𝐗𝐗𝐈𝐕

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𝑾𝒐𝒐𝒚𝒐𝒖𝒏𝒈

CINQUE ANNI DOPO

Il mio viso si trasformò in un'espressione di disgusto, corrucciando leggermente le sopracciglia e arricciando le labbra, i miei occhi stavano consumando il foglio sul tavolo di legno, disperati nella ricerca di qualcosa, ma il tempo non fu abbastanza. Il foglio scarabocchiato mi venne tolto dalle mani dall'uomo alto e robusto che mi si presentò davanti, fece scorrere le sue pupille nere, circondate dal rosso dell'alcol e adornate con delle occhiaie di insonnia, lungo la mia scrittura disordinata. Sospirò, sbuffò, scosse il capo, mi segnò il foglio e me lo rimise davanti agli occhi, sbattendo stufo la mano sul banco di legno.
«Hai un gran talento per la poesia Jung. Potrei proporti seriamente all'editore se mi portassi una raccolta finita.»
Alzai gli occhi sull'insegnante impegnando a sorridermi, un sorriso aspro, di chi vede qualcuno riuscire a scavare in un ambito che per lui era off limits.
Mi alzai dal banco ricambiando il sorriso, strisciando la sedia sul pavimento di mattonelle antiche, mentre il rumore rimbombava nella grande aula variopinta.
«Il mio addetto alla revisione ha qualche difficoltà al momento, ma le porterò le poesie il prima possibile.»
Mi inchinai velocemente, raccogliendo alla rinfusa gli ultimi fogli, buttarli in borsa ed uscire.
Non avevo respirato per quasi una ventina di minuti, appena la mia pelle sentì l'aria fresca d'autunno non potei che tirare un sospiro sonoro e appoggiarmi alla parete. Il mio cuore aveva arrestato di colpo quella corsa accelerata che si era messo a fare durante l'incontro con il professore.
Quando mi ripresi, la prima cosa che vidi fu una foglia gialla, mi cadde esattamente sopra alle Vans nere, distrutte e consumate più della mia anima.
«È il quinto autunno ormai.»
Mormorai fra le mie labbra, sorridendo leggermente.
Non mi soffermai troppo sui miei pensieri riguardo al moro, ormai San era diventato un lontano ricordo, un amore fugace della mia gioventù. Avevo perso i contatti con lui già nel primo anno, avevo sofferto molto il suo distacco e tutt'ora ne riportavo i segni, fisici e mentali, ma fui capace di superare tutto, adeguarmi, trovare il mio equilibrio, proprio come avevo promesso a molte persone. Ed ora era sul punto di pubblicare la mia prima raccolta di poesie, a 25 anni, adeguata come età. Gli studi mi avevano rincorso per molto tempo in quegli anni, non credetti, all'inizio, nella ripresa dei miei studi, di poter continuare, eppure ero lì, pronto a presentare al mondo chi fossi, la mia arte, il mio amore tedesco e lontano da me.
Molte cose erano cambiate, ma molte altre erano rimaste alla radice: i miei pomeriggi a lavoro nella biblioteca, la compagnia dei miei amici che andavano e venivano durante i turni, Yunho e le sue storie pubblicate, ora era lui che revisionava me, alla fine me lo doveva. Qualcos'altro? Oh sì, i miei viaggi in solitudine in giro per la Corea, per passare del tempo con me stesso, mantenere il mio equilibrio, darmi una pausa di tutto e tutti. I libri erano rimasti come centro della mia vita, scritti, rovinati, bruciati, strappati, ingialliti, a metà: erano sempre con me.

Era inizio novembre, il quarto giorno per la precisione, le mie scarpe salivano sulle montagne di foglie secche, che adornavano come un tappeto l'intera città, nascondendo le macchine e i motorini, le entrate dei cancelli, le segnaletiche a terra; si innalzava quel profumo di terriccio da ogni dove, di autunno, inverno alle porte con il gelo, la neve e le castagne calde, di cui il loro profumo usciva dalle case lungo la strada, andando a cancellare l'odore della terra.
Calpestavo le foglie secche, quelle che scricchiolavano che era una meraviglia! Di tutte le forme e dimensioni, il colore, purtroppo, rimaneva il marrone per esse. Il viale che conduceva alla mia amata libreria era sommerso da un cielo giallo e arancio, in contrasto con qualche pezzo azzurro o grigio, le nuvole sorvolavano veloci sul mio capo, troppo occupate per fermarsi su Seoul e nascondere la tiepida luce di quel giorno.
Aprì la porta del negozio, girai il cartellino all'entrata e mi diressi al bancone. Prima di accendere la luci rimasi qualche istante a prendere fiato, a sedermi sullo sgabello, togliermi cappotto, sciarpa e scarpe, per poco almeno, godendomi un momento di pace. Allungai le braccia sul bancone vecchio e appoggia il capo su di esse, socchiudendo gli occhi per pochi istanti.
La mia mente, pronta a rilassarsi, venne tradita da un odore alquanto sorprendente, una stonatura in quella giornata invernale: era un profumo primaverile, quasi estivo che ben conoscevo. Alzai il capo ed osservai il locale nella penombra, confuso e disperato dal trovare qualche dettaglio ben specifico, ma nulla, la mia vista era calata in quegli anni. Così, alla rinfusa, le mie dita si allungarono dietro alla mia schiena, tastando il muro e scovando il bottone dell'interruttore. La luce giallastra invase il locale, sforzandomi a chiudere gli occhi qualche istante, le nuove lampadine erano troppo forti per me, ma al capo andavano bene. Le mie mani fredde stropicciarono i miei occhi stanchi, mente e il mio naso continuava a sentire l'odore dolce, ben comune alla mia mente.
Capì solamente quando aprì gli occhi verso il bancone.
Al di sopra del legno, un piccolo pacchetto di carta giallo avvolgeva dolcemente un oggetto, accompagnato da dello spago e da un fiore bianco che per poco non mi fece scivolare dalla sedia.
L'odore proveniva dal Narciso bianco, semplicemente uno, florido e di bell'aspetto, legato sopra al pacco giallo. Le mie dita tremanti ed esauste slegarono lentamente la corda consumata, corsero lungo il bordo del pacco giallo e tolsero lo scotch trasparente.
Ne estrassi un pezzo antico di me, le mie dita accarezzarono le pagine gialle salutando il mio vecchio amico, il suo colore e il nome mi sbloccarono così tante memorie passate che i miei occhi e la mia mente iniziarono a rivivere tutte le memorie ad esso legate.
Strinsi delicatamente "L'amico ritrovato" di Uhlman fra le mie dita, alzando lo sguardo verso la stanza vuota, con solo me all'interno.
Non c'erano parole da dire o pensare, nulla poteva esprimere i pensieri che mi stavano riempiendo la testa.
Era un segno più che chiaro, limpido quanto l'acqua e non capivo se percepivo felicità o paura.
Ma tutto mi fu chiaro quando ebbi quella persona davanti. Si presentò nel mentre del mio crollo mentale, suonando la campanella d'entrata, con il suo passo felino, la sua figura snella, avvolta in un cappotto nero. Il primo dettaglio che intravidi furono le fossette, mi parvero ancora più profonde. Mi parlò lui per primo, con una voce da uomo, che quasi avevo dimenticato nella mia mente.

«Hesse non è uno scrittore adeguato a me, ho optato per Uhlman anche questa volta. Non ti dispiace, vero?»

THE END

Spazio Autrice:

Siamo giunti finalmente alla fine di Egeo, felici? Io molto.
Ho lavorato duramente su questa storia, per me è stata un enorme sfida, mi ha aiutato però a tenermi occupata, a migliorare ed incrementare le mie abilità da scrittrice, soprattutto sono rimasta sorpresa da come io sia riuscita a mantenere un ritmo stabile fino alla fine riguardo alla pubblicazione. Beh, sono sorpresa anche nel vedere che voi non mi avete abbandonato a metà storia, ma vi siete continuati ad interessare.
Mi ero ripromessa che conclusa questa storia avrei stampato un libro cartaceo per me come ricordo, sarebbe un enorme sogno che si avvera (per questioni personali), ma vedrò, i costi sono alti per stampare una sola copia.
Confermo che il racconto si conclude qui, spero di non avervi rovinato il finale, ma senza questa parte mi dava un senso di incompletezza. Al massimo aggiungerò un capitolo extra riguardante lo sviluppo di Egeo: il perché di vari dettagli, come: Il titolo, il tema, certe citazioni o perché ho voluto premere di più su certi libri specifici.
Ovviamente ditemi se vi può interessare la cosa.
Beh, sta diventando più lungo il mio commento dell'intero capitolo, perciò concludo, ringraziandovi un'ultima volta di aver letto Egeo e di avermi dato fiducia durante lo sviluppo della storia.
Non avete idea di come una vostra singola lettura mi abbia aiutata ad avere un briciolo di fiducia per procedere con la storia, grazie mille ancora.

Aspetto con ansia i vostri commenti, sperando in pochi ‼️ e tante ⭐
Grazie di aver letto Egeo🤍

Egeo WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora