33||non dovevate mettervi contro i Wayland||

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«mi sentite?» chiede Matt, attraverso la radio installata nella macchina di papà. Quest'ultimo distoglie per un secondo gli occhi dalla strada per premere un pulsante
«sì ti sento Matt, forte e chiaro» risponde tornando a guardare la strada con sguardo attento. Subito dopo sento la voce di Zoe e di zio Luke, entrambi confermano di sentirci bene. Sento la voce di Matt attraverso l'auricolare che ho nell'orecchio «Lia tu mi senti?» mi chiede
«sì ti sento, tu mi senti?» confermo, il papà di Austin conferma di sentirmi, e continua con il resto, infatti sento dire anche dal mio migliore amico che ci sente bene, e successivamente la voce del mio gemello esce dalla radio della macchina, la sua voce ha delle leggere interferenze causate dal vento che lo circonda, essendo lui in moto. Matt non si mostra preoccupato a ciò, anche perché probabilmente quando si fermerà scompariranno. Lo stesso accade con Isaak, che risponde alla chiamata sembra avendo la linea disturbata.
Dopo aver effettuato il controllo generale, Matt dice a tutti che è tutto apposto e che non c'è nessun problema, di nessun tipo, ci spiega che l'officina è già stata lasciata libera, all'interno sono rimasti solamente i due fratelli. Vedo le due moto accelerare, per raggiungere l'officina, mentre le tre auto dietro si separano, andando tutte in direzioni diverse, così da evitare ogni sospetto
«Carter, puoi far scendere Lia e Austin dietro l'angolo, da quel momento proseguiranno a piedi, in meno di 5 minuti raggiungeranno il retro dell'officina Stone» spiega Matt, papà annuisce e risponde con un "perfetto". Stringe il volante tanto che le nocche diventano bianche. Lo vedo che è sulle spine, come tutti noi, solo che a contrario nostro, lo nasconde perfettamente, non facendolo quasi notare. Ma a me non può nascondere nulla, capisco sempre quello che gli passa per la testa, o almeno quasi sempre. Appoggio la mia mano sopra la sua, lo vedo voltarsi per un millisecondo per guardarmi e sorridermi. Cerco di rassicurarlo come posso ma so che nessuno potrà togliergli il peso che sente sulle spalle questa sera, entrambi i suoi figli rischiano, e non può permettersi di perdere nessuno. Da quando abbiamo iniziato a parlare della vendetta, non si è mai fermato un attimo, ha studiato il piano sotto i minimi dettagli, perché nulla può andare male, ma ciò non toglie che ora senta la pressione su di sé. Gli stingo la mano cercando di condividergli il pensiero che andrà tutto bene, anche se non ho minimamente idea di come fare, dato il nodo nello stomaco che mi permette a malapena di respirare.

Alla fine ferma la macchina accanto a un piccolo bar, così da non destare alcun sospetto, è semplicemente un padre che fa scendere i suoi due figli davanti ad un bar, che c'è di male. Nulla, per questo è perfetto.
Austin è il primo a scendere, mentre io mi volto a guardare papà
«noi ce la faremo non preoccuparti» dico facendo un piccolo sorriso e continuando a stringergli la mano, lo vedo sorridere, mi accarezza una guancia con dolcezza
«non ho dubbi Lia, solo sta attenta» mi raccomanda e io sorrido appoggiandomi alla sua guancia «via fai vedere che con la regina Wayland non si scherza» mi dice, io sorrido
«contaci, ti voglio bene papà» dico uscendo dall'auto, non aspetto di sentire che anche lui mi vuole bene, lo so già. Sono accanto a Austin che mi sorride
«papà facci strada» dice Austin mentre mi guarda negli occhi, parlando con il padre attraverso l'auricolare, credo che il padre gli dia indicazioni perché il mio migliore amico si avvia con passo tranquillo verso una direzione. Io lo seguo, ma non prima di aver lanciato un'ultima occhiata alla macchina da cui sono appena uscita, papà si sfiora il mento io sorrido e annuisco, mi sta dicendo di stare attenta.
Raggiungo il mio migliore amico, che cammina tranquillo, appena gli sono accanto mi circonda le spalle con un braccio «ti ho appena detto qualcosa di troppo divertente» mi sussurra avvicinandosi al mio orecchio, io capisco al volo e fingo una piccola risata spintonandolo leggermente. Accanto a noi passano due ragazzi, che se mamma vedesse gli prenderebbe sicuramente un colpo. I due ci passano accanto senza prestare noi attenzione
«la prossima volta cerca di non usarmi come un sacco da boxe» dice Austi facendo finta di massaggiarsi il fianco dolorante, alzo gli occhi al cielo
«pappamolla» dico guardandolo e lui mi fa il medio, per un momento sembra davvero che siamo due ragazzi in giro per la città, durante una sera d'estate. Ma in realtà ci sono due bombe fatte in casa nello zaino che Austin porta sulle spalle e io in tasca ho le mie chiavi che nascondono il mio coltellino da cui non mi separo mai. Insomma non siamo proprio il genere di amici che si può sentire ogni giorno, ma va bene così.

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