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La campanella suona per l'ultima volta quest'anno, e sento tutta la scuola urlare di gioia. Un urlo così potente che fa vibrare tutte le porte degli armadietti, che mi riempie dentro. Un urlo che segna l'inizio dell'estete e del divertimento, ora mi sento così libera che potrei conquistare il mondo. Esco in corridoio quasi correndo, dove vedo tutti buttare all'aria fogli di carta, mentre corrono verso l'uscita. Individuo con lo sguardo Emily, appena incontra il mio sguardo la vedo correre verso di me con un sorriso che va da un orecchio all'altro.
«è iniziata l'estate» esclama entusiasta, ha gli occhi che brillano di felicità, io le sorrido. Prima che possa aprire bocca però, mi prende per mano e voliamo fuori. All'esterno sta succedendo una baraonda, tutti si stanno lanciando gavettoni d'acqua, mentre ridono e si rincorrono. Io e Emily ci guardiamo un attimo negli occhi, ci capiamo al volo. Insieme ci buttiamo nella confusione generale, prendo diversi gavettoni, e ne lancio anche alcuni. Sento così tanto la libertà dentro di me, che mi sento quasi esplodere di gioia. Adoro questi momenti, dove senti che hai appena passato un altro anno, e ce l'hai fatta, dopo tanti pomeriggi passati sui libri, le verifiche, lo stress e l'ansia. Hai finito ce l'hai fatta e ora hai tre mesi di puro divertimento.
Rimango un po' a godermi quella pioggia di acqua divertente, ma alla fine io e Emily ci allontaniamo un po' dalla massa, ci guardiamo entrambe e scoppiamo a ridere. Siamo entrambe bagnate fradice, ma felici, finalmente siamo libere. Nei nostri occhi noto un segno di felicità visto davvero poche volte in tutta la mia intera vita.

Non potendo entrare in macchina, altrimenti la bagneremo tutta. Così decidiamo di andare a mangiare qualcosa insieme, per l'ultima volta, finché non ci vedremo di nuovo. Ordiniamo qualcosa al bar lì vicino, il solito in cui ci fermiamo, quando dobbiamo studiare assieme, oppure non abbiamo voglia di tornare a casa o semplicemente abbiamo voglia di passare un po' di tempo sono noi due, senza che nessuno ci disturbi.
Decidiamo di sederci sui tavoloni posti al di fuori, così da evitare di bagnare tutto l'interno del bar. Ordiniamo il pranzo, senza aver paura di esagerare, anzi ordiniamo tutto quello che ci stuzzica il palato. Almeno tutti i soldi dei nostri genitori servono davvero a qualcosa. Pranziamo insieme, mangiando una pizza, un bel panino, e come dessert delle crepes e un buon milk-shake. Alla fine sono piena come un uovo, e sento che se mangio anche solo un'altra briciola di qualsiasi cibo, potrei esplodere, e si vedrebbero parti di me ovunque. Guardo difronte a me e note che anche Emily si sta tenendo la pancia, simbolo che anche lei sta per scoppiare. Appena i nostri sguardi si incrociano scoppiamo a ridere insieme.
Rimaniamo sedute ancora per un po' a parlare di come speriamo di passare l'estate, finché non arriva l'ora di tornare a casa per Emily e di partire per me. Saliamo in macchina e io accendo subito la radio, ma la metto a basso volume, così da permetterci di parlare. Il viaggio verso la casa di Emily è più lungo del solito, perché nessuna delle due spicca parola, entrambe abbiamo diversi pensieri per la testa. Quando alla fine fermo la macchina davanti a casa sua, la spengo e mi volto verso la mia amica
«beh allora, buona estate» mi dice incrociando i miei occhi, io faccio un piccolo sorriso
«ti aspetto, se non vieni appena torno ti prendo a calci in culo» dico minacciandola puntandole un dito contro, lei abbassa la testa per nascondere un sorriso
«secondo te riesco a sopportare mia mamma per 3 mesi, senza uscire, e senza potermi divertire? Vedrai quando arriverò mi vorrai mandare via, perché non ne potrai più di me» annuisce convinta incrociando le braccia al petto, sorrido perché mi sono scelta proprio un'amica stupida. Alla fine ci abbracciamo, e ci salutiamo, lei mi minaccia che se non la chiamo al minimo ogni sera, potrebbe ammazzarmi, e dal tono che usa, potrebbe quasi farlo. Una cosa però la ferma: sono l'unica con cui va d'accordo qui.
Le dico che farò come potrò, lei mi fa segno di tagliarmi la testa e io le faccio l'occhiolino. Voglio bene a quella stupida ragazza, anche se non glielo dico sempre.
Prima di entrare in casa, si volta e mi saluta con la mano, io le ricambio sorridendo. So che vorrebbe che io non partissi, ma come ha detto lei niente e nessuno può trattenermi.

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