-Chapter 45-

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Sorrisi vedendo il suo nome sul display del telefono.

Quella mattina avevo salutato Logan con un <<Ciao>> sussurrato lievemente per non svegliarlo, ma a quanto pare mi aveva sentito perché mi aveva risposto <<Buona fortuna>> sussurrando lievemente per poi rigirarsi e tornare a dormire.

<<Che vuoi?>> gli chiesi accettando la chiamata. Cercai di non attirare l'attenzione delle mie compagne di squadra che già senza parlare mi stavano squadrando dall'alto al basso.

<<Ah stiamo tornando arroganti? Ok. Sono bravo in questo>> scossi la testa. <<Non ne avevo dubbi>> sentii la sua risata arrivare dall'altra parte della linea. <<Stai parlando con Ashley?>> chiese Noah probabilmente sentendo ridere il fratello. <<Aspetta, le sto ancora parlando io>> disse Logan. <<Di cosa le devi parlare? Mi sembra che ieri sera abbiate fatto abbastanza senza parlare, quindi passamela>> sentii il sospiro di Logan prima che fosse coperto dalla voce di Noah. <<Buongiorno dolcezza!>> disse in modo ironico. La sua esclamazione però non passò inosservata mentre tutte le ragazze e perfino il coach Strauss si girarono verso di me per lanciarmi un'occhiataccia.

Mi allontanai da loro e dal gate. <<Che mi racconti di bello? Sei ancora a Los Angeles?>> mi chiese regolando il tono della voce. <<Siamo ancora in California>> guardai lo schermo dove c'erano scritti tutti gli orari dei voli. <<Ma dovremo decollare tra circa mezz'ora>> osservai la squadra che era radunata felicemente aspettando che chiamassero il volo. <<Tutto ok? Sei pronta?>> Noah, Logan e Cameron non sapevano cosa stava succedendo con tutta la scuola. <<Si, stai tranquillo e vai a farti una camomilla, lo sento da qua l'odore di alcol>> mi immaginai la sua espressione. <<Bisogna godersi il proprio stomaco finché è giovane>> <<Certo, hai pienamente ragione>> rise. <<Ti passo il deficiente di mio fratello che è già incazzato di prima mattina>> scossi la testa. <<Ti voglio bene>> disse prima di passare il telefono al fratello. Quei due mi avrebbero fatto diventare pazza.

<<Vai a cambiarti coglione>> urlò Logan al fratello prima di riavvicinarsi al telefono. <<Vabbè, ti lascio al tuo viaggio. Scrivimi quando siete atterrati>> annuii ricordandomi soltanto dopo che lui non mi poteva vedere. <<Va bene>> riattaccammo e tornai verso le mie compagne.

Will non era venuto questa volta con me e la squadra in Oregon perché doveva finire di preparare le valigie. Sarebbe tornato prima delle vacanze di natale in Michigan per festeggiare con la sua famiglia. Io avevo preferito rimare in California per prendere con calma il trasloco.

Quella sarebbe stata la mia ultima gara con la squadra della Saint Ville ma non sapevo se sentirmi triste di questo. Nessuna della mie compagne mi considerava e di certo il clima che si era creato negli ultimi giorni non era quello che c'era stato fino ad alcune settimane prima.

Se mi avvicinavo sembrava le stessi minacciando, se mi allontanavo troppo stavo progettando qualcosa contro di loro. Se non facevo assolutamente niente ero scortese, ma se provavo a parlare con una di loro la stavo importunando. Erano passate da grandi amiche a delle sconosciute. Non era la prima volta che mi capitava, ma di certo non era mai bello sentirsi esclusi da tutto.

L'indifferenza era la peggior arma per combattere una persona, lo avevo capito già da tempo, e loro non parlandomi e non cercando neppure di farmi integrare nel gruppo stavano facendo esattamente la stessa cosa. Mi stavano escludendo da tutto, senza neppure avere un motivo valido e di questo ne ero delusa. Se mi dovevano proprio lasciare in disparte dovevano avere una motivazione valida, non potevano giustificarsi con delle voci di corridoio. Ma era esattamente quello che stavano facendo. Quella era la motivazione e per loro era più che valida. E da lì si capiva la superficialità delle persone, le maschere che si indossano nella società. Il giustificarsi con voci sparse da persone non affidabili. Niente da togliere a quelle ragazze che con me si erano mostrate gentili all'inizio, ma catalogare una persona in base a delle informazioni ricevute da altri non era da persone astute, anzi, più da stolti.

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