𝑾𝒐𝒐𝒚𝒐𝒖𝒏𝒈
I miei occhi erano fissi sul vetro della vetrina, da cui irrompeva una luce mattiniera e nuova, pronta a scontrarsi contro le copertine di certi libri creando così un riflesso di diverse luci che andavano a dipingere la stanza appena imbiancata. I finestroni alti dello spazio erano spalancati, così come la porta di ingresso, bloccata da una pila di riviste ormai illeggibili e inutili. Dalle casse del pc usciva una leggera musica di sottofondo che avevo da poco avviato per tenermi compagnia in quella mattina di fine primavera, era recente. Level of concern dei twenty one pilots risuonava tranquillamente attorno a me, accompagnata per la stanza da una lieve corrente che si era creata tra la porta aperta e le finestre spalancate; il caldo iniziava a farsi sentire in quei giorni.
Le mie dita sfogliavano tranquillamente le ultime pagine di Blake, mentre gli occhi correvano le strofe finali stampate sulle ultime righe, ero al passo di terminare tutto quando una risata soffiata attirò la mia attenzione: Alzando lo sguardo mi ritrovai San al mio fianco che mi sorprese con il suo sorriso gentile e innamorato che mi piaceva tanto vedere spuntare in quel modo genuino sul suo viso, era irresistibile ogni volta che il mio sguardo cadeva su di lui.
«Ciao» mi mormorò accanto al viso, con una dolcezza che si era mostrata a me di rado. Non mi ero accorto della sua entrata, era stato molto silenzioso o forse ero solo io immerso troppo nella lettura.
«Mi hai interrotto sul finale» potei solo che sbuffare, mentre sentii una su mano raggiungere la mia, affiancandola sulla pagina.
«Lo terminerai dopo.» Disse solamente accompagnando la copertina del libro alla chiusura. Mi accorsi solo dopo poco della sua forte vicinanza a me e rinsanii scostandomi dal suo fianco, schiarendomi la voce con nervosismo. Era da un paio di giorni che non avevo sue notizie, non che gli avevo fatto pesare la cosa, anzi, mi ero tenuto ben distaccato, preoccupato di fare troppa pressione. Ma nello stesso lasso di tempo mi ero ritrovato a pensare molto ai sentimenti che provavo verso San, tutto a causa di quello stupido libro di Yuhno.
San appoggiò sul legno davanti a me il libro di Hesse che gli avevo imprestato e non potei che guardarlo divertito di nuovo.
«Ti ha preso un po' di tempo, come era?»,
«Lento, Hesse non è molto il mio autore» a quelle parole feci una leggera smorfia con le labbra, prima di ricevere un sorriso divertito da parte del ragazzo, che mi diede una leggera spinta sul braccio per riprendermi.
«Però mi è piaciuto molto, soprattutto all'inizio» disse tranquillamente rivolgendomi uno sguardo provocatore, sapevo benissimo a cosa si riferisse: ossia la parte di amicizia fra Narciso e Boccadoro, dove di mezzo c'era un certo sentimento da parte di entrambi.
Quella situazione strana e simile alla nostra.
Arrossì a quel suo sorriso provocatore che fece alimentare i miei sentimenti per lui, ma ero ben attento a non far trapelare nessun mio pensiero sotto il suo sguardo, girando poi la mia attenzione verso una pila di libri che dovevo sistemare. San rimase al mio fianco ancora qualche istante, potei sentire il suo sguardo su di me senza troppi problemi e mi mise in soggezione, tanto che mi spostai per sistemare i libri. Ora, ogni volta che lo guardavo, non potevo che ripensare ai miei sentimenti per lui e dovevo controllarmi ogni volta che mi era accanto.
«Sai cosa ho pensato anche leggendo il libro?», fece una piccola pausa prima di riprendere il discorso.
«Mi ha fatto molto pensare..»
«A noi due?» lo interruppi io questa volta, con un tono ironico e divertito, ma quando guardai il ragazzo capii che avevo azzeccato la risposta giusta.
«Beh si.. insomma», il suo imbarazzo divenne palese, quasi quanto il mio, ma onestamente volevo sentire cosa aveva da dire.
«E in che modo?» chiesi,
«In molti modi»,
«Ossia?»,
«Nella persona, nei modi di fare e probabilmente nel pensiero.»,
«tipo?»,
«Tipo...»
E si ammutolì perso nei suoi pensieri, durante i quali rimasi ad ammirare i suoi lineamenti ed espressioni, il suo corrucciare le sopracciglia, storcere le labbra e assottigliare ancora di più gli occhi quando magari gli capitava un pensiero più elaborato. Era di una bellezza unica, particolare, non mi stancavo mai di fissarlo e studiarlo fisicamente, anche se da lontano. Sicuramente la parte di lui che mi incuriosiva era di più la mente, i ragionamenti e come arrivasse a certe conclusioni.
«Parla» gli chiesi sospirando, avvicinandomi di qualche passo a lui, che parve sorpreso dalla mia richiesta, quasi ordine, e semplicemente soffiò una risata alzando le spalle.
«É un pensiero stupido alla fine»
«Finché non lo dici non si può sapere», San mi apparve in difficoltà, come se avesse il terrore di dire una frase o un concetto, probabilmente per colpa mia. Ma non disse nulla, non ancora, perciò provai a parlare io.
«Provo ad indovinare allora: Probabilmente Narciso ti ha ricordato me, per motivazioni valide, ossia il mio attento studio, l'amore per la coltura e non so che altro. Dall'altro lato sei capitato te, come Boccadoro, altrettanto brillante ma provi quel senso di inadeguatezza nel concentrarti su un solo dettaglio ed hai bisogno di sperimentare in mille modi, tant'è che desideri viaggiare e approfondire la tua cultura in modo più diretto, perciò potrei aspettarmi una tua partenza improvvisa da un giorno all'altro, senza troppe parole, come la dichiarazione silenziosa di quel giorno» finalmente azzardai io qualche pensiero, assieme al ricordo di quel giorno imbarazzante in cui gli chiesi dei suoi sentimenti.
La risposta alla mia presupposizione fu una risata nervosa e insicura, quasi acerba e segnata da un pizzico di rancore verso se stesso.
«Sbaglio?»
«No.» mi rispose mantenendo quel sorriso strano sul viso, prima di avvicinarsi imbarazzato a me, quasi sul punto di scusarsi, difatti appena aprì bocca non riuscì a sostenere il mio sguardo e li capii
«Volevi farmi capire che partirai?»,
«Non si può mai sapere.»,
«Perché sei passato?», domandai terrorizzato dalla sua possibile risposta positiva, ma San rise vedendo la mia espressione seria, all'inizio si limitò a negare con il capo, per poi parlare.
«Per dirti solo che mio padre verrà in città per una settimana e per cui non sarò molto disponile, ecco» farfugliò con un tono strascicato e imbarazzato. Ma tutto quel discorso che avevo fatto a cosa era servito?
Il mio sguardo confuso lo colse subito, prendendomi di mano i libri e iniziando a metterli lui a posto, come per scusarsi in anticipo di una cattiva azione.
«Mio padre vive in Germania da molti anni e ci ho vissuto anche io. Ha un buon lavoro che gli permette una vita pregiata e mi ha assicurato che mi avrebbe pagato il necessario per gli studi, se solo fossi tornato in Germania, ma di quello ero certo anche io, in Germania ci sono ottime università che preparano a livello globale e ne volevo approfittare.»
Alzò gli occhi su di me in silenzio, con uno sguardo triste e abbattuto, come se non volesse continuare il discorso, ma il mio silenzio lo costrinse.
«Pensavo di riprendere gli studi per magari trovare lavoro più sicuro in futuro qua in Corea.»
«E perciò dovresti andare in Germania?»
«Si»
Annuì in silenzio sorridendogli, era una sua scelta, io non potevo imporgli di rimanere, anche se provavo senza dubbio qualcosa per lui, ed ora i sentimenti non dovevano interferire con la scelta sul suo futuro, ma sottovalutavo ancora molto la persona di San.
«È ancora tutto da decidere onestamente era solo un pensiero passeggero e volevo sapere un'altra opinione esterna.»
Guardai san con un sorriso in viso, gentile e con un enorme voglia di proteggerlo, era così innocente ogni tanto.
«Penso sia un ottima idea e che dovresti approfittare di ciò».
San sembrò felice e sollevato dal mio appoggio in quella sua scelta, anche se ovviamente aveva ben sottolineato che era una possibilità su mille.
Dopo quello non parlammo più molto, rimase lì con me a sfogliare vari volumi di vecchi libri, mentre io sistemavo e catalogavo i libri nuovi di quella mattina. Furono ore serene, o almeno esternamente, poiché nella mia testa mille pensieri si accanivano uno dietro all'altro, senza mollarmi un solo momento. Se San sarebbe realmente partito era ovvio che non avremmo affrontato nulla assieme e per ciò era inutile mettere altri sentimenti di mezzo, complicandogli così la scelta. Anche quella volta i miei ragionamenti mi portavano sulla strada del silenzio e pensavo che avrebbe fatto così anche il cuore, ma il pensiero di lasciarlo partire totalmente in silenzio non mi entusiasmava molto, dall'altra parte doveva sapere la verità, essendo stato il primo a provare dei sentimenti.
«Wooyoung» la voce del ragazzo mi chiamò da dietro uno scaffale dove tenevamo i libri in inglese, perciò mi avvicinai con un sorriso, divertito dal suo ton sorpreso.
«Cosa hai trovato?» chiesi sporgendomi verso il libro che stava sfogliando
«Heptameron, è anche vecchia come edizione, guarda che meraviglia»
Le sue dita inanellate accarezzarono delicatamente il bordo della copertina, poi passarono alle pagine gialle e invecchiate dai troppi anni trascorsi dalla sua produzione. Quanta polvere aveva preso quel libro prima che San lo trovasse? Troppa. Sfogliava con un sorriso sulle labbra le pagine, una ad una, finché non arrivò ad una precisa. Si ricompose appoggiandosi con una spalla al bordo di legno della libreria e prese a leggere ad alta voce il passo in questione, anche se lo fermai subito, dicendogli che non avevo una buona conoscenza nella lingua inglese.
Mi sorrise nel suo modo gentile e me lo tradusse.
«Una delle novelle di questa storia narra di un cavaliere e di una principessa, i quali sono amici da molto tempo. Il cavaliere si accorse dei sentimenti che aveva iniziato a provare verso la principessa, ignaro che ella lo ricambiasse, a causa del suo temperamento mite. Un giorno il cavaliere le chiese...»
«"È meglio parlare o morire?"» continuai io, capendo di cosa stesse parlando, di quali frasi stesse usando per dirti, un'ennesima volta i suoi sentimenti. Quella parte del libro era stata utilizzata anche in Chiamami col tuo nome, nella parte in cui Elio doveva dichiararsi ad Oliver, o almeno cercare di farglielo comprendere.
San si ammutolì osservandomi, con degli occhi pieni di colpa, come quelli di un bambino appena colto sul fatto di una marachella. Non potei che trattenere il fiato prima di continuare con le parole.
«"Parlare." rispose lei, pensando già a cosa potesse dirgli il cavaliere. Ma lui non disse alcuna parola, preferendo, in quel momento, morire.»
Gli occhi di San si fermarono sul mio viso e per un momento mi sentì quel cavaliere, terrorizzato e con le parole di amore bloccate in gola.
Deglutii a fatica, iniziando a sentirmi il naso pizzicare, segno che le lacrime erano sul punto di scendere. In quel momento realizzai che, per quanto i miei pensieri mi fermassero e cercassero di eliminare, estirpare i miei sentimenti per San, il mio cuore aveva sempre la meglio. In quel momento realizzai che non volevo essere abbandonato da lui in silenzio, ma anzi, capii che volevo il suo amore, i suoi abbracci, i suoi dannati grattini sul mio capo. Volevo passare i miei pomeriggi con lui a leggere, a cazzeggiare, giocare a ping pong un'altra volta da ubriachi, volevo lui e per quanto mi frenassi, i miei sentimenti erano sempre un passo più avanti, sempre più coinvolti, inconsapevolmente. Volevo rimanere in silenzio per lui, non per me. Io volevo vivere quei probabili ultimi mesi con lui in modo pieno, amato, anche se il tutto avrebbe complicato il nostro addio, anche se sapevo che San mi avrebbe solo che spinto a buttarmi a capofitto in quell'amore terminale.
Mi costringevo sempre a stare fermo, a sopprimere tutto, per il bene altrui. Potevo essere egoista per una volta? La mia risposta fu positiva e me lo permisi per, forse, la prima volta nella mia vita.
Non dissi nessun'altra parola, semplicemente mi avvicinai e feci ciò che avevo negato a lui, ossia baciarlo.
Spazio autrice:
Finalmente avete avuto la prima interazione fra i due, Felici?
Io sì, molto, non so se sia una scena frettolosa o meno, ma sono fiera di come sia uscito il capitolo.
È un passaggio confusionale, come lo è Wooyoung e mi piace molto, perché è proprio così che avevo intenzione di fare sembrare Wooyoung. Un inguaribile romantico trattenuto dalla paura di osare, di sentirsi inadeguato nella società più di quello che già prova.
Che ne pensate voi del capitolo? Vi è piaciuto?
Spero di leggere al più presto i vostri pensieri a riguardo di questo capitolo e vedere molte ⭐ e pochi ‼️
Grazie mille, come sempre, a chi legge, vota o commenta!🤍
• Bibliografia:
- "Narciso e Boccadoro", Hermann Hesse, 1930
- "Heptameron", Margherita d'Angouleme, 1558
- "Chiamami col tuo nome", André Aciman, 2007
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Egeo Woosan
أدب الهواةWooyoung e San hanno vent'anni ed entrambi abitano a Seoul. Si incontrano un giorno sul treno per puro caso e fin da subito nasce un interesse l'uno nei confronti dell'altro, ma si lasciano senza nomi o collegamenti per ritrovarsi, San ha solo un pi...
