20||complicato||

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In poco tempo arriviamo a destinazione, la casa è immersa nel buio, Leila aveva detto che il piccolo Dylan è dalla tata.
«Lia, ora puoi anche lasciarmi andare» dice Isaak quasi con una nota di divertimento, io tolgo le braccia dal suo bacino e scendo dalla moto immediatamente, mi circondo i fianchi con le mie stesse braccia abbracciandomi, per sentire meno il freddo, causato dalla perdita del contatto con lui.
Anche lui scende dalla moto e mi guarda «entriamo in casa, ti serve del ghiaccio» non me lo faccio dire più volte, e lo seguo verso l'entrata. Entriamo in casa, che è immersa nel silenzio più assoluto, non si sente volare una mosca, dico davvero. Quasi mi sento in colpa a respirare, perché spezzo questo silenzio.
Ci dirigiamo in cucina, noto che Isaak si volta indietro come a controllare che io lo stia ancora seguendo, come se avesse paura che io non ci sia.
Mi siedo su una sedia del bancone che c'è al centro della stanza, mentre Isaak si dirige verso il freezer da cui tira fuori del ghiaccio. Studio i suoi movimenti e mi chiedo ancora una volta perché sia così buono con me adesso, se fino a un'ora fa sembrava non gli importasse nulla di me. Sono ancora tra i miei pensieri quando lui mi porge il ghiaccio che io appoggio sulla mandibola, il contatto mi fa venire i brividi di freddo. Isaak sparisce in un'altra stanza, lasciandomi sola, tornando poco dopo con in mano un panno leggermente bagnato, si siede accanto a me e mi guarda, io mi volto verso di lui, mi prende il mento tra le dita
«dimmi se fa male, okay?» mi dice e io annuisco, delicatamente passa il panno sul labbro spaccato, io sussulto di colpo. Isaak si ferma e mi guarda negli occhi, io annuisco facendogli capire che sto bene e che può continuare. Mi tampona con il panno, che ho scoperto essere disinfettante, per tutto il tempo tiene gli occhi puntati sulle mie labbra mentre io gli studio gli occhi attenti. Sono accesi e meno scuri del solito, ora che gli sono così vicina finalmente riesco a capire che sono di un marrone molto scuro, per questo la maggior parte sembrano quasi simili alla pece. Il mio sguardo cade sulle sue labbra, il ricordo delle sue labbra sulle mie si fa vivido nella mia mente, e la voglia di baciarle nuovamente si insidia dentro di me. Nonostante lo consideri un vero idiota, la voglia di baciarlo è davvero tanta. Quando alza lo sguardo incrocia i miei occhi verdi azzurri, l'aria nella stanza di colpo si fa irrespirabile. I nostri occhi sono persi l'uno nell'altro, e nessuno dei due distoglie lo sguardo dall'altro, come due calamite. Finché non sono io a rompere il silenzio
«perché ti comporti così ora?» mi lascio scappare la domanda senza che io possa avere il controllo sulla mia stessa bocca, non è incredibile. Oramai l'ha sentita, infatti alza gli occhi e mi guarda come se fosse stupito anche lui che io glielo abbia davvero chiesto, e che non se lo è immaginato.
«è complicato, Lia» mi dice mentre si tempesta le mani e io sbuffo
«beh io sono stanca di assecondare tutti i tuoi cambi d'umore, prima mi tratti di merda, poi mi baci, mi dici di dimenticare tutto, poi sembra non interessarti nulla e subito dopo ti prendi cura di me, io non ne posso più» esclamo e lui rincontra i miei occhi, ma non dice nulla e io sono stanca di aspettare, stanca di stare dietro ai suoi cambi d'umore. Così mi alzo in piedi e faccio per andarmene
«Lia» mi richiama, ma io non mi volto sono davvero stanca di stare dietro a lui. Esco dalla cucina e mi avvio verso l'uscita, ma prima di riuscire a fare anche solo uno scalino, mi sento prendere il polso e attirata con forza indietro. Senza che possa dire, anche solo, "a" mi ritrovo contro il petto di Isaak. Ispiro il suo odore impregnato nella maglietta e fin sotto pelle. Alzo la testa e lo guardo negli occhi, provo a divincolarmi ma inutilmente, mi tiene stretta a lui e io non riesco ad allontanarmi
«ti è così difficile fidarti di me, per una volta?» mi chiede alla fine, io gli lancio un'occhiataccia
«per come ti comporti sì» esclamo
«merda, come sei complicata, Storm» finalmente mi lascia andare, ma io non me ne vado più, voglio sapere che cosa ha da dire. Così rimango lì a guardarlo con le braccia incrociate, aspettando mi dica altro, cosa che però non fa. Io sbuffo nuovamente, quando si accorge del mio sguardo sospira «non mi guardare così Lia, è troppo pericoloso e non ti lascerò metterti in pericolo a causa mia» sbotta alla fine
«continui ancora a trattarmi come una bambina, Isaak, io non sono una bambina, è da tutta la vita che sto in pericolo, sempre, ovunque io sia mi devo girare in torno per essere sicura che io non stia rischiando nulla, è parte di una vita come questa, avere sempre qualcuno che ti vorrebbe morta è un fatto di quotidianità per noi, e lo sai pure tu, dunque smettila di dire che è pericoloso e che rischio tanto, perché rischio tanto ogni giorno» esclamo guardandolo dritto negli occhi
«ma non a causa mia» esclama alla fine quasi urlando, io mi ammutolisco e lo guardo negli occhi «non puoi farti del male a causa mia»
«e allora smettila di allontanarmi» sussurro, ma so che mi ha sentito benissimo.
L'ho detto senza potermi fermare, ho questo brutto vizio di rispondere in modo impulsivo quando sono con lui, infatti nemmeno questa volta sono riuscita a tenere la bocca chiusa, maledetta me e la mia boccaccia.
Isaak mi guarda dritto negli occhi «se mi stai vicino finirai per farti male, Strom» so che è sincero, crede davvero che io accanto a lui, non possa starci perché rischio di farmi male, è forse questo è ancora peggio, perché pensa davvero che io non ce la possa fare, per questo continuo a guardarlo negli occhi senza far vedere che ora mi ha davvero fatto del male «allora forse è meglio che me ne vada» questa volta mi giro ed esco davvero di casa, senza aspettare che lui mi risponda. Isaak non mi ferma.

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