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Cloe.


Avevo lo sguardo fisso sulla mia amica, quando si alzò il maglione per rivelarmi la sua pancia crescente e rotonda avvolta dalle calze, non sapevo veramente come reagire.

«Beh... che dici?»

«Cosa vuoi che dica? Mi sono persa un sacco di avvenimenti in questi mesi, a quanto pare. Tipo la tua festa di fidanzamento, il matrimonio, il padre.» indicai la pancia.

«Sono di venticinque settimane.» commentò sentendo un po' di rabbia nel mio sarcasmo.

«Almeno me l'hai detto prima del parto, yay!»

«Immagino che tu sia arrabbiata però eri in tour e-»

«Il tour americano è durato tre mesi Sarah, non trovare scuse, sei la mia migliore amica per la miseria, avrei voluto sapere una notizia del genere!»

«Avevo paura...»

«Della mia reazione?»

«Sì, cioè no, non per il bambino almeno.»

Poi scosse la testa, c'era altro che mi stava nascondendo.

«Jermaine è il padre.»

«Aspetta, Jermaine chi-Non dirmi che è QUEL Jermaine? JERMAINE JACKSON? Ti prego dimmi che stai scherzando?»

«No, affatto.»

Mi isolai qualche attimo per riflettere.

«Sono una cretina.»

«Ma che dici?»

«Questa storia va avanti da più di un anno, vero?» prese fiato per rispondermi ma non glielo permisi.

«Quando uscivi con "le amiche" ed io ero qui da sola perché non avevo un lavoro. Quando ero appena stata aggredita e avevo perso anche David. E dai Jackson quando Jermaine è passato a prendere in prestito una giacca e sembrava avesse visto un fantasma... tu eri lì. Janet aveva visto te in macchina, ma certo! Il top con le maniche in pizzo... non è vero?»

Annuì.

«Non posso credere che tu me l'abbia nascosto per tutto questo tempo.»

«Non ero l'unica a saperlo, ormai lo sapevano tutti.»

«E quindi? Dovevi dirmelo tu, non scoprirlo da qualcun'altro.»

«Anche Michael lo sapeva.»

«Cosa?» rimasi impietrita solo a sentire il suo nome.

«Anche tu mi hai nascosto delle cose, Cloe.»

«Bene, ora lo sai.» uscii quando iniziai a sentirmi un groppo in gola.

Sentii la porta di casa aprirsi e i passi di Sarah fermarsi al portico, mentre ero seduta sugli scalini.

«Devi confessare qualcos'altro?» esclamai senza voltarmi.

«Penso che ora tocchi a te.»

«Non è tutto abbastanza chiaro?»

«No, so solo che tu stai uno straccio, Michael anche, avevate entrambi gli occhi stracolmi di lacrime, vi guardavate in un modo che... non ti ho mai vista guardare nessuno così, mai. In più hai le mani piene di tagli e sangue. Ho bisogno di capire.»

Mi alzai e le parlai dritta negli occhi.

«Io e Michael stavamo insieme, da Giugno, e l'altro ieri è successo un casino per colpa mia, Michael ha rischiato davvero grosso e quindi è finita. Ecco tutto. Il mio unico desiderio è solo non poterlo vedere più, non sentirlo nominare più, magari addirittura tornare a Roma per sempre pur di stargli lontano; perché il solo pensiero del suono della sua voce che pronuncia il soprannome con cui mi chiamava, o il modo in cui mi stringeva la mano... mi uccide, mi scava una voragine nel petto.» ebbi bisogno di una pausa per respirare. «Invece ritorno qui e non solo scopro che aspetti un bambino da più di sei mesi, ma che il padre è suo fratello. Quindi devo mettere in conto che non vedere più lui potrebbe significare non vedere più te e non posso perdere anche te... ma tu devi rimanere qui; e Michael è lo zio di tuo figlio.» finii la frase a fatica prima di ricominciare a piangere.

•Falling In Love Wasn't My Plan•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora