-Chapter 32-

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Continuammo la nostra passeggiata per il quartiere. Tra noi c'era il più totale silenzio, ma non di quelli imbarazzanti. Uno di quelli che ci sono quando ognuno è immerso nei propri pensieri. Contrariamente a quello che avrei pensato però, la mia mente non era focalizzata su mia madre, ma bensì sul ragazzo che mi camminava accanto.

Lui oggi, mi era stato accanto più di quanto ogni persona presente nella mia vita aveva mai fatto, consolandomi e facendomi ridere dopo il brutto momento. Sapevo che non era molto felice di dovermi fare da psicologo personale e lo capivo benissimo che a lui non importasse niente di me, ma era sempre con me nei momenti sbagliati. Probabilmente si sarebbe anche pentito molto presto di salvarmi ogni volta.

<<Grazie>> dissi ad un tratto fermandomi e facendo arrestare anche lui.

<<Di che cosa mi stai ringraziando esattamente?>> mi chiese confuso.

<<Ti sto ringraziando perché mi sei stato accanto anche se di me non te ne importa niente né di me né della mia vita. Magari tu pensi che sia solo una perdita di tempo star qui in questo momento, ma per me significa davvero molto. Nessuno mi era mai stato così tanto tempo accanto in queste condizioni>> per me in quel momento era doveroso ringraziarlo per avermi sopportato. Sapevo che me ne sarei pentita neppure un minuto dopo di aver detto quelle parole e che probabilmente mi avrebbe riso in faccia, ma ormai quello che pensavo veniva fuori da solo quando ero con lui. E se non parlavo, me lo leggeva in faccia.

<<Sai, anche se vuoi fare tanto la forte e quella che non piange mai, anche tu hai le tue debolezze. Tutti hanno i loro problemi>> cominciò a assottigliare quella poca distanza che ci separava facendomi smorzare per un attimo il respiro, i nostri sguardi continuavano a sfidarsi come se fosse inevitabile doverlo fare.

<<Credo che sia abbastanza ovvia la cosa>> risposi guardando quei suoi occhi verdi che mi osservavano dall'alto della sua figura.

<<No, io non credo lo sia, forse tu lo dai per scontato, ma altri no>> disse sussurrando a pochi centimetri da me, con le sue labbra che sfioravano le mie. Come a stuzzicarle e farmi cadere in tentazione. Una tentazione troppo grande.

<<Forse hai ragione, ma tu sei sempre così calmo e temperato>> <<Ormai ci ho fatto l'abitudine a dover essere quello che si trattiene e che nasconde tutto sotto al tappeto>> continuavamo a guardarci mentre aspettavamo che uno dei due facesse la mossa successiva. <<Non dovresti tenerti tutto dentro>> alzò le spalle con una mossa quasi impercettibile dalla mia visuale.

 <<Ho tutto dentro, non una parola è mai uscita ed è meglio così, per tutti>> scossi leggermente il capo, se avessi fatto un movimento più brusco avrei dato una testata al ragazzo davanti a me. <<Dovresti esprimere quello che tieni dentro, qualsiasi cosa tu voglia far trapelare dalle tue labbra>> la risposta arrivò dopo pochi secondi.

 Logan mi prese per i fianchi, avvicinandomi a se e mi guardò intensamente come per chiedermi il consenso che vide nei miei occhi. A quel punto chiusi gli occhi e le nostre labbra si scontrarono facendomi venire le farfalle nello stomaco. Circondai il suo collo con le braccia mentre le nostre labbra continuavano ad assaporarsi bisognose delle altre. Avevamo aspettato fin troppo quel momento e le aspettative erano di gran lunga state superate. Era un bacio piuttosto calmo, volevo godermi quel momento.

<<Anche io ho i miei punti deboli, ma nessuno li scopre mai>> disse lui ancora a pochi millimetri dalla mia bocca, facendomi il solletico. Il suo sguardo era di sfida contro il mio. Sembrava volesse invitarmi a scoprire quei suoi segreti.

Restammo in strada ancora un po', camminando e ammirando il cielo che diventava sempre più scuro, con l'avvicinarsi della notte stellata californiana. La distanza di sicurezza però era stata mantenuta, lasciando come un ricordo il bacio che c'era stato.

SaudadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora