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𝑾𝒐𝒐𝒚𝒐𝒖𝒏𝒈

La stazione appena fuori Seoul era illuminata semplicemente dal tramonto di quel giorno, i lampioni non si erano ancora sforzati di accendersi e compiere il loro quotidiano lavoro. Il cielo era ricoperto di un leggero strato di nuvole, colorate da tinte accese e vivaci, leggermente opacizzate dalla foschia giornaliera della città.
Mi stavo dondolando sui talloni, compiacendomi di quella vista eccezionale, rilassante che metteva a tacere tutti i miei pensieri.
La mia compagnia era solamente una leggera abbrezza che girava indisturbata tra me e i corpi di altre due figure: un barbone addormentato sulla panchina e una giovane ragazza in divisa di lavoro alla mia destra. Era immersa nella sua musica, con le cuffie nere e fine, che le andavano a trattenere i capelli raccolti in modo ozioso e scompigliato in una coda mal fatta grazie alle ultime energie della giornata.
Così mi sentivo.
Mi sentivo quella coda malfatta e triste, che è pesante per qualcuno e malconcia, che non vedeva l'ora di slegarsi.

Il primo passo sul treno vuoto, che arrivò dopo poco, lo fece proprio quella stessa ragazza, andandosi a sedere, abbandonandosi, su un sedile bianco, con un sospiro sfuggito dalle sue labbra fini.
L'atmosfera nel vagone era rilassante e pacata, l'unica luce era sempre quella del tramonto che colorava il vagone bianco di pesca, con i suoi ultimi raggi della giornata. Sembrava voler consolare tutti quanti in quel vagone, percepivo quella serenità momentanea come una pacca sulla spalla seguito dal "Tutto andrà in meglio", e lo speravo disperatamente. Decisi di scegliere un posto da due vicino ad una delle due porte posteriori, in modo da potermi gustare il paesaggio dei campi un'ultima volta prima di tornare alla città, con i suoi palazzi slanciati, il suo cemento grigio, le persone sempre di corsa e i parchi rinchiusi e rimpiccioliti dai quei vertiginosi palazzi argentati. Mi abbandonai felicemente su uno dei sedili, mentre in sottofondo suonava, dagli altoparlanti della cabina, "Joan of Arc." Di Barnes Blvd.
In silenzio estrassi dalla tasca interna della giacca autunnale un libricino, ormai distrutto da quante volte usato, sfogliai con le dita, velocemente, le pagine ingiallite fino ad arrivare al segno inserito, era un piccolo papavero secco che fungeva da utilizzo per molte cose, lo avevo da anni. Ogni pagina era carica di sottolineature, appunti, impressioni e sentimenti, alcune parti si faticavano a leggere a causa della mia pesante e disordinata calligrafia, ma non importava, era un pezzo di me quel piccolo oggetto.
Mi presi quella scarsa ora di viaggio per rileggermi alcuni passi importanti del racconto, o semplicemente sfogliavo le pagine per rileggere i miei appunti, per riscoprirmi, come dicevo io. Ogni tanto succedeva che prendessi un libro a caso e rileggessi i miei pensieri soltanto per voler notare la crescita di me stesso.

« Ricordo il giorno e l'ora in cui il mio sguardo si posò per la prima volta sul ragazzo che doveva diventare la fonte della mia più grande felicità e della mia più totale disperazione.¹»

Una voce gentile interruppe i miei pensieri, forzandomi ad alzare il capo verso di essa e lì, in piedi, di fronte ai due posti, c'era un ragazzo con un sorriso gentile, da cui nascevano due fossette ai lati, profonde come una valle. I suoi occhi erano due tagli netti sulla pelle, che inseguivano il suo sorriso e sprizzavano la stessa gentilezza di esso, anche se nascosti dal ciuffo nero che gli ricadeva in viso. Aveva appena citato una di quelle frasi importanti del mio libro e mi affascinò immediatamente.

« "L'amico ritrovato", di Uhlman. É un bel libro, hai buoni gusti. Pochi leggono la narrativa occidentale del secondo dopo guerra»

Strinsi le dita attorno alla copertina del libro facendo sfuggire una smorfia di compiacimento a quel suo commento, mi ritrovai felice del fatto che mi rivolse quelle parole e lo trovai soddisfacente.
«Anche te»,
Risposi semplicemente visto che aveva citato una delle frasi, implicando il fatto che lo avesse dunque letto .
«Posso sedermi?»
Domandò gentilmente ed io acconsentii spostando i miei piedi dal secondo sedile, in modo che lui si accomodasse. Passarono pochi istanti prima che mi facesse la sua prima confessione:
«L'ho letto una volta, molti anni fa. Ma quella frase è impressa da tempo nella mia testa. Immagina vedere una persona e sentire subito quel desiderio, quella voglia ardente che ti travolge e ti fa capire che passeresti di tutto per lei, anche per un semplice sguardo. Credo che sia bellissimo provare tutto quello, perché capisci che alla fine qualcosa provi ancora, che l'amore a prima vista esista in qualche modo. Non credi?»
Mi parlò come se già ci conoscessimo da una vita e con a disposizione tutto il tempo del mondo, come se quel paesaggio esterno non stesse passando velocemente sotto i nostri occhi, assieme al crepuscolo, ormai quasi terminato. La sua voce esprimeva serenità, dolcezza. Aveva raccolto la mia piena attenzione delicatamente, come si fa con le coccinelle in giardino o i petali a terra. Ed ora era completamente sua.
Mi ritrovavo nelle sue parole poiché era esattamente quel genere si sensazione che stavo provando in quell'istante con lui.
«É una storia interessante, credo che sia da leggere ad un certo punto della propria vita. Capire che esistono certe relazioni e che sono veritiere quanto sane. Non parlerei di amore in questa.»,
«Sane?» esordì il moro accanto a me, con un sorriso soddisfatto, mi diede per un istante così fastidio che dovetti prendere fiato per alcuni istanti prima di rispondergli.
«Si, sane. La gente è troppo abituata a mettere etichette, ad etichettare le relazioni soprattutto, e non pensare che ci possano essere degli intermezzi tra di esse. Sono questioni molto ampie e non tutte le sfumature posso essere comprese ed accettate.»
Provai a spiegare cercando le parole giuste, ma la mia fermata era ormai prossima.
Il ragazzo non mi rispose, si limitò ad annuire con il capo lentamente e con aria divertita. Sicuramente avevo detto l'ennesima puttanata ed ora mi prendeva per scemo, ma ero convinto delle mie parole, tanto che dalle tasche presi uno scontrino ed una penna che tenevo sempre con me, scrissi rapidamente su di esso prima di inserirlo nel libro e lasciarlo al ragazzo, in modo che comprendesse i miei pensieri.
Era già la mia fermata.
I suoi occhi si illuminarono appena posai sulle sue mani pallide il libricino stropicciato.
«Portatelo dietro sempre, appena ci rivedremo me lo ridarai»
Dissi semplicemente, senza mezzi termini, nomi o saluti. Semplicemente dissi addio a quella parte di me, l'affidai al ragazzo come poco prima feci con la mia attenzione. Scesi alla mia fermata tranquillamente, camminando quasi velocemente. Non mi resi conto del legame che avevo appena instaurato con quello sconosciuto, di come ci saremmo rincorsi entrambi in futuro a causa di quel libro.

Spazio autrice:

Salve a tutti, ecco pubblicato finalmente il primo capito di questa storia.
Sono molto agitata riguardo alla pubblicazione dei capitoli futuri, poiché non ancora "testati".
Spero che l'inizio sia stato di vostro gradimento e che il continuo lo sarà ancora di più.

Durante la lettura vi vorrei chiedere un piccolo favore. Sapete, quando si scrive si sa già a grandi linee lo sviluppo del capitolo e la mente, assieme agli occhi, corre, lasciando indietro errori.
La mia richiesta per voi è la seguente, ossia di lasciare un piccolo commento con un‼️dove è presente un errore di battitura, in modo che io lo possa individuare con facilità.

Mentre per le parti a voi preferite, se volete farmelo sapere ovviamente, lasciate un commento con una ⭐ affianco alla frase o parola che vi ha colpito.

Ovviamente spero di leggere anche le vostre impressioni nei commenti a fine di ogni capitolo, magari interagire anche con dei vostri pensieri a riguardo di come userò certe tematiche di vari libri che io ho letto ed ho inserito nella storia.

A fine di ogni capitolo, subito dopo lo Spazio autrice lascerò una piccola Bibliografia dove potrete trovare tutte le opere usate durante la storia 💖

Bibliografia

1. "L'amico ritrovato", Fred Uhlman, 1986

Egeo WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora