-Chapter 47-

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LOGAN

Ashley era appena uscita di casa per andare a scuola a fare allenamento e così decisi di cogliere l'occasione per andare al bar. Mio fratello e Cameron erano lì già da prima dell'ora di pranzo, ma io avevo preferito aspettare il pomeriggio per non destare sospetti ad Ashley.

Lei non era stupida come tutte le altre che cercavano di avvicinarsi. Lei mi capiva e io capivo lei. Il nostro era un rapporto strano, che in molti non capivano, che altri invidiavano ma l'uomo era sempre così. Bastardo ed egoista. Una cosa che faceva felice te rendeva degli stronzi tutti gli altri.

Presi le chiavi di casa e della macchina dirigendomi verso il vialetto di casa. Mentre salivo in macchina però, un'altra auto si fermò sul ciglio della strada attirando la mia attenzione. Guardai attraverso lo specchietto retrovisore Brandon scendere dalla sua auto sportiva e guardare verso casa. Aprii lo sportello cogliendolo di sorpresa. <<Oh ciao Logan>> disse con una mano al petto.

<<Brandon>> mi diede un abbraccio contornato da alcune pacche sulla schiena. <<Il mio ragazzotto dove si è cacciato? Dimmi solo che non è in giro con qualcuna>> risi. <<E' al bar con Noah, li stavo raggiungendo proprio ora. Vuoi un passaggio fin lì?>> scosse la testa. <<Quel ragazzo mi condiziona sempre, comincerei a bere insieme a voi>> mio fratello era capace di convincere tutti a bere, tranne me. <<Anzi, è meglio che non ci sia lui. Volevo parlarti di alcune questioni>> lo guardai curioso. Quando veniva a parlare con me erano sempre argomenti tosti, che Noah non avrebbe sopportato.

<<Stai parlando di mio padre, vero?>> lui annuì. <<Sai, ieri mi stava parlando di te e Noah>> strabuzzai gli occhi. <<Strano, cosa ti ha riferito?>> <<In effetti mi sono sorpreso anche io. Mi ha detto soltanto che gli dispiace non avere un legame stretto con voi. Si aspettava che dopo la morte di vostra madre vi sareste avvicinati a lui e invece avete fatto tutto il contrario. Credo sia davvero dispiaciuto per questo Logan>> mi trattenni dal ridergli in faccia, lui non sapeva.

<<Credimi Brandon, è meglio che io e mio fratello teniamo distante quell'uomo>> una cosa che mi era sempre piaciuta del padre di Cameron era che si faceva sempre gli affari suoi, non ci aveva mai tartassato di domande sulla morte di nostra madre e tantomeno sul perché noi non volessimo legami con nostro padre, nonché suo grande amico. Sapeva sempre quando parlare e quando invece stare al suo posto e per questo lui era uno degli unici che si era meritato il mio rispetto e la mia ammirazione.

<<Dì pure a mio padre che ci può sperare fin che vuole, ma finchè non dirà i fatti per come stanno noi non vorremo mai dei legami con lui>> Brandon ascoltò ma non disse niente. <<In ogni caso, vuoi un passaggio a casa o in azienda?>> gli chiesi tornando calmo. <<Tranquillo, devo far consumare un po' al mio gioiellino>> indicò la macchina alle sue spalle. <<Informa soltanto Cameron che voglio vedere quel suo bel culo sodo, ovviamente preso da sua madre, a casa domani per pranzo>> risi per poi salutarlo e andarmene.

Il bar era ad alcuni isolati dal centro di Saint Ville ed era per lo più frequentato da gente di mezza età e studenti dell'università statale. Noi ormai da quando avevo compiuto sedici anni e Noah ne aveva ancora quindici eravamo clienti abituali e per questo anche se minorenni, ci davano alcolici. Passavamo interi pomeriggi qui, dove potevamo avere un po' di pace e dove i nostri coetanei non osavano neppure entrare.

Aprii la porta sgangherata facendo azionare il campanello. <<E' arrivato il principe, fate spazio vecchi!>> alzai gli occhi al cielo salutando alcuni amici, dei ragazzi che frequentavano il terzo anno di università. Mi fecero spazio per sedermi accanto a loro mentre io osservavo Noah e Cameron che erano al bancone con altri due uomini che conoscevano. Bevevano insieme e scherzavano, questo non mi sorprendeva. <<Robinson maggiore, come va la vita?>> mi chiese quello che era un po' il capo del gruppo.

SaudadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora