Michael.
Erano passate quasi due settimane dalla mia partenza per le Bermuda e mi stavo divertendo da matti. Avevo scelto di partire completamente da solo: senza entourage o bodyguards, neanche il mio pubblicitario e il mio manager. Avevo davvero bisogno di riposarmi e per mia fortuna ci stavo riuscendo. Non senza l'aiuto della famiglia Goldstain e di Mac, anche lui loro ospite. Si sono occupati di gestire l'amministrazione dell'hotel dove alloggiavo e dei pasti esclusivamente vegetariani che mi venivano serviti e gli ero davvero grato. Portai un baule pieno zeppo di giochi: macchine telecomandate, gomme da masticare che coloravano la bocca di nero, caramelle e altri mille giochi colorati che fecero impazzire i bambini, ce ne erano talmente tanti che il signor Goldstain mi chiese se effettivamente avessi rapinato un Toys R Us. Lanciammo palloncini pieni d'acqua su altri clienti dell'hotel dalla finestra della mia suite e giocammo con i petardi più volte, dopo aver inzuppato ogni persona con i Super Soaker ovviamente. Ammisi che quello era il mio unico modo per vivermi l'infanzia che mi era stata sottratta. Era la mia prima volta alle Bermuda e nonostante i paparazzi ci torturassero, riuscimmo a visitare la città nelle ore notturne. Visitammo i negozi dopo l'orario di chiusura perché per qualsiasi cittadino era semplicemente una follia vedere me e Mac insieme, e incontrammo un sacco di fan i primi giorni ma questo non fu mai un peso. Ordinammo dal servizio in camera invece che mangiare nei ristoranti e ci furono anche molti tuffi notturni in piscina. Non mancarono delle visite alle spiagge più popolari e mozzafiato affiancate a delle immersioni; mi lasciai veramente andare, ballando sotto il suono di quelle grandi onde turchesi come se la mia popolarità non mi appartenesse. Ed infine I Goldstain vollero rallegrarsi con uno spettacolo di varietà e così lo staff dell'hotel organizzò una piccola esibizione privata, nel bel mezzo della notte in un auditorium. Lo adorai, c'era anche un mio sosia ma non mi importò, quella fu proprio una serata memorabile. Una volta lasciate le Bermuda ci dirigemmo ad Orlando, per goderci questi ultimi giorni di svago a Disney World. Era appagante finalmente tornare sulla terra ferma, alla luce del giorno e al rumore e alla confusione della vita che mi faceva sentire meno solo; ma soprattutto perché potevo finalmente informarmi su come stesse andando il tour di Cloe ascoltando la sua voce, nei giorni scorsi avevamo iniziato a scambiarci delle cartoline e solo una volta eravamo riusciti a chiacchierare per una manciata di minuti il poco dopo il suo primo spettacolo; purtroppo per via dei suoi impegni e a volte del fuso orario, non potemmo farlo più. Nonostante il divertimento e le risate non avevo mai smesso di chiedermi come stesse, cosa stesse facendo, con chi passasse il suo tempo libero e se avesse bisogno di consigli. Ma in verità ero io ad aver bisogno di averla vicina e che si prendesse cura di me, più di quanto volessi ammetterlo.
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•Falling In Love Wasn't My Plan•
Fanfiction**IN CORSO** Cloe Isabella Willick è alla soglia dei suoi 21 anni quando lei e la sua migliore amica partono da Roma per tornare nella loro città natale, Los Angeles. Cloe scrive da quando era bambina e sogna di diventare cantante. Negli anni succes...