8||ho voglia di vincere||

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Mi pulisco le mani dal grasso del motore della moto di Ryan, la stessa di cui lui e Austi stavano discutendo il primo giorno che sono arrivata. Alla fine abbiamo montato il motore che diceva Austin, ma a quanto pare la moto continua ad avere alcuni problemi, e non riesce a sopportare bene le modifiche. Mi guardo la canottiera che indosso, dovrebbe essere bianca, ma oramai di bianco non è rimasta nemmeno l'ombra, a causa delle macchie nere. Merda pulirla sarà un problema, ma per ora non è un problema.
Guardo la moto da lontano, da fuori non sembra modificata, il che è un bene, ma appena Ryan prova a metterla in moto, un fumo nero poco promettente esce dalla marmitta
«merda ancora non ci siamo» dice il mio migliore amico accanto a me, si passa una mano tra i capelli biondi, scompigliandoli e lasciando una striscia nera tra di loro. Sorrido guardandolo, quando incontra il mio sguardo mi guarda confuso, chiedendomi che c'è
«per toglierti il grasso dai capelli ti ci vorrà un eternità mio caro» dico, lui si guarda la mano, accorgendosi solo in quel momento che è sporca. Lo sento imprecare a sotto voce e scoppio a ridere.
Sento Zoe che mi richiama dall'altra parte dell'officina, la cerco con lo sguardo finché non la individuo, mi fa segno di avvinarmi. Così lascio i ragazzi a cavarsela da soli e la raggiungo
«prima di correre sta sera, che dici di fare un collaudo, che tutto funzioni?» mi chiede facendo un cenno verso la Maserati, che devo guidare questa sera su un vero tracciato, per la prima volta. Io annuisco entusiasta, perché mi va eccome, e non vedo l'ora. Saliamo entrambe in auto, io dal lato del guidatore e Zoe dal passeggero.
Usciamo dall'officina e ci dirigiamo verso il solito parcheggio dell'enorme magazzino che sta dietro l'officina. È abbandonato da parecchi anni. Quando dobbiamo provare le macchine è lì che andiamo solitamente.

Faccio scendere Zoe, che deve vedere da fuori se la macchina fa strani fumi o altro, mentre io controllo i rumori all'interno e penso a portare la bellezza qui alla massima velocità.
«Lia, stai attenta e non fare cazzate, mi raccomando» mi dice Zoe prima di scendere, io annuisco guardandola negli occhi. So quello che faccio e so che devo divertirmi restando però con i piedi per terra. Zoe si allontana leggermente e annuisce, dandomi il segno che posso partire. Schiaccio il piede sull'acceleratore e la macchina parte accelerando sfiorando i 110 km/h solo dopo pochi secondi. Mi sento premere contro il sedile e la solita sensazione dell'aria che mi esce di colpo dai polmoni.
Porto una mano dal volante al cambio, e aumento la marcia, continuando ad accelerare. Sento la macchina sotto di me, e sapere che sono io a controllarla e a farla andare al massimo della velocità mi riempie il corpo di entusiasmo.
In poco tempo sfioro i 150 km/h, ma schiaccio il piede sul freno e giro il volante per affrontare una curva. Recupero immediatamente i giri e torno vicino ai 160. Alla fine tiro il freno a mano, e la macchina si girà leggermente fermandomi. Abbasso il finestrino guardando Zoe aspettando che mi dica qualcosa, lei appoggia i gomiti sulla portiera
«nessun problema, tutto nella norma, l'hai portata al massimo?» mi chiede guardando l'abitacolo e poi fermandosi sui miei occhi
«no non era al massimo, qui non ho abbastanza spazio per farlo, sono arrivata ad un massimo di 170, nemmeno io ho sentito nessun rumore strano e nessuna spia, credo non ci sia nessun problema» le spiego, lei annuisce e sorride
«perfetto allora credo sia pronta per questa sera» mi dice e sale dal lato del passeggero.

Mi guardo allo specchio, e sorrido alla mia figura. Un paio di pantaloni cargo neri mi fasciano le gambe e una catena mi cade leggermente sopra la coscia, sono un paio dei miei pantaloni preferiti, mi fanno sentire bene con me stessa. Per la parte sopra invece ho un top a fascia bianco. Questa sera fa parecchio caldo, perciò non mi andava di vestirmi molto, ma allo stesso tempo volevo stare comoda il più possibile, devo essere concentrata sulla strada e i vestiti non possono essermi d'intralcio. Ho intenzione di vincere questa sera, portando a casa un po' di soldini dalle scommesse. Nessuno scommette mai su una ragazzina, soprattutto quando si trova a gareggiare contro uomini di mezz'età che gareggiano da sempre. Ma dimenticano di chi sono figlia e con chi hanno a che fare. Tendono a sottovalutarmi tutti, almeno finché non mi vedono superarli, solo in quel momento iniziano a preoccuparsi. Come al solito, ma non questa sera, ricordo benissimo la sfida che mi ha lanciato Blackwell, probabilmente ancora non sa con chi ha a che fare, ma non mi sottovaluta. Diciamo che ci sarà da divertirsi, e io non vedo l'ora di godermi lo spettacolo.
Sorrido allo specchio con aria molto furba e maliziosa, pronta a tutto questa sera. I miei occhi incontrano un luccichio sopra al tavolo, una collana con un ciondolo a forma di ancora. La prendo tra le mani, il mio porta fortuna. Non affronto nessuna gara senza di essa. Mi ricorda che qualunque cosa accada c'è solo una persona di cui mi posso fidare a cui mi posso aggrappare e quella è e sarà sempre me stessa. Mi fa trovare la forza che c'è dentro di me e mi fa sentire immune a tutto.
Me la lego al collo e solo in quel momento posso dire di essere pronta.

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