faccio un sbuffo
«perché avrei dovuto? Hai decisamente finto di sbandare» dico voltandomi per guardarlo, i miei occhi incontrano i suoi per un secondo. Mi fa un cenno con la testa per darmi ragione, ovviamente.

Ad un certo punto sento una voce uscire dalla piccola radio
«Isaac, Isaac mi senti?» dice la voce che sento leggermente metallica, il ragazzo affianco a me, gira una rotellina e la voce si fa più chiara
«sì ti sento Aston, che succede?» chiede alla voce della radio, che a quanto pare si chiama Aston
«sbirri, stanno arrivando, non finire la corsa, trova un'altra strada» dice la voce dalla radio, velocemente, che quasi faccio difficoltà a capire che cosa ha detto, ma subito dopo mi è tutto più chiaro. Merda, questa non ci voleva. Il ragazzo accanto a me mi guarda per un secondo, e i nostri sguardi si incrociano
«chiaro, ci vediamo a casa» dice Isaac, e subito dopo gira il volante di colpo e entra in una strada secondaria «ora dobbiamo darci una mano a vicenda, storm» dice, io mi metto più comoda sul sedile
«tra 10 metri gira a destra e poi subito a sinistra» dico cercando di pensare ad una possibile strada dove non possiamo trovare volanti, e ignorando nuovamente come mi ha chiamato. Lui fa come gli dico, ma serve a poco perché appena affronta la seconda curva, una volante degli sbirri ci individua. Merda
«cazzo» lo sento imprecare e accelerare di colpo, mentre cerca di tenere sotto controllo la macchina che ci insegue «serve aiuto qui» dice mentre è impegnato a girare prima da una parte e poi dall'altra, per evitare le altre macchine. Io mi fermo un attimo a pensare, e a cercare una possibile strada per disperderli.
«ho un idea, ma devi essere veloce» dico guardandolo «molto veloce»
«spiegami» dice non distogliendo nemmeno per un secondo lo sguardo dalla strada.
Io cerco di spiegagli come raggiungere una specie di parcheggio isolato dal resto, che possiamo raggiungere facendo in modo che non ci trovino. Ma per farlo dobbiamo essere veloci e furbi. Isaac ascolta le mie indicazioni e alla fine annuisce «reggiti» mi dice prima di schiacciare il piede sull'acceleratore, in poco tempo raggiungiamo prima i 200 e poi 230 km/h, in tutta velocità. Guarda dallo specchietto retrovisore che stiamo guadagnando terreno. Blackwell fa diverse curve, fino a raggiungere una via un po' più buia, io indico una piccola strada dove c'è il parcheggio, in cui lui gira e inizia a salire i vari piani del parcheggio, finché non arriva all'ultimo. Spegne la macchina e i fanali. Cadiamo nel buio più profondo, usciamo entrambi dall'auto, io mi avvicino verso il bordo e guardo sotto, vedo le due macchine degli sbirri passare dritti, senza prendere nemmeno in considerazione la piccola strada. Faccio un respiro di sollievo. Cazzo. Ce l'abbiamo fatta, li abbiamo scampati. Per fortuna, sarebbe stato, essere presi la prima sera che in città.

MadnessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora