Mi infilo un paio di pantaloncini neri e una maglietta dello stesso colore, meno sono visibile meglio è questa sera. Mi faccio una coda alta che raccoglie tutti i miei capelli, così che non mi diano fastidio. Tra i capelli infilo anche diverse forcine, in caso ci servano per aprire qualche porta o lucchetto, nessuno conosce il potere di quei piccoli sottili pezzi di ferro, ci si potrebbe fare di tutto, sempre meglio averne dietro un paio in queste situazioni.
Mi guardo allo specchio, la figura che riflette ha gli occhi assetati di sangue e un sorriso che farebbe invidia a Joker da quanto sembra psicopatico. Questa sera ho proprio l'umore giusto per far esplodere le due macchine dei due ragazzi che hanno tentato di uccidermi, procurandomi un bel incidente. La leggera cicatrice sopra il sopracciglio, che mi ha procurato la testata al finestrino di quella sera, sembra chiamare vendetta e io non vedo l'ora di concedergliela.
Non mi ero resa conto di quanto volessi farla pagare agli Stone, sì certo volevo vendicarmi per quello che mi avevano fatto, ma questa mattina appena mi sono svegliata un fuoco ha iniziato a bruciarmi nello stomaco. Lo conosco benissimo quella fiamma, è la stessa che sento quando mamma e Violet vogliono farmi sentire inadeguata e non fanno altro che guardarmi male giudicando ogni centimetro di me, è un fuoco che può essere spento solamente con altro fuoco, o in questo caso con una bella esplosione.
Mi sono già vendicata contro gli Stone più volte, ma si trattava solo di piccoli batti e ribatti, nulla di serio. Ma questa volta ha superato un po' troppo l'asticella, è arrivata l'ora di tagliare le ali a quei demoni e farli finire nel punto più profondo degli inferi.
Ho voglia di vedere quelle maledette Jaguar bruciare, andare in fiamme, soprattutto quella di Max, la stessa che mi ha procurato una costola incrinata e una cicatrice, ma che avrebbe potuto farmi anche di peggio, se non avessi avuto fortuna. Ho le mani che tremano e non riesco a stare ferma, l'adrenalina mi scorre nelle vene e non vedo l'ora di attuare il piano. Non esiste la possibilità che qualcosa possa andare male, non è concepito e non può esserci.Lancio un'occhiata all'orologio, mi rendo conto che è tardissimo e che mi devo dare una mossa, se voglio partecipare all'esplosione, altrimenti rischio di rimanere a casa, e non ho intenzione di perdermi la vendetta più grande dell'anno.
Infilo le Vans, non che le scarpe più comode che ho per correre e per questo genere di situazioni. Prendo il telefono e prima di uscire dalla mia camera butto giù un antidolorifico, per evitare che la costola mi possa fare male. Questa sera deve stare buona e non rompere tanto le scatole, ho bisogno di potermi muovere come voglio in qualunque momento, senza dovermi preoccupare del dolore che ciò mi provoca.
Uscendo dalla mia camera, per poco non rischio di andare a sbattere contro Ryan, che passava davanti alla mia stanza proprio in quel momento. Quando i nostri sguardi si incrociano ho quasi la sensazione di vedere delle piccole fiamme attorno alle iridi del mio gemello, è pronto alla guerra come lo sono io. Saremo pure gemelli diversi ma sotto sotto ci somigliamo più di quanto possiamo pensare. Sorrido
«pronta?» mi chiede con lo stesso sorriso che ho visto io allo specchio prima. In risposta sorrido da un orecchio all'altro per fagli capire che sono più che pronta.
Scendiamo in cucina e lì troviamo papà che sa scrivendo qualcosa su un foglio, probabilmente intento a perfezionare ancora una volta il piano, prendendo in considerazione qualsiasi cosa possa succedere. Dall'altro capo della tavola c'è Austin vestito di nero come me. Appena ci vede ci si avvicina e mi abbraccia
«allora compagna di crimini, sei pronta?» mi chiede appena si allontana da me, io sorrido
«non vedo l'ora di mandare a fuoco qualche macchina» dico e il mio migliore amico mi fa l'occhiolino complice
«ancora non ci posso credere che lo farete senza di me» dice Ryan incrociando le braccia al petto, come un bambino piccolo che fa i capricci
«ehi senza di te e Isaak non potremmo mai entrare nella loro officina, ricordatelo» dico sorridendogli abbracciandogli la vita, il mio gemello mi stringe a se mentre sorride.
«mi suona un po' come l'importante non è vincere ma partecipare» dice quando mi lascia andare e io rido spintonandogli una spalla scherzosamente.
Sento papà alzarsi, mi volto a guardarlo, lui indica la porta «è ora di andare a far vedere agli Stone che con i Wayland non si gioca» dice, io sorrido verso di lui e annuisco.
Usciamo di casa e saliamo in macchina, durante il tragitto verso l'officina, scrivo ad Isaak e gli dico di raggiungerci. Alla fine Aston non è riuscito a venire, il piccolo Dylan è tornato questo pomeriggio a casa dall'ospedale e il padre ha deciso che sarebbe rimasto con lui e con la madre. Nessuno ha trovato qualcosa da obbiettare, Aston è padre e ha il diritto di prendersi cura di suo figlio. Certo ci avrebbe fatto comodo un uomo in più ma è questione di priorità.
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Madness
RomanceFinalmente è arrivata l'estate, si aspetta quel periodo per tutto l'anno e di certo Lia Wayland non è da meno. Non vede l'ora di lasciarsi alle spalle la casa dove vive insieme alla madre, il patrigno e la sorellastra, per passare tutta la stagione...