𝐈𝐕

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𝑾𝒐𝒐𝒚𝒐𝒖𝒏𝒈

Il suono ovattato del campanello mi fece rinvenire dai miei pensieri. Ero ancora chinato dietro al bancone per prendere da uno dei cassetti più bassi una pila di fogli da compilare per il proprietario quando il suono giunse al mio orecchio.
«Buongiorno, sono subito da lei», salutai come ogni volta per farmi notare dal cliente, ma quella sera le cose andarono diversamente. Non sentii altri suoni all'infuori del campanello e della porta. Quando rialzai il capo vidi sul bancone il mio libro, proprio quello che abbandonai sul treno giorni prima.
Perché era lì? Lo riconobbi dalla copertina sgualcita e le pagine gonfie e ingiallite dal tempo.
Troppe sensazioni mi assalirono alla vista di quell'oggetto, capii solamente dopo qualche istante che era tornato da me, che il ragazzo mi aveva trovato ed era fuggito. Non feci altre domande a me stesso, corsi in strada per cercare di riconoscere le sue spalle o il suo viso ma i miei occhi non trovarono nulla nella ricerca disperata. Non vidi un solo filo della sua presenza sul marciapiede.
Mi ritrovai con un'espressione corrucciata in viso e una sensazione opprimente sul petto che quasi mi spinse a piangere in mezzo alla folla di gente che mi superava nel proprio chiassoso silenzio. Avevo perso la mia opportunità di rivedere lo sconosciuto, era già finita lì la mia avventura di cui avevo sognato tanto negli ultimi due giorni.

Quella sera pioveva e l'unico oggetto davanti a me era il libro, sistemato sul tavolo della cucina, sotto la luce diretta della lampada. Non avevo la forza di aprirlo o anche solo di realizzare che per quei giorni fosse stato in mani altrui. Però, se non c'erano segni nuovi all'interno, potevo dichiarare tutto nullo ed eliminarlo come ricordo, giusto? Le mie dita sfiorarono tremanti il ​​colore giallo della copertina, arrivando fino a raccogliere il piccolo libro dal tavolo. Gli occhi erano rapiti dalle pagine che ora stavo sfogliando velocemente, intravedendo l'evidenziatore su alcune parole, non mio; Post-it di ogni colore attaccati ai bordi delle pagine, non miei. Le mie mani si incatarono e il libro si sbilanciò, cadendo tra i miei piedi, appena tocò il suolo le pagine si aprirono, mostrando un fiore estraneo tra pagine, accompagnato da un biglietto strappato. Sorpreso riposi il libro sul ripiano e sistemai affianco i due oggetti caduti da esso. Il fiore secco era adagiato accanto a quel indirizzo di casa stampato sul bianco. Era il suo?

«Wooyoung?»

La voce di Yunho mi riprese e, quando tornai al mondo reale, mi ritrovai Yunho e Jongho davanti a me, con sguardi confusi e le mani appesantite dalle buste della cena.
«Tutto ok?» annuii con il capo, abbandonando il libro in mezzo al tavolo, troppo terrorizzato per aprirlo e leggere le novità in esso.
«Cos'è?», Jongho raccolse con le sue dita inanellate il pezzo di carta, mentre il fiore venne raccolto da Yunho, che lo studiò con attenzione e precisione, arrivando presto ad una conclusione:
«È un fiore di Delphinium. Dove l'hai trovato? ». Le parole del mio amico attirarono la mia attenzione sul fiore essiccato. Aveva ragione, non era un fiore comune in quelle zone, se non dentro ai fiorai ma era complicato ugualmente trovarli di quelle dimensioni. Non potei descrivere le sensazioni che mi appesantirono la testa, ma chiesi subito a Yunho:
«Cosa sai sul fiore?» la mia domanda parve disperata e forse lo era davvero poiché mi sentivo così sotto lo sguardo del più grande, che si prese tutto il tempo per sistemarsi seduto con la sua cena in scatola davanti a me.
Dopo aver iniziato a cenare, Yunho iniziò a parlarmi del fiore.
«Il delphinium è un fiore principalmente Europeo e può essere una semplice pianta come un fiore, è addomesticato, ma si trova in natura affianco a fiumi. Per questo ero sorpreso, qua a Seoul si trovano solamente in vaso e non costano poco. »
«Ha un significato?»,
«Si, mi pare che tratti il ​​tema dell'amore e del fascino malinconico. Dai miei studi era uscito che era simbolo di amore desideroso, languido, esprime il voler dichiarare amore eterno in modo velato attraverso questo fiore, mi era piaciuto molto come significato. »
Amore desideroso e languido.
Quelle parole mi incantarono, il ragazzo aveva scelto quel dettaglio per caso o era stata una decisione ben mirata?
Yunho in silenzio prese il libro e sfogliò attentamente le pagine, vangando con gli occhi sui nuovi segni e sui Post-it. Quel suo gesto fu quasi una lettura nella mia mente, sapeva di dover cercare indizi che dessero una risposta alla mia domanda, che provavano che quel fiore era un segno ben pensato. Yunho era forse una delle persone più intelligenti e affascinanti che avessi mai conosciuto: la nostra amicizia era iniziata grazie ad un incontro causale in una libreria, lui era lì per la pubblicazione del suo primo libro, a soli 19 anni. Ora Yunho ne aveva 22 e stava concludendo il suo secondo libro, assieme al secondo anno di università. Il suo romanzo era entrato nei best seller di quell'anno, eppure si comportava come se nulla fosse, mangiava cibo d'asporto con noi nella mia triste catapecchia che fungeva da rifugio per loro. Frequentava molto anche il Libraccio e, anche se diceva di odiare quel posto, più di una volta lo avevo scovato a leggere qualche libro per i suoi studi e prendere appunti fra quei vecchi malloppi. Eppure quel ragazzo era un genio, non c'era argomento che non conoscesse, luogo in cui fosse stato o che avesse studiato. Mi affidavo ciecamente a lui perché aveva capacità linguistiche perfette, ero sicuro che sarebbe riuscito a studiare il ragazzo moro solamente dai suoi appunti sul tuo libro e da quel fiore.
«Quindi?» domandai impaziente e sul bilico della disperazione.
«Di chi sono questi appunti?»,
«Di una persona»,
«Cioè?»
«Non essere così impiccione e dimmi che idea ti sei fatto!»
Il maggiore sospirò chiudendo il libro e allungando, riprese poi in mano le sue bacchette e giocò con il cibo qualche istante.
«È interessante come persona.» disse solamente questo, lasciandomi appeso di proposito per spingermi a leggere gli appunti del ragazzo, difatti alle sue parole aggiunse semplicemente un gesto di capo, invitandomi ad aprire il libro.
«Oh, no no, no! Io non lo leggo» esclamai spostando il libro da me, allungandolo verso il centro del tavolo, contro le bottiglie di Sojou.
«Cosa non leggerai?» una quarta voce intervenne e quasi mi spaventai nel vedere Mingi affianco a me, ma quando diavolo era entrato? Guardai Jongho e Yunho ridere di me.
«È casa tua e neppure ti accorgi di chi entra? Perfetto » bisbigliò Jongho divertito. Tutti loro sapevano la password di casa mia, visto che molto spesso gli serviva rifugio in cui nascondersi da genitori o fidanzate, casa mia era, a quanto detto da loro, il luogo perfetto, poichè in periferia, lontano da occhi indiscreti e impensabile come luogo in cui venire a disturbare. Non sapevo se esserne felice o meno.
«Dai dimmi, cosa non leggerai?» Domandò una seconda volta lo spilungone, prendendo il libro dal tavolo e iniziando uno sfogliarlo divertito.
«Wooyoungie non vuole leggere gli appunti che una persona ha lasciato sul suo libro. Probabilmente per paura di vedersi i suoi film mentali crollare, giusto? » era così irritante Yunho, riusciva a leggermi in mente perfettamente ogni volta e anche quella volta aveva colto nel segno e annuii alle sue parole.
«Non pensavo ti interessassero anche i maschi in quel senso.» quella frase uscita dalle labbra di Mingi spiazzò tutti. Ci furono degli istanti di silenzio, interrotti da una risata quasi isterica di Yunho che probabilmente si era fatto sfuggire quel dettaglio dalla scrittura.
«Maschio?» domandai io cercando di fingere stupore.
«Si, la calligrafia è palesemente maschile» ero pronto a ribattere le sue idee inutilmente esposte, quando Yunho interviene e diede ragione al biondo, che, con un sorriso soddisfatto ed un'alzata di spalle, incrociò le braccia al petto esclamando un «Visto?! ».

Egeo WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora