𝐕𝐈

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𝑺𝒂𝒏

La città quella mattina era ricoperta da un pesante strato di nuvole grigie, minacciose e pronte a fare scrosciare tutta l'acqua del mondo in un solo istante sulla città di Seul. Lasciavano filtrare una luce tenue e soporifera che si faceva spazio tra quelle stesse nubi solamente a fasci, quando veniva aiutata dal vento che spostava l'ostacolo. Erano appena le 7 quando indossai la giacca nera, assieme alla mascherina, viste le probabili polveri sottili che sarebbero rimasta intrappolate nell'aria di quel giorno. Ero pronto ad uscire per la mia camminata mattutina, quando mi ricordai del regalo che mi aveva spedito il giorno prima il ragazzo. Era ancora adagiato sul tavolino in salotto, sotto la luce che entrava dal vetro appannato. Mi avvicinai e lo raccolsi, sistemandolo comodamente in tasca con una penna, ma nello stesso istante mi balzò in testa un'idea niente male: perché doveva essere sempre lui a lasciarmi qualcosa? Anche io potevo dargli qualcosa di mio. Così andai alla mia libreria e scorsi velocemente i titoli dei miei libri preferiti, finendo con lo sguardo su un libricino giallo. Lo estrassi dalla pila impolverata di libri e lo riposi nella mia tasca, assieme a Demian,
per poi con un sospiro uscire di casa, tirandomi dietro la porta fino a farla chiudere. Camminai fino in centro città con calma, sfilando tra i palazzi già popolati da lavoratori che camminavano senza sosta, godendomi i rumori mattinieri del posto: le serrande che si alzavano, i proprietari dei negozi che si salutavano e si fermavano a scambiarsi qualche parola. L'odore del pane e dei dolci invadevano la strada, portando chi passeggiava a fermarsi qualche istante e comprare la colazione. Io camminavo godendomi tutto quello, cercando un parco che mi ispirasse a sedermi e a leggere, ma non lo trovai, perciò decisi di allungare il mio percorso e passare davanti alla libreria in cui sapevo che il moro lavorava, la cui via portava giusto ad un parchetto poco disturbato. Per fortuna a quelle ore non c'era lui all'interno, perciò mi permisi di entrare e salutai con un sorriso il vecchio proprietario.
«So che un mio amico lavora qua, dovrebbe avere il turno dopo pranzo, potrei lasciargli qua questo?» domandai gentilmente al signore che mi sorrise dandomi una risposta affermativa. Estrassi dalla tasca il testo scelto: era una raccolta di poesia giapponesi, Haiku, di Natsume Sōseki, "Prima dell'alba". Avevo avuto l'occasione di leggerlo e di appassionarmi agli Haiku durante i miei anni in Germania, grazie ad un mio amore giapponese, che mi introdusse nella letteratura orientale senza troppe fatiche. Ora volevo condividere quella parte di me con lui.
Rimasi a girovagare per il negozio, mentre il proprietario mi raccontava qualche aneddoto su qualche libro abbandonato su quegli scaffali, lo ascoltavo con piacere: Molti libri erano stati abbandonati in giro per la città, ma alcuni avevano storie nascoste, per esempio un vecchio libro polveroso arrivava dall'America, li grazie ad un soldato americano che lo regalò alla sua amata durante gli anni della seconda guerra mondiale; un altro era stato lasciato lì a causa di un amore finito, su cui si potevano leggere ancora le dediche d'amore dei due giovani. Mi facevo indicare i più vecchi, quelli con le storie più bizzarre, i più esotici e i meno belli. Ad una certa chiesi se il ragazzo leggesse qualcosa di preciso lì e l'uomo mi fece segno di no. «Quel ragazzo ama leggere tutto indipendente da cosa si trovi davanti, anche se ha un debole per Hesse, devo ammettere di averlo notato.»
A quella informazione mi avvicinai ad uno scaffale, poco più in basso di me, e vidi varie versioni dei libri di Hesse. Decisi di estrarre il "Narciso e Boccadoro" sfogliandolo assiduamente per qualche istante, fino a catturare una nota sul bordo della pagina, accanto ad una sottolineatura. Era la calligrafia del moro, la riconoscevo ad occhio ormai, che cosa romantica.
Senza farmi notare presi la penna ed andai a sfogliare le pagine a metà libro, finché non trovai ciò che cercavo e li sottolineai, lasciando un piccolo orecchio alla pagina. Sicuramente il ragazzo lo avrebbe scovato, era brillante. Riposi il libro al suo posto prima di salutare un'ultima volta il signore ed uscire dal locale per andare a concludere la passeggiata.

Il pranzo lo passai da solo, immerso nei miei inutili pensieri, eppure ero incapace di smettere di pensare al ragazzo, troppo curioso, quanto intimorito, di sapere qualcosa di nuovo su di lui. Un nome, un cognome, un numero, qualcosa che lo potesse ricondurre ad un'identità. Ripensai alla libreria e ai suoi libri pesanti ed impolverati, a quel "Narciso e Boccadoro" preso nelle mie mani, ecco! Lui era decisamente un Narciso: con la sua bellezza particolare, con i suoi modi la intellettuale, persona calma e diligente, sempre rinchiuso nel suo sapere. Io ero decisamente più riconoscibile in Boccadoro, con il romanticismo che scorreva nelle vene, la voglia impulsiva di farmi trascinare in un amore tormentato e travolgente, partire per viaggi, voler conoscere il più possibile di persona e non attraverso i libri. Mi ritornò alla memoria la mia amata Germania in quegli istanti, quella fresca e dai colori vivaci e spumeggianti, come la sua popolazione. Magari avrei potuto farmi spedire dei libri da mio padre, per assaporare meglio i ricordi e regalarne qualcuno al mio Narciso.
A quei pensieri rimasi ad osservare in modo contemplativo il mio cellulare, acceso sulla schermata di chiamata. Lessi nella mia mente troppe volte il numero di mio padre, sperando di cambiare idea sul chiamarlo, ma non lo feci. Ero cieco d'amore per quel ragazzo, tanto da andare a disturbare mio padre di prima mattina.
Dovetti attendere un paio di squilli prima di sentire la sua voce bassa rispondere con un "Guten Morgen" pesantemente marcato dall'accento tedesco.
«Buongiorno anche a te papà, disturbo?»
No, disse. Non lo disturbavo mai. Quell'uomo era sempre stata una figura autoritaria su di me, eppure aveva sempre riservato gentilezza verso i miei confronti, supportandomi in molte mie scelte di vita, ci eravamo stati vicini dopo la morte di mia madre, a nostro modo, ma entrambi me eravate stati aiutati.
La conversazione si dilungò più di quanto potei immaginarmi, provai un senso si nostalgia a parlare con lui, a chiedere come procedeva il lavoro, come stesse la sua nuova moglie. Parlammo per quasi un paio d'ore prima di chiudere la telefonata, in cui mi aveva promesso che mi avrebbe spedito i libri e scritto quando sarebbe stato nuovamente in città a Seul.
Ormai era pomeriggio inoltrato quando mi ritrovai al parco centrale di Seul, sotto il gazebo fiorito di rose. Ripensai alle parole di Hongjoong per qualche istante e subito dopo al mio bellissimo Narciso, che sarebbe parso un incanto seduto sotto quei fiori a leggere un suo solito libro, con un paio di matite colorate in mano. Probabilmente un giorno sarebbe stato realtà.
Perso nei miei pensieri, notai Yeosang uscire da un fioraio lì vicino, aveva una mano in bouquet di gigli colore lavanda, abbinati ad alcuni bianchi. Era la prima volta che lo vedevo così emozionato di compare qualcosa, dei fiori poi, ma non dissi nulla, né mi avvicinai. Rimasi con lo sguardo a seguire i suoi passi mentre le sue esili braccia stringevano al busto il mazzo di fiori. A chi doveva regalarli? Yeosang faceva poco per sé stesso.
Però, vedere il mio amico li, mi diede un'idea. Non entrati dal fioraio, per un solo fiore mi avrebbero fatto troppe storie, oltre che un costo salato, preferii andare in fine zone del parco che erano state disseminate da fiori e lasciate incolte, in modo che crescessero tutti in modo selvatico. Era il mio posto preferito, si potevano trovare così tante varietà di fiori che si rimaneva storditi dai mille colori e profumi. Vagai insistentemente prima di trovare il piccolo boccio prescelto, ossia un Narciso. Era il periodo di fioritura di quel fiore, perciò non mi sorprese di averlo trovato anche lì.
Delicatamente lo deposi all'interno del libro blu e lo lasciai lì, ad essiccare per qualche giorno. Magari sarei riuscito a legarci un biglietto al prossimo libro che avrei spedito al mio Narciso.




Spazio autrice:

Grazie per aver letto anche questo capitolo, spero vi sia piaciuto e spero di vedere tante ⭐ e pochi ‼️


Bibliografia:

- "Prima dell'alba", Natsume Sōseki, haiku
- "Demian", Herman Hesse, 1919
- "Narciso e Boccadoro", Hermann Hesse, 1930

Egeo WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora