"𝑺𝒂𝒏 𝑽𝒂𝒍𝒆𝒏𝒕𝒊𝒏𝒐 𝒊𝒔 𝒄𝒐𝒎𝒊𝒏𝒈"
𝐒𝐚𝐧
La mia schiena si raddrizzò in automatico, guidata dalla voce del ragazzo, quando mi voltai verso di lui non potei che alzarmi in piedi e ammirarlo imbarazzato, con ancora il fiore tra le mie dita gelide. Lo sguardo di Wooyoung cadde fra le mie mani e la stessa cosa fece il mio: Entrambi rimanemmo in silenzio ad ammirare i fiori che l'altro possedeva gelosamente fra la sua presa sicura. Fui il primo ad alzare lo sguardo e potei catturare un delicato doppio battito di palpebre da parte del ragazzo, mi nacque un sorriso innocente sulle labbra, proprio come il suo sguardo imbarazzato alla vista del mio fiore. Non ci pensai neppure una volta ed alzai il braccio verso di lui, porgendogli il fiore delicatamente.
«Mi mancavi», “e allora ti ho ricercato nei fiori” avrei voluto aggiungere, ma le parole mi morire in bocca, la paura di essere troppo, di richiedere l'oltre mi fermò, mi lasciò a bocca asciutta sotto lo sguardo del ragazzo.
«Tutto bene?», mentii ed annuii timidamente, ma era inutile con lui e mi ripetè la domanda con tono più gentile, avvicinandosi di qualche passo a me, tanto che potei sentire il suo odore. In cinque anni era rimasto quello, da libri vecchi mischiato a qualche fragranza di fiori, delicato e così perfetto per lui che invidiavo la perfezione con cui si modellava sul ragazzo, avrei voluto fare la stessa cosa io. All'improvviso capii: per quanto il tempo fosse passato per tutti, compresi noi due, piccoli dettagli erano rimasti uguali e il nostro interesse l'uno per l'altro era rimasto come quel profumo, immutabile.
«Ora sto bene, davvero.»
«Devi aver freddo, sei stato fuori fino ad ora? San, guarda che ti ammali così», le lamentele dolci di Wooyoung mi fecero sorridere e mi lasciai sistemare la giacca e la sciarpa da lui, era adorabile.
«Cosa facevi qua fuori?» Domandò il moro dopo aver tolto le mani dalla mia giacca, quasi mi dispiacque, trovavo tenero e rassicurante quel Wooyoung invadente, totalmente a suo agio che si lasciava andare a piccoli gesti. L'espressione che si creò sul suo viso a quella sua realizzazione mi fece sorridere, ma potei, tristemente, ben intendere come per entrambi la normalità fosse ancora ben distante.
«Avevo per la testa molti pensieri e avevo bisogno di schiarirli»,
«Ci sei riuscito?», annuii ricordandomi del nostro piccolo incontro dal fioraio, in cui tutti i miei pensieri si nascosero.
«Si» risposi sorridendo a quella piccola immagine segreta di lui che avrei custodito gelosamente.
«Bene»;
«Non mi chiedi a cosa pensavo?», negò leggermente con il capo.
«Ci sono alcune cose che non vorresti dire ed io non vorrei dire a te, non voglio essere sforzato a dirle e immagino che per te sia lo stesso.»
«Cosa non mi dovresti dire?» Quella sua risposta mandò in confusione la mia calma interiore, sconvolgendo la mia più piccola speranza di trovare con un punto di incontro in quella strana relazione.
«Tipo...»
«Tipo?»
«Cosa ci sia nella borsa» rispose sorridendo divertito, probabilmente nell'avermi visto così serio, tornai a respirare con uno sbuffo che venne ben presto accolto nella risata acuta di Wooyoung, il palmo della sua mano mi colpì una spalla, fermandosi li, stringendo leggermente il bordo della giacca mentre i suoi occhi guardavano i miei divertiti.
«Sei diventato così serio, ma stavo solo scherzando. Abbiamo promesso sincerità assoluta da molti anni, ma ugualmente non voglio sforzarti a dire nulla, verrà il tempo adatto per dirlo, ok?».
«Stavo pensavo a quanto odio non definire le cose.» Mormorai dopo un paio di istanti di silenzio, rivelando i miei pensieri.
«Non definire cosa?», gli occhi di Wooyoung vagarono sul mio viso qualche momento fermandosi sui miei alla fine, ora aveva lui in volto l'espressione seria e preoccupata. Presi un respiro profondo, prendendo per mano il moro prima di parlare. Le mie dita erano attraversate da un lieve tremolio, la mia voce era bloccata in fondo alla gola ma dovevo dirlo per capire. Io e Wooyoung cosa eravamo? Dopo cinque anni di divisione potevamo ancora avere un futuro? Potevamo tornare come prima? Non volevo ripercorrere l'errore del silenzio come anni prima, perciò in quel momento dovevo prendere forza e parlare.
«Noi due, insomma..» mi interruppi da solo con un sospiro nervoso, stringendo ed accarezzando le mani tiepide del mio amato.
«Cinque.. no, sei, ormai, anni fa ero terrorizzato dal chiedere una definizione di noi. Nessuno dei due la voleva realmente in quel periodo e forse è stato meglio così, ma ora non voglio ripetere la stessa storia, siamo due persone diverse da quelle di sei anni fa, ci meritiamo un trattamento diverso e mi serve saperlo.»
Wooyoung mi ascoltava in silenzio, osservandomi con i suoi occhi neri e profondi che sapevano già tutto, sapevano perfettamente cosa volessi dire, ma il ragazzo voleva sentirmelo pronunciare. Non trovai forza per dire esplicitamente quelle poche parole, perciò ricorsi ad una citazione che mi sembrava adeguata per noi due.
« Capita che sfiori la vita di qualcuno, ti innamori e decidi che la cosa più importante è toccarlo, viverlo, convivere le malinconie e le inquietudini, arrivare a riconoscersi nello sguardo dell'altro, sentire che non ne potrai più fare a meno..»
Le labbra di Wooyoung rincorsero le mie, permettendosi di sovrastare l'ultima parte della frase, completandola in modo personale e vostro.
«E cosa importa se per avere tutto questo devi aspettare cinque anni e sei mesi, notti comprese? Non importa assolutamente, perché sei tornato e questo è l'importante.»
«Vuoi stare con me, Wooyoung?» La domanda mi sfuggì dalle labbra di slancio, capendo come lui stesse provando i miei sentimenti da sempre. Un imbarazzo intimo mi investì, come avevo anche solo osato mettere in dubbio quel ragazzo? Per me aveva sacrificato così tanto e non si meritava il dubbio.
Alla mia domanda non ci fu nessuna risposta, ma solo un cenno di capo, accompagnato da un timido sorriso spontaneo del bel ragazzo. Aveva accettato, ne sembrava felice e anche io ne ero, finalmente avevo quella piccola sicurezza, il mio corpo si rilassò e mi lasciai sfuggire una piccola risata isterica dalle labbra, con gli occhi colmi di gioia.
«Quanto mi ami?» domandai cantilenando scherzosamente,
«Proporzionale al quadrato della distanza.» rispose con aria seria Wooyoung.
«Cioè?» chiesi abbastanza confuso dalla sua risposta immediata e singolare.
«Che ti amo se mi stai addosso, un po' meno se stai a casa tua e un cazzo se stai in un altro continente.» replicò sghignazzando.
La spiegazione mi venne data nel giro di pochi istanti, rivelandosi più che onesta e non potei che tornare al mia piccola risata isterica. Era stato un colpo basso, ma me lo ero meritato dopo tutto quello che gli avevo fatto passare.
«San? Tutto o..» Non lasciai finire frase al ragazzo che gli cinsi la vita con un braccio e lo avvicinai spingendo le mie labbra sulle sue, così felice di assaporare la loro dolcezza e delicatezza con cui ricambiavano anche il più piccolo dei baci. Ero concentrato su quel leggero e privato dettaglio quando sentì i suoi polpastrelli accarezzare il bordo del mio orecchio, addentrandosi lentamente fra le ciocche nere dei miei capelli, mentre la mia guancia veniva accarezzata dal suo pollice, pigramente e delicatamente.
«Da dove salta fuori tutta questa insicurezza di oggi, Choi?» Wooyoung mi pose la domanda quando rimanemmo uno con la fronte appoggiata all'altro, in cerca di quello spazio e personale e privato condiviso, come il vostro silenzio.
«Il regalo che ho scelto per te oggi è qualcosa che custodisce un significato profondo, personale. Mi è salito oggi il dubbio che magari non era adeguato, si spingeva oltre alla nostra situazione, che fosse il punto di non ritorno per allontanarti da me essendo troppo, insomma potrei ben capirlo infondo dopo cinque anni me ne ricompaio a caso nella libreria ed esigo di riaverti mio, solo con me, mi sarei menato da solo, insomma.»
Il palmo di Wooyoung mi coprì la bocca, bloccando il flusso dei pensieri che stavano traboccando senza sosta dalle mie labbra. Alzai lo sguardo sul ragazzo che si era scostato da me, non disse nulla, si limitò ad alzare il sacchetto di plastica da dove spuntava un fiore. Riconobbi il colore brillante che gli avevo visto studiare quel pomeriggio in mezzo ai fiori, era accompagnato da un libricino dalla copertina illuminata di giallo, un giallo familiare a me. Afferrai fra le mani il fiore e il libro, li osservai qualche istante.
«Buon San Valentino, San.» Furono le uniche parole che accompagnarono quei piccoli doni, carichi di significato. Mi sedetti sull'altalena mentre accarezzavo i piccoli petali cobalto dei fiori, sbocciati timidamente ma duraturi, esattamente come quel sentimento tra me e Wooyoung.
«Sai, ho approfondito un po' la cultura degli Haiku e questa raccolta di Basho mi è piaciuta molto, so che ami particolarmente Soseki, difatti ero tentato di compare qualcosa di suo, ma qualcosa di legato personalmente a me so che non ti dispiace.»
Accarezzai le pagine del libro nuovo e aperto a tutti i miei appunti, potevo considerarmi oltre ogni limite felice.
«Grazie» mormorai non trovando parola migliore per esprimere la mia gratitudine verso il ragazzo, che come sempre aveva mantenuto a mente e a cuore quei piccoli dettagli.
«Quindi hai approfondito la poesia giapponese?» Domandai appena si sedette sull' altalena al mio fianco, cogliendo la sua volontà di rimanere ancora un po' fuori, per quanto la notte avesse portato il freddo. Ormai era ora di cena e il cielo si era tinto dei soliti toni scuri, illuminato solamente da una pallida luna. Rimanemmo quieti qualche minuto, totalmente a nostro agio in quel silenzio intimo che solamente con l'altro potevamo provare, la nostra prima e più importante connessione.
Non sprecammo molte altre parole per quel giorno, mi bastarono quei momenti al parco per capire che non mi sarei mai più dovuto preoccupare di nulla.
«La luna è bella, vero?» Domandò Wooyoung, rimanendo ad ammirare con il naso all'insù il piccolo satellite splendente nel buio più totale. Il viso del ragazzo era baciato, definito, da quella delicata luce pallida che gli donava un aurea eterea e intima, era qualcosa di cui solo io avrei mai potuto godere. I miei occhi rimasero incantati sul ragazzo, incapaci di spostarsi e con un leggero sussurro gli risposi poco dopo:
«Lo è sempre stata.»
Spazio Autrice:
Riguardo alla conclusione di questa extra volevo chiarire il perché della "citazione", anche se suppongo che molto di voi lo sappiano.
Si chiama allusione letteraria. L'autore Natsume Soseki, insegnando inglese, avrebbe visto un suo studente tradurre "ti amo" parola per parola, in giapponese 我 君 を 愛 す (ware kimi o aisu). Soseki ha detto allo studente di tradurlo invece come "la luna è bella, vero?". Questo perché le persone in Giappone erano molto più riservate all'epoca e esitavano a esprimere i loro sentimenti in modo così diretto.
Si può dire anche "posso morire per te" come traduzione giapponese di "Ti amo". Quindi oggi per dire “ti amo” a qualcuno si dice “la luna è molto bella, vero?” e in risposta a questo “posso morire per te” o, citando il manga the silent voice, “lo è sempre stata”.
E dopo aver illustrato questa piccola curiosità vi ringrazio per aver letto questo extra, spero vi sia piaciuto e spero di vedere tante ⭐ e pochi ‼️
Buon San Valentino a tutti e grazie di aver letto l'extra di Egeo 🤍
Bibliografia:
• “L'amore ai tempi del colera”, Gabriel Garcia Marquez
• “Il genio non esiste ( a volte è un'idiota)” Barbascura X
(Cit: "Proporzionale al quadrato della distanza")
STAI LEGGENDO
Egeo Woosan
أدب الهواةWooyoung e San hanno vent'anni ed entrambi abitano a Seoul. Si incontrano un giorno sul treno per puro caso e fin da subito nasce un interesse l'uno nei confronti dell'altro, ma si lasciano senza nomi o collegamenti per ritrovarsi, San ha solo un pi...
