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𝑺𝒂𝒏

«Choi San»
batté sulla tastiera del computer, con le sue dita tozze e incallite prima di rivolgermi un sorriso gentile.
«L'anno scolastico sta terminando ormai, hai già idee su quale percorso universitario seguirai, concluso il liceo?»,
«Non proseguirò con lo studio» risposi un'espressione inespressiva, non volendo che il mio dispiacere di quella scelta travasasse e si rivelasse. «Scelta molto discutibile, i tuoi voti non sono di certo i migliori, ma avresti enormi possibilità se continuassi.»,
«La mia famiglia non può permettersi un'università qua. Probabilmente se continuassi gli studi, non avverrebbe in corea, ma in Germania. »
Lo sguardo del coordinatore si rese più serio e si limitò ad annuire, eccola lì la pena che facevo agli altri, quando ricordavano che ero un bambino abbandonato a sé stesso da madre e padre. Per fortuna quella seduta finì presto e non dovetti più ripeterla negli anni successivi, chiamandomi fuori dallo studio. Al tempo vivevo in un quartiere nella periferia di Seoul, in uno di quei condomini degli anni 70 in cui è già un miracolo se l'acqua che esce è pulita. Mi ero trasferito li ai miei 15 anni, poco dopo la morte di mia madre. La mia giovinezza era stata scandita dagli infiniti traslochi che ero stato costretto a fare a causa dei miei genitori o degli zii. A quei tempi non sapevo più dove vivevo, chi era la mia famiglia, il mio passato, mi confondevo ogni giorno. Ai miei 19 anni però ripresi i contatti con mio padre,

Quando ripensavo al mio passato vedevo un'infanzia vissuta felicemente a Busan, con i miei genitori, zii, nonni. Ma tutti quei ricordi si dissolvevano ogni volta, teletrasportandosi in Germania a Desdra, dove ero stato costretto a trasferirmi per i primi anni della mia adolescenza con i miei genitori, e dove mia madre si ammalò gravemente. Gli anni vissuti in Germania non furono i peggiori: Nella nostra villa a Desdra iniziò la mia crescita intellettuale, crebbi affiancato solamente da libri, teatro e musica, in molteplici lingue. Mia madre fu l'ispirazione che mi spinse ad appassionarmi alla letteratura occidentale. Il periodo di malattia di mia madre fu alleviato anche da un'amicizia che instaurai con un mio coetaneo, forse fu lì la prima volta in cui capii che non ero portato a relazioni leggere. Mi infatuai perdutamente di quel ragazzo, all'epoca ancora non conoscevo i miei sentimenti, non li distinguevo e per me rimasero semplice amicizia, interesse innocente. Passai così tante ore in compagnia di quel bambino che fu una tragedia, quando, ai miei 13 anni me ne dovetti dividere. Mio padre notò il mio peggioramento nello studio e decise, con il consenso di mia madre, di mandarmi in un collegio appena fuori Norimberga, dove scoprii totalmente me stesso. Il collegio maschile diviene una trappola quando sei un ragazzo in piena pubertà con evidenti desideri verso il tuo stesso sesso, così fu per me. Ci rimasi solamente un paio di anni, ma bastarono per farmi intendere la mia vera natura, approfondire le mie prime relazioni omosessuali. Il mio tempo li fu breve a causa dell'aggravarsi della malattia di mia madre, la cui mi vide solamente al suo stadio terminale, sul punto di morte. Il periodo che seguì dopo la sua sparizione fu molto strano, ma decisi di voler tornare in corea a terminare gli studi. Mio padre non pensò un solo attimo di contrastare la mia scelta, pure lui pensava fosse la scelta migliore per me. Così ai miei 15 anni tornai a Seul e andai a vivere dai miei zii. Passai da una vita di pregio ad una di sopravvivenza. Con gli anni imparai a capire di come mio zio non stesse bene a causa del gioco d'azzardo, mentre mia zia lavorava costantemente per portare dei soldi a casa, come me, che dopo gli studi correvo a lavoro per dare il mio contributo. In quattro anni riuscimmo a cambiare casa 6 volte e così feci anche con il lavoro. Ed ora stavo cercando l'ottavo, per mantenermi anche gli alimenti da solo.
I soldi che avevo chiesto al mio vecchio al compiere dei miei 19 anni li avevo in programma da molto tempo, difatti avevo già adocchiato un monolocale poco fuori il centro di Seoul, affianco alla zona universitaria, zona dove potevo trovare lavoro più facilmente e in cui mi ero fatto un paio di amicizie. La mia vita non era entusiasmante, durante il giorno tornavo da mia zia o cercavo lavoro; alla sera mi capitava di rimanere da solo a letto o finirci in compagnia con una persona casuale e passeggera, quando non ero a letto mi ritrovavo nel salotto di qualche universitario a giocare a poker per racimolare quei pochi soldi che mi servivano per arrivare a fine mese con gli alimenti. Non ne andavi fiero, ma finché non trovavo un altro lavoro, quello era la strada più onesta che avevo trovato. Fu proprio in una serata come quelle che incontrai Hongjoong, il mio migliore amico, l'unico che riuscì a tenermi testa al gioco fino all'ultimo, ma perdendo. Fu la mia prima amicizia in quel luogo, ed ora, dopo due anni, si era aggiunta anche un'altra persona.

Egeo WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora