"𝑺𝒂𝒏 𝑽𝒂𝒍𝒆𝒏𝒕𝒊𝒏𝒐 𝒊𝒔 𝒄𝒐𝒎𝒊𝒏𝒈"
𝐒𝐚𝐧
La solita sveglia che impostavo a mattino presto quel giorno non funzionò, il mio cervello si rifiutava di svegliarsi e il corpo sembrava inerme davanti alla comodità del materasso. Il mono locale sbiadito e semi vuoto mi era mancato molto, riempito solo da qualche abito e libro. In cinque anni di lusso la mia mente aveva segretamente bramato di tornare in quel piccolo appartamento in centro Seoul, non so se per abitudine e nostalgia o per Wooyoung. I miei sentimenti e ricordi verso il ragazzo li avevo ben custoditi, in modo geloso, ovunque andassi, ad ogni nuovo libro letto mi chiedevo se a lui sarebbe piaciuto come a me; provavo a rileggere frasi e pensieri tentando di immedesimarmi con il suo punto di vista, l'unica vera compagnia che mi era rimasta in Germania.
I miei occhi semiaperti erano incantati sul soffitto bianco, sormontato da un paio di piccole crepe scure, le uniche a darmi un reale senso di profondità dal cemento sopra il mio capo. Quel giorno per il mio corpo non cera molto da fare, si era arreso e sarebbe rimasto tale, a coccolarsi nelle coperte calde, fino a sera. Questo mio comodo piano sembrò filare liscio fino l'ora di pranzo, quando riuscì a prendere il telefono per controllare l'ora. I miei pigri occhi da sonno caddero sulla data scritta in piccolo sopra il "12:23" che la schermata mi mostrava con cattiveria. Solo alla letta della data tanto temuta il mio corpo reagì, i muscoli si diedero da soli uno scossone e mi alzai il busto senza distogliere lo sguardo sconcertato dallo schermo.
«In che senso è il quattordici?» Mormorai realizzando la crudeltà di quella data. Essendo sincero potevo tranquillamente dire di aver già pensato a tutto, per cinque anni non avevo smesso di pensare a Wooyoung e al mio ritorno a Seoul, a come ci saremmo incontrati di nuovo e a come potevo iniziare da capo qualcosa con lui; Mi ero impegnato molto negli anni a prepararmi a quella data, euforico perché sarebbe stato il vostro primo San Valentino assieme, anche se non avevamo ancora chiarito nulla. Tutto l'impegno che avevo investito nella ricerca del regalo perfetto si era consumata, fino a farmi dimenticare di dover organizzare qualcosa con il ragazzo, o avevamo già deciso? La nebbia nella mia testa non era di grande aiuto in quel momento, perciò feci ciò che andava fatto, ossia chiamare Wooyoung.
«Ehi», La voce di Wooyoung mi salutò con un tono pimpante e dolce, come al suo solito ed inconsciamente mi lasciai sfuggire un piccolo sorriso.
«Ehi, pensavo dormissi ancora», di norma ero io quello mattiniero e, nei festivi come quel giorno, non sentivo Wooyoung fino a pomeriggio, proprio a causa delle sue mega dormite. Il fatto che fosse già sveglio e pimpante mi mise un po' di ansia, probabilmente avevamo da fare qualcosa assieme ma io me ne ero scordato? Speravo di no, ma sopratutto speravo che il ragazzo mi desse qualche informazione in più per i nostri programmi del giorno.
«Beh, come stai oggi?»
«Tutto bene dai, sono solo un po' stufo, è dalle sette e mezza che io e Yunho siamo al Minotauro per una sua ricerca», dalle labbra mi feci sfuggire un lieve sospiro di sollievo, allora era impegnato in altro e non avevo scordato nulla.
«Buona fortuna, non ti invidio.» Mormorai divertito sentendo dall'altra parte della cornetta un lamento vocale del ragazzo: mi immaginai i suoi occhi compiere un piccolo giro, mentre le sue labbra si corrucciavano in un piccolo broncio infastidito, magari speranzoso che io arrivassi a salvarlo.
«Noi ci vediamo questa sera allora, giusto?», decisi di sfidare la fortuna proponendo una cena da me per quella sera, rimanendo però sull' vago, in modo da salvarmi se in caso di altri programmi, ma la mia intuizione sembrò giusta e Wooyoung rispose positivamente, avvisandomi sul suo orario di arrivo da me. Allora era vero che nessuno dei due aveva seriamente proposto un invito per San Valentino, eravamo così persi nel presente che ci scordavamo addirittura di certi dettagli.
«Certo, tanto io rimango qua a casa oggi. Allora a questa sera» salutai con tono dolce e speranzoso di vederlo al più presto e Wooyoung sembrò ricambiare il tono sdolcinato che mi era uscito, chiudendo subito dopo la chiamata. Rimasi qualche istate ad ascoltare il suono vuoto della chiamata chiusa, con un sorriso divertito sul volto alzandomi poco dopo essermi ripreso. Mi spostai subito dopo verso il salotto, ancora con lo sguardo fisso sul cellulare acceso, mentre osservavo quella dannata data che avevo per tanto sognato di passarla con lui, il mio piccolo Wooyoung che in quegli anni era cresciuto moltissimo, senza di me e mi rammaricavo della mia assenza al suo fianco. Il mio sguardo passò velocemente dallo schermo ad una scatola sopra al tavolo. Delicatamente passai le dita sulla confezione di cartone, aprendone lentamente un lato, come se avessi il terrore di svegliarne il contenuto: l'oggetto in legno venne colpito dalla pigra luce invernale che rivelò il pallido colore del bambù lavorato e i suoi raffinati dettagli che andavo a comporre un delicato giradischi di ottima qualità. L'edizione delicata e limitata era stata messa in vendita per un breve periodo in Germania, e fin da subito il mio interesse per l'oggetto era scattato. La mia mente, fin dal primo instante, aveva adocchiato il giradischi, immaginandolo a Seoul con me e Wooyoung mentre pigramente lo ascoltavamo, magari immersi nelle vostre piccole sedute di lettura, o in qualche sera di noia in cui lo convincevo a compiere qualche piccolo passo di ballo con me. Mi ero innamorato di quel giradischi a primo sguardo, dell'idea rassicurante che mi aveva donato riguardo al futuro e così lo comprai. Comprai quel dannato giradischi come un promemoria del futuro che avrei potuto ottenere con Wooyoung. Assieme avevo comprato un paio di vinili che potevano rientrare nei gusti di Wooyoung, ossia qualche vecchia edizione di un paio di gruppi musicali che seguiva con un certo interesse, innescatogli dai genitori fin da piccolo. Osservai il piccolo angolo di copertina che sbucava da sotto il giradischi, il colore vivace mi catturò l'attenzione per qualche momento, mentre iniziavo a pensare ad una probabile reazione di Wooyoung alla vista di quel regalo. Fino a quel momento le mie aspettative erano rimaste positive, avevo comprato tutto quello in buona fede, per fargli tornare in mente gli anni del passato: della sua infanzia spesa con i suoi genitori e delle nostre giornate estive riempite da quelle canzoni, ma era giusto che fossi io a ricordargli tutto quello? Non poteva magari apparire come un sforzature da parte mia? Chi ero infondo io per ricordargli un passato che avevo abbandonato senza batter ciglio? Lo avevo sacrificato davanti a lui in modo egoista per il futuro, un futuro troppo lontano e incerto per noi. Ora ero tornato e avevo esatto fin dal primo istante la nostra vecchia quotidianità come se nulla fosse, anche se lentamente e non esplicitamente, ma lo avevo sempre desiderato e forse tutto quello era troppo. Nel giro di cinque minuti mi trovai azzerato, completamento vuoto e ad un punto di totale assenza, il mio corpo si stava ritrovando invaso da una sensazione di ansia e inquietudine mentre rimanevo ad osservare il regalo che tanto avevo desiderato dargli.
"Sono uno stupido", pensai in quel momento, capendo come stessi esagerando tutto per l'ennesima volta. Wooyoung in tre mesi non si era posto il problema di domandare un chiarimento sulla nostra relazione e ne sembrava felice, al massimo quella sera sarebbe arrivato li a cuor leggero, sperando in una serata tranquilla spesa tra chiacchiere e cibo, come negli ultimi mesi. La mente si bloccò totalmente, mi fece un brutto scherzo e iniziò a notare dettagli che non avevo mai voluto considerare: la lontananza fisica, quella casualità fra noi e la poca serietà in programmi speciali. Le mura di casa mia ad un tratto apparvero più spesse, soffocanti e vertiginose con il loro colore chiaro, silenzioso e assordante nello stesso tempo; il fiato mi venne a mancare e per poco non svenni, le miei gambe corsero fuori dall'appartamento e mi trascinarono in strada. Boccheggiai un paio di volte con la bocca prima di poter muovere nuovamente un passo. Quei pensieri violenti e vertiginosi mi avevano popolato la testa ed avevo bisogno di una distrazione, qualcosa che mi calmasse. Pensai a Wooyoung come mio posto sicuro, pensai al suo odore e a come mi avrebbe fatto sentire un po' più amato, meno stupido, per quelle mie complicazioni. Non potendo vederlo, immerso nella vergogna dei miei atti e pensieri, mi rifugiai nel luogo che più poteva avvicinarmi a lui, ossia il suo negozio preferito di fiori.
Venni accolto in quel piccolo antro di colori spumeggianti con un delicato e vivace odore di gigli, il sorriso del proprietario fu accennato come al solito ma non mi soffermai su quel dettaglio, immergendomi in uno dei piccoli corridoi creati dai fiori, in cerca di qualche segno rassicurante. La mia disperazione mi accompagnò ciecamente al bancone dei Narcisi. I delicati fiori si presentavano sicuri di se, pieni di bellezza e fascino nascosto, apparivano così solidi con i loro petali slanciati e sodi, quasi impiegabili; eppure bastava un gesto poco più rude per spezzarli e rovinarli.
«Mio piccolo Narciso, che ti ho fatto? Ti ho perso per sempre?», domandai con tono languido e abbattuto al fiore che le mie dita stavano accarezzando. Rimasi ad osservare i petali candidi con speranza, pregai che mi venne data una risposta al più presto, non importava da chi, se dal fiore o dal mio Narciso, desideravo una piccola guida che mi aiutasse a trovare una soluzione da tutto quella confusione. Non so se venni ascoltato dal cielo seriamente o fu solo che destino, ma potei ammirare la mia piccola risposta a pochi metri da me, immersa nel blu più totale dei Delphimium, mentre scrutava con i suoi occhi tra i vari boccioli, caricandone il più fresco. Wooyoung non mi aveva notato, una mimosa copriva il passaggio fra noi due, ma potevo ammirare con tranquillità il mio amato tutto preso da quei fiori. Mi bastò guardarlo in segreto quei pochi attimi per sentirmi rassicurato, con lui tutte le mie preoccupazioni venivano annebbiate, un senso di calore e familiarità mi permise per un breve istante di pensare: Wooyoung non era mai stato da meno però, pensava al mio stesso modo e non poteva che aver reagito a San Valentino nel mio stesso modo, ossia pensando al significato del regalo, che fosse costoso o meno non importava. Il mio breve momento di tranquillità venne interrotto da una sensazione ambigua che capì solo quando mi voltai: ad osservarmi poco distante c'era Yunho, aveva un'espressione strana, un misto tra il nervoso e il panico, come se non volesse che io e Wooyoung ci vedemmo in quel luogo. Il ragazzo mi fece un leggero cenno con il capo per farmi intendere di spostarmi, allora era vero che non voleva farci incontrare li. Non volevo chiedere il perché, mi nascosi solamente dietro alla grande mimosa in attesa di essere solo. Tesi l'orecchio ed ascoltai i discorsi di quei due, scoprendo le intenzioni del ragazzo per il mio regalo di San Valentino. Mi sentì rassicurato sentirlo parlare di libri e fiori, per lui avevano ancora un significato importante e ci teneva a condividerlo con me. Mi volli aggrappare disperatamente a quell'ultima briciola di protezione che era nata alla vista del mio amato e di impulsò comprai un piccolo Narciso, il quale mi tenne compagnia per il resto della giornata, stretto nella mia mano, delicato ma coperto da un'aurea di sicurezza che potevo solo che invidiare, era proprio come Wooyoung, rispecchiava alla perfezione cosa non era. Mi sedetti sfinito da quel turbinio di emozioni su un'altalena del pacchetto vicino a casa mia, per fortuna vuoto a causa del freddo della giornata, ma per me non era un problema, mi trovavo bene li da solo, in compagnia con quel delicato fiore, il simbolo di chi amavo. Accarezzavo i petali del fiore timidamente, come se stessi accarezzando il viso addormentato di Wooyoung, gli rivolgevo timide parole, piccoli "Ti amo" sussurrati troppo precariamente per essere detti di persona. Ero da solo in quel parco desolato, accompagnato da due nemici invincibili: L'angoscia e il Narciso; uno combatteva contro l'altro, creando uno spaventoso equilibrio dentro di me pronto ad infrangersi in qualunque momento. Quella tempesta venne interrotta, cessata con il suono di una parola, ma non fu neppure essa il motivo, ma fu la voce. Le mie ansie riguardo a quanto Wooyoung fosse coinvolto nei sentimenti tra noi due e la rassicurazione che la sua persona mi trasmetteva si placarono, scomparvero, la mia mente tornò in silenzio e più leggera.
«San?»
Spazio Autrice:
Come avete scoperto ho voluto inserire entrambi i due punti di vista, spero vi stia piacendo 🤍
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Egeo Woosan
Fiksi PenggemarWooyoung e San hanno vent'anni ed entrambi abitano a Seoul. Si incontrano un giorno sul treno per puro caso e fin da subito nasce un interesse l'uno nei confronti dell'altro, ma si lasciano senza nomi o collegamenti per ritrovarsi, San ha solo un pi...
