-Chapter 36-

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Quando scesi dal taxi sentii subito che qualcosa era cambiato. Non capivo se in me o se nel posto che mi circondava, anche se era sempre la cittadina in cui avevo vissuto per quegli ultimi mesi, ma qualcosa di sicuro non era più come prima.

Era tardo pomeriggio e intorno a me non si sentiva altro che silenzio e qualche auto che passava per una strada lontana. Avevo passato tutta la giornata in aeroporto, grazie alla brillante memoria di Will che non riusciva neppure a ricordare l'orario del volo. Avendolo ordinato online, non aveva più trovato i biglietti e così, pensando che il nostro volo fosse alle otto di mattina, passammo una bellissima giornata a poltrire in un aeroporto colmo di gente che mi guardava male per la mia felpa della nazionale, non capendo se la avessi comprata al supermercato o se davvero ne facessi parte.

Arrivai al Quartier Generale e dopo aver salutato le mie compagne di squadra rimaste per il weekend, decisi di andare a fare una passeggiata. Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe dopo le ore interminabili di attesa e del volo. Cominciai a vagare senza una meta precisa, i miei piedi mi portavano in una direzione a loro scelta.

Mi ritrovai ben presto in un parco che avevo già esplorato alcune volte con Will. Mi inchiodai per ammirare il paesaggio che dava sulla costa californiana appena vidi la vista che si aveva da lì. Amavo guardare l'oceano e le sue onde imponenti che si infrangevano sul bagnasciuga.

Improvvisamente sentii una presenza dietro di me, che mi osservava in modo deciso.

Mi girai piano piano nella sua direzione e scovai esattamente chi speravo di trovare. Logan certe volte era molto prevedibile. I suoi occhi verdi erano puntati su di me, quasi con l'aspettativa che mi girassi.

Mi si avvicinò molto lentamente, scandendo ogni passo e finalmente si incarnò davanti a me.

<<Dove sei stata?>> fu la sua domanda. Non me lo aspettavo da lui e indietreggiai di un passo. Appena vide la mia mossa la sua mascella si contrasse. <<Dove e con chi?>> mi chiese ancora una volta.

<<Perché dovrei dirtelo? Non ti importa niente di me>> fu la mia unica risposta. Con lui dovevo solo agire sulla difensiva.

<<Davvero Ashley? Davvero?>> ero molto confusa. <<Non ricordi cosa hai detto alcune settimane fa ai tuoi genitori?>> sussultai solo a sentire quell'ultima parola. <<Credevo fossi morta! Cristo, ho fatto diventare scema la tua amica da quanto ero assillante! Le stavo addosso ogni secondo per sapere se avevi chiamato, avevi mandato un messaggio o semplicemente davi segni di vita, ma niente!>> rimasi senza parole per le sue accuse. Non avevo controllato il telefono perché ce lo ritiravano durante l'allenamento e alla sera ero troppo stanca per guardarlo, ma mai mi sarei pensata che lui credesse mi fossi uccisa. Non di nuovo.

<<Non capisco comunque perché ti importi di me, e anche mi fossi uccisa? A te avrebbe cambiato davvero qualcosa?>>

<<Mezza scuola si accorge anche se arrivi in ritardo. Se non ti vedono per una settimana tutti impazziscono. Piaci alle persone, cambierebbe a tutti se tu non ci fossi più>> guardò il mare per riprendere il filo e poi puntò di nuovo i suoi occhi nei miei facendomi saltare un battito. Non so cosa intendesse con tutto il suo discorso ma mi stava confondendo e non poco.

<<E con questo dove vorresti arrivare? Non credo proprio tu faccia parte della mezza scuola che si sente morire a non vedermi>> la sicurezza e la fermezza nel mio tono di voce lo sorprendevano sempre di più.

<<Non hai capito dove voglio arrivare>> scossi la testa confusa. Se non intendeva quello cosa voleva dirmi? Non capivo più niente e a lui sembrava divertire questo.

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