𝑺𝒂𝒏
Camminavo al fianco del bel ragazzo immerso nel silenzio della via, mentre mi maledicevo di aver aperto bocca, anche se non sapevo su cosa avevo sbagliato a parlare, ma probabilmente era meglio domandarlo a stomaco pieno. Intanto rimasi a studiare lo scenario che mi si presentava davanti gli occhi: un senso di calma tirata si presentò dentro di me, davanti a quella via vuota e immersa nel buio, investita da un leggero vento che trasportava con sé l'umidità delle prime serate estive, già pronte a sommergere la città. Alzai gli occhi al cielo e notai sopra le nostre teste silenziose qualche nuvola passeggera che copriva le poche stelle che erano visibili. Lo scatto dell'accendino mi fece riabbassare il viso sulla strada, le mie narici si riempirono velocemente di fumo passivo, pungente e che sembrò scavare dentro i miei polmoni sperando di esaurirli in fretta.
«Wooyoung..» tentai di iniziare un discorso trovandomi già distrutto da quel suo silenzio che tratteneva molte parole da dire, odiavi quando non c'era chiarezza fra le persone.
«Sai perché non mi vedo in un futuro diverso dal presente?» chiese lasciando uscire elegantemente una cascata di fumo dalle sue labbra asimmetriche, forse le uniche che potessero rendere il fumo un gioco così attraente e innocente.
«Perché sei diverso dalle persone? O almeno quelle che conosco»
Sorrise per qualche istante, lo fece in modo dolce e inusuale, potei notare una sorta di fastidio in quel ghigno addolcito, probabilmente, dai suoi sentimenti per me.
Il fumo della sigaretta creava disegni astratti nell'aria, andandosi a rivelare più denso solamente contro luce di quei lampioni casuali che seguivano uno ad uno ogni nostro passo. Lentamente si allontanava dai nostri passi silenziosamente, spostandosi come desiderava nel vuoto, senza peso, consistenza o forma, quasi lo invidiavo.
«Come mai ci tieni così tanto a quella libreria?» domandai ancora, forse in modo insistente. Wooyoung tirò un angolo della bocca sospirando e rimanendo a pensare ad una risposta da dare, anche se non sembrò difficile da trovare.
«La società dalla nostra generazione richiede preparazione: Vogliono che risolviamo dei problemi con soluzioni veloci, semplici ed efficaci, a basso costo. Esige da noi una concentrazione e risposta agli stimoli che ci circondano troppo alta, che io non posso sopportare. Non sono adatto alla vita normale dei nostri tempi, non credo riuscirò neppure a riprendere gli studi onestamente. Non credo di avere un futuro diverso da adesso perché non sarei capace di crearmelo.»
Alle sue parole mi fermai in mezzo alla strada, mantenendo gli occhi fissi sui suoi per qualche istante, pieno di agonia in corpo.
Non potevo provare le sue parole forse, ma le conoscevo bene, erano le stesse che sentii pronunciare a mia madre anni prima appena scoprì della malattia: Quella donna aveva lottato per anni a difendere la sua indipendenza, il suo carattere e il suo amore per la letteratura, uscendone sconfitta per una malattia. Rimase stanca, esaurita tant'è che accettò il suo presente e per paura dell'inadeguatezza, si arrese senza più energie.
Wooyoung era destinato ad essere come lei ai miei occhi, finalmente potevo fare qualcosa, volevo portarlo al suo brillante futuro, qualunque esso fosse.
Il ragazzo mi osservò qualche istante lasciando la sua sigaretta consumarsi, i suoi occhi mi guardarono con aria pentita, quasi dispiaciuta.
Probabilmente stava chiedendo scusa in silenzio per essere così, ma a me andava bene. Mi avvicinai di qualche passo in silenzio, prendendo la cicca finita tra le sue dita e spegnendo la a terra sotto il piede. Al posto di essa ci intrufolai il mio indice, che venne afferrato subito di riflesso, mentre gli occhi scuri del ragazzo mi scrutavano avidamente nel profondo, nel loro silenzio inquietante.
Non avevo esatte parole per confortarlo, ogni sillaba sarebbe risultata di troppo e senza senso, perciò mi appoggiai a qualcosa di sicuro, un muro solido che le nostre menti conoscevano meglio di chiunque altro:
« "Sono certo, certissimo, che una persona che legge poesia si faccia sconfiggere meno facilmente di una che non la legge."»¹»
Wooyoung mi rivolse un sorriso tenero e meno amareggiato rispetto al precedente. Portai una mano sul suo viso, accarezzandogli la pelle attorno alle sue labbra dolcemente, innamorato perso di lui in ogni suo unico e specifico dettaglio.
Mi rendeva felice vederlo sorridere grazie a me, anche se era solo che alleviato leggermente da quella sua angoscia, era pur sempre qualcosa.
«Mi citi anche Iosif Brodskij?»
Domandò soffiando una risata da quelle perfette labbra che si ritrovava e annuii ricambiando la sua stessa espressione, congelandola nella mia memoria con un lieve bacio sulle labbra, esattamente dove gli spuntava un piccolo neo.
«Sono capace di citarti tutti i secoli precedenti pur di esprimere i miei sentimenti per te», chiarii sussurrando sulle sue labbra dolcemente, volendo che quelle parole non uscissero da noi due, ma che anzi rimasero un silenzioso segreto personale, disperso nella notte fra il miscuglio del suo odore di fumo e il mio di Argano.
Il suo sorriso si allargò, illuminando nella notte il suo viso dolce e angelico, pronto a farmi calmare ad ogni sguardo a lui rivolto.
«Cos'altro mi citeresti?» chiese timidamente, curiosando avidamente nella mia mente, in cerca di rispondere e magari conforto.
«Tutto ciò che vorresti sentirti dire.»,
«Che mi farai sentire adeguato a tutto questo.».
Rimasi a riflettere per qualche istante, mentre le mie dita giocavano velatamente con le sue, i nostri occhi si fondevano praticamente assieme e i nostri sorrisi non davano cenno di cedere.
STAI LEGGENDO
Egeo Woosan
FanfictionWooyoung e San hanno vent'anni ed entrambi abitano a Seoul. Si incontrano un giorno sul treno per puro caso e fin da subito nasce un interesse l'uno nei confronti dell'altro, ma si lasciano senza nomi o collegamenti per ritrovarsi, San ha solo un pi...
