Il mercoledì sera dopo l'allenamento, io e Will prendemmo un taxi e dopo circa due ore arrivammo in aeroporto.
Entrammo nel reparto delle partenze e mi chiese se avessi fame, io annuii così ci fermammo al primo ristornante che trovammo. Presi un panino che mangiai in fretta e Will notò che c'era qualcosa che mi turbava. <<Che ti prende?>> mi chiese mentre addentava il suo panino al tacchino. Feci un respiro profondo. <<Di questa gara non ho detto niente a nessuno. Né alla squadra né a Sophia e ora ho paura che mi odieranno tutti. Verranno sicuramente a scoprirlo prima che io possa tornare e nessuno mi vorrà più essendo una bugiarda. Sophia mi ha detto tutti i suoi segreti e io non riesco neppure dirle di una stupida gara. Perché deve essere così difficile dire la verità?>> lui in risposta mi diede delle pacche affettuose sulla spalla. <<Ashley, essere una ginnasta di livello nazionale non è una passeggiata e non lo deve essere. Ti è già capitato e ti capiterà di dire molte volte di no ai tuoi amici per gare e allenamenti vari, ma se sono veri amici capiranno, vedrai>> sbuffai, certo che per lui era facile dirlo senza essere nei miei panni e pensare che i ragazzi della mia età potessero capire quello che per lui era così facile comprendere da allenatore.
<<Si, ma un conto è dirglielo subito, un conto è dirglielo dopo che sono tornata>> Will sembrava non voler proprio capire il concetto che stavo provando a spiegargli in poche semplici parole.
Mi sentii picchiettare la spalla e quando mi girai vidi una bambina sui sei anni che raggiante di felicità era accompagnata dalla madre con un foglio e una penna in mano.
<<Ciao, scusaci se ti disturbiamo, sei Ashley Wilson? La ginnasta?>> chiese la madre e abbozzai un sorriso. <<Si, sono io>> la bambina fece un urletto di felicità nascondendosi un po' dal mio sguardo.
<<Possiamo fare una foto? E mi faresti un autografo?>> chiese speranzosa poi, facendomi sorridere. <<Certo>> mi alzai in piedi dalla sedia su cui ero seduta e mi abbassai all'altezza della bambina sorridendo al telefono della madre. Mi piaceva sempre tantissimo che mi fermassero anche solo per un saluto, soprattutto le bambine come lei. Anche io una volta ero così.
La madre ci fece il pollice alzato e la bambina mi porse foglio e penna.
<<Come ti chiami?>> mentre lei mi diceva il nome, scribacchiai una dedica sul foglio. Attirammo però l'attenzione di alcune persone dei tavoli accanto, che ci guardavano come per vedere se fossi famosa anche ai loro occhi. Le chiesi se andasse bene e mi abbracciò urlando. Dietro la sua spalla sorrisi alla madre che cercava di zittire la figlia con scarsi risultati. Quando si staccò da me mi ringraziarono e se ne andarono, la madre compiaciuta e la figlia saltellando.
<<Avrai vita corta qui dentro se il volo non parte entro un'ora>> appena finì la frase qualcuno urlò il mio nome e voltandomi vidi una decina di ragazzine che aspettavano me. Avrei avuto molto da fare.
Dopo una quindicina di autografi, foto e abbracci, Will mi strappò dalla folla che ormai era diluita e mi condusse verso i bagni arrabbiato. <<Ashley, capisco che ti piaccia stare al centro dell'attenzione, ma stai creando una catena. Ci sono altre persone che potrebbero conoscerti in questo aeroporto e creando questo tipo di affollamenti metti a rischio la salute di tutti>> annuii dispiaciuta. <<Non voglio che ti senta in colpa, ma se succede qualcosa sarà colpa tua e addio gara e qualificazioni per i U.S. National Gymnastics Championship, capisci?>> riflettei un attimo sulle sue parole.
<<Aspetta... quali qualificazioni per i U.S. Championship?>> gli chiesi strabuzzando gli occhi.
<<Ehm, si. Non te lo avevo detto?>> mi chiese con nonchalance.

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Saudade
RomanceCOMPLETA in REVISIONE con SEQUEL "Our love was made for movie screens" Lei è Ashley Wilson. Introversa, permalosa, testarda e sempre in lotta con se stessa per fare ogni volta meglio di prima. Lui è Logan Robinson. Il ragazzo che tutte vogliono. Q...