10) Il nemico

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Una sensazione di bruciore, forse dovuta al fatto di aver corso a perdi fiato,  mi strazia sia la bocca che la gola.
Non saprei quantificare la strada percorsa, non saprei attribuire una cifra alla tristezza che mi assedia la mente ed il cuore.
Il mare che lambisce la spiaggia deserta  di Seattle non è calmo, ha onde oceaniche, lunghe e spumose. Nei miei occhi, sforzati per l'abbaglio della debole luce che spunta da una selva di nuvolosi gonfi e minacciosi, c'è un misto di paura e disagio.
Contraggo il viso e proseguo il mio cammino lungo la spiaggia solitaria, con il gran vento che mi scompiglia i capelli e lo strepito delle onde che s'infrangono a riva con violenza.
Tengo le mani in tasca senza troppo preoccuparmi dei vestiti stropicciati e osservo gli edifici grigi che mi si stagliano a fianco, incupiti dal cielo blu cobalto che li sovrasta, e rabbrividisco visibilmente.
Preferirei di gran lunga voltarmi al più presto, dare le spalle alle folate di vento gelido e riprendere il mio cammino nella solitudine dell'orizzonte, ma il desiderio di assecondare la mia sete di vendetta prevale.
Mi avvicino con cautela ad un edificio abbandonato e mi addentro in un buco nel muro, o meglio, in alcuni mattoni smossi che si aprono nel buio dell'ignoto. Sgattaiolo con destrezza all'interno di quella voragine nera e appoggio incerta un piede su un pavimento di legno, le cui assi sono alzate in alcuni punti.
Cammino tra le macerie fino ad attraversare completamente la costruzione, fino a trovare un secondo buco nel muro chiuso da un'inferriata; provo ad appoggiare le mani sulle sbarre di ferro e a spingere e fortunatamente non trovo nulla a fare resistenza.
Davanti a me si dirama una fitta trama di vicoli bui e abbandonati, per niente rassicuranti. Edifici e case con le finestre rotte e l'intonaco scrostato, immondizia sparsa ovunque per le strade,  e veicoli arrugginiti,  sporchi o dati alle fiamme costituiscono il nascondiglio di Victoria e del suo temuto esercito di neo-succhia-sangue.
Prendo un respiro profondo e, un passo dopo l'altro, mi avvio in uno di questi, con un nodo alla gola e allo stomaco.
《Sapevo che saresti venuta》Sibila una voce alle mie spalle, facendomi trasalire.
Mi volto di scatto e concentro lo sguardo su Riley, riconoscendo di avere un'aria incerta; la sosta forzata ha interrotto i miei pensieri, ma non ho alcuna urgenza di tornare a rimuginare su quanto è accaduto.
Vedendo la mia espressione affranta ed i miei occhi gonfi, sul suo volto compare un ghigno beffardo; mi si avvicina in una frazione di secondo e mi scosta una ciocca di capelli dal viso provato. Le sue dita sono fredde come pezzi di ghiaccio ed io mi sto odiando per aver dovuto cercare riparo dal nemico, tra l'altro ignorando pure la mia natura.
Mi stringe improvvisamente in un abbraccio che io non riesco a ricambiare, stringendo tra le dita il tessuto della mia giacca e avvicinando le labbra al mio orecchio.
《Hai fatto la scelta giusta》Mi sussurra, facendomi scendere una lacrima sulle guance già troppo umide e salate, 《Victoria ti sta aspettando.  Non vede l'ora di incontrare il suo nuovo asso nella manica》
Ci stacchiamo l'uno dall'altra mentre Riley sembra cibarsi dell'odio che trabocca dai miei occhi.
《Fammi strada》Dico con determinazione.

I capelli ramati si snodano lungo le spalle in ricci ribelli e selvaggi dal colore del rame liquido. Gli occhi, rigorosamente rossi,  inondati d'odio e assetati di sangue, somigliano a due rubini maledetti incastonati in una maschera bianca dai lineamenti delicati e a dir poco perfetti.
《Riley mi ha parlato molto di te》Dice, in modo gelidamente cortese, senza però nascondere il disprezzo con cui considera coloro che le stanno attorno.
《Che cosa ti ha spinta ad unirti a me?》Mi chiede ancora, ipnotizzandomi con le sue labbra piene in tinta con la chioma selvaggia.
《Come tu hai perso l'amore della tua vita, io ho perso il mio. Come l'hai visto sfumare via dalla tua esistenza eterna, così ho visto il mio.  Come tu brami di colmare quella ferita con la vendetta, così io desidero di rimarginarla. Abbiamo un nemico comune che ci ha riservato una sorte simile; Isabella Swan mi ha strappato il cuore dal petto e solo la sua morte potrà porre rimedio ai continui tormenti che la mia anima subisce a causa sua》Dico, stupendomi di come la mia voce suoni ferma e determinata.
Sul suo volto angelico ma spietato compare un sorriso inquietante, carico di superbia ed altezzosità.
《I miei artigli sono pronti a lacerare le carni, le mie orecchie a udire il lamento dei feriti, le mie zanne ad assaporare il loro sangue. Da oggi il mio corpo sarà al tuo servizio ed insieme potremmo finalmente gioire nel vedere Isabella Swan pagare per le pene che ci ha inflitto》Sussurro, sotto lo sguardo ambizioso e carico di soddisfazione di Victoria.
È la vera me a parlare o il demonio in persona? Non mi riconosco in ciò che sto dicendo... Ma la mia rabbia sembra volersi scaricare una volta per tutte.
《Otterremo insieme la nostra vendetta: staneremo quell'ingenua dal suo nascondiglio e finalmente... Finalmente vinceremo noi》Dice la vampira in tono trionfante e accompagnandosi con gesti plateali, 《La tua presenza è una manna dal cielo; ragazza mia, non puoi nemmeno immaginare quanto tu mi abbia reso di nuovo... Viva. Attaccheremo tra due giorni all'alba. Quella ragazza rimpiangerà di essere nata》 Aggiunge,  con una risatina sinistra che, gradualmente,  si tramuta in una risata fragorosa e malvagia.
Faccio una serie di respiri profondi per mitigare l'ansia che incombe su di me come un'onda alta trenta metri: sto ampliando la mia dose di guai!
Da fuori provengono grugniti,  urla, il caos più totale: in una parola, Neonati. Devono essere ovunque tra i resti di questo sobborgo in rovina, guidati dalla pazzia che dice loro di continuare ad uccidere.
Due giorni. Un'eternità.
Che cos'ho fatto?
Perdonami Jacob, ti prego.

𝕌𝕟 𝔸𝕞𝕠𝕣𝕖 𝔼𝕥𝕖𝕣𝕟𝕠 || 𝙹𝙰𝙲𝙾𝙱 𝙱𝙻𝙰𝙲𝙺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora