Michael.«La frase è "You gotta get it right, while you got the time, 'Cause when you close your heart, Then you close your mind"» canticchiai per farle capire; non mi passò inosservato il suo sguardo assonnato, si era fatto ormai tardi e dovevamo ancora cenare, ma lei cercava con tutte le sue forze di rimanere concentrata.
«Lo so che hai sonno e fame, tempo di finire il bridge e divoriamo il pollo fritto davanti ad un film. Poi ti riporto a casa, promesso!»
«Non preoccuparti, tanto non ho intenzione di smettere di provare fin quando non sarà perfetta.»
Si impose con una serietà e determinazione che mi fece sorridere; in realtà, mi sentivo piuttosto sollevato dal fatto che anche lei pretendesse la perfezione assoluta. Passò una mezzoretta e finalmente finimmo di mettere in scena la performance di Man In The Mirror, ci spostammo nel cinema privato qui a Hayvenhurst.
«Vuoi scegliere tu?» le chiesi mentre mangiava la sua porzione di pollo.
«Nah! Pensaci tu, mi fido di te e poi... ho troppo sonno per scervellarmi sul film da vedere.»
Le diedi ragione, in fondo avevamo passato l'intero pomeriggio e sera alle prese con armonie e cori, avevamo bisogno di staccare entrambi; scelsi una commedia.
Finito il film, percorremmo la strada per tornare all'abitazione principale, Bob ci aspettava per riaccompagnare Cloe a casa. Non ricordavo dove avessi messo il mio cappotto, lasciai Cloe ad aspettarmi in biblioteca, mentre corsi a cercarlo. Guardai ovunque: rovistai nell'armadio dei miei genitori, nelle camere dei miei fratelli e infine lo trovai sotto una valanga di cianfrusaglie sul sofà in salotto; non mi accorsi dei venti minuti abbondanti che avevo impiegato nella mia ricerca e una volta tornato di sotto trovai Cloe a sonnecchiare teneramente davanti al fuoco.
Cloe.
L'alba era passata da poco quando mi svegliai stropicciandomi gli occhi, sommersa da una montagna di soffici coperte bianche; indossavo ancora i vestiti del giorno precedente e mentre ero incantata ad osservare i giochi di luce creati dall'incontro tra il sole e la porta finestra, cercavo insistentemente di ricordare il motivo per cui avevo appena passato la notte in camera di Michael. Dopo una decina di minuti sentii bussare alla porta.
«Cloe, cara? Sei sveglia?» riconobbi subito quella voce: era Katherine, la mamma di Michael. Risposi di sì timidamente, mettendomi seduta, seppur ancora a letto.
«Buongiorno, darling! Michael è uscito presto, aveva delle riunioni e altri affari da sbrigare ma ha lasciato dei messaggi per te.» li posò sul comodino.
«Grazie Katherine!» si avvicinò e mi accarezzò il viso.
«Comportati come se fossi a casa tua: fai un bagno caldo mi raccomando, deve essere stato scomodo dormire con quei vestiti. A proposito, ce ne sono alcuni di Janet nell'armadio in camera sua, se vuoi cambiarti.»
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•Falling In Love Wasn't My Plan•
Fanfiction**IN CORSO** Cloe Isabella Willick è alla soglia dei suoi 21 anni quando lei e la sua migliore amica partono da Roma per tornare nella loro città natale, Los Angeles. Cloe scrive da quando era bambina e sogna di diventare cantante. Negli anni succes...