-Chapter 44-

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Era da poco finito l'orario delle lezioni e mi trovavo fuori scuola. Avevo detto a Will di non sentirmi molto bene, il che era vero, ma non volevo neppure andare in palestra. Era una delle poche volte che volevo stare lontano dall'ambiente che mi aveva sempre fatto stare bene, ma in quei giorni l'unica cosa che riusciva a tirarmi un po' su il morale erano i ragazzi che stavo aspettando da parecchio tempo.

Da quel che avevo capito li dovevo aspettare fuori scuola, ma non sembravano voler arrivare. Mi sembrava strano che si intrattenessero di più a lezione, non mi avevano mai fatto percepire una grande propensione per lo studio, però ero lì ad aspettarli. Mi avevano detto che non volevano che andassi a casa da sola, ma ci stavo pensando seriamente.

Quando ormai avevo preso la decisione e stavo per incamminarmi sentii la voce di Noah. <<Si fotta preside, i suoi luridi soldi non ci compreranno, tantomeno per il football>> guardai il corridoio principale dove avanzavano i due Robinson. Camminavano fieri di loro con le mani nelle tasche dei jeans. <<Noah Robinson, non usi quel tono con me!>> tuonò il preside sbucando fuori dal suo ufficio. In risposta ricevette soltanto un dito medio alzato.

Rivolsi un'occhiata interrogativa a Logan, ma lui alzò soltanto le spalle in segno di resa. Appena arrivò verso di me mi prese per mano e mantenendo il passo del fratello, arrivammo davanti alle loro due auto. C'era ancora qualche studente nel parcheggio che parlava con gli amici e ovviamente si girarono verso di noi. Alcune ragazze mi lanciarono un'occhiataccia vedendo la mia mano stretta a quella di Logan e lo capivo. Tutte volevano essere me in quel momento, camminare affianco a Logan Robinson era un onore, o almeno era quello che pensavano tutti.

Spostai lo sguardo sul viso di Logan, sembrava rilassato. Mi piaceva che lo fosse, perché metteva tranquillità anche a me.
Lui notando che lo stavo guardando mi rivolse un sorrisetto prima di sfilare le chiavi della macchina dalla tasca e lasciare la mia mano per farmi andare a sedere al posto del passeggero.

Lasciammo passare prima Noah e poi ci mettemmo anche noi in carreggiata.

<<Perché sorridi?>> mi chiese d'un tratto lui. Girai il mio sguardo dalla strada davanti a noi al suo volto. <<Perché sembri tranquillo>> distolse per un momento lo sguardo dal parabrezza per posarlo su di me.
<<Lo sono>> girai il busto verso di lui allargando la cintura che mi stava stringendo troppo. <<Tutto questo è strano, passare dall'essere due sconosciuti ad essere insieme qui, senza urlarci contro. Tanto strano>> lo era. Era a dir poco bizzarro quello che stavamo combinando. Passare dal prendersi in giro al capirsi con un solo sguardo era strano. Diventare un qualcosa di non ben identificato era strano. Passare dal non vedersi per giorni a quasi convivere era strano. Era tutto strano, ma era anche meraviglioso.

<<Lo so. Ma sapevo anche che prima o poi sarebbe accaduto>> feci una faccia strana. <<Cosa intendi?>> gli chiesi cercando di capire le sue parole dette in un modo così svogliato quanto importante. <<Sapevo che prima o poi doveva avvenire questo. Tu mi vuoi, io ti voglio e basta. Serve questo e basta>> sorrisi. Lui mi provocava quei sorrisi istantanei. <<Se lo dici tu>>

Arrivammo a casa di Logan e smontammo dall'auto. <<Ma dimmi tu se quello stronzo non doveva chiamare anche a casa!>> urlò Noah dal soggiorno. Logan salì le scale portando con se il mio zaino di scuola mentre io mi diressi verso il fratello. <<Che succede?>> gli chiesi sedendomi sul bracciolo del divano a pochi passi da lui. <<E' proprio un deficiente, non lo vuole capire che se non abbiamo voglia non lo facciamo?>> si sentì la voce dell'altro fratello dal piano di sopra. <<E' un preside di una scuola di ricchi, non capisce mai un cazzo>> Noah sbuffò venendo a sedersi affianco a me. Continuai a guardarlo mentre si calmava un po'.

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