-Chapter 46-

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Entrammo a scuola a passo svelto e senza badare a nessuno. Sophia mi stava parlando di sua madre e di come suo fratello Andrew la aveva convinta a farlo partecipare alla festa che ci sarebbe stata quella sera. <<Non è un bel venerdì sera senza festino ed alcol>> sarebbero state le parole esatte di Noah a proposito di quella sera.

<<Io dovrò badare a lui e non bere per dargli il buon esempio, che rottura di scatole!>> disse frustrata. Ci passò davanti Matt, probabilmente non ci aveva neppure notate, e la fidanzata si alterò immediatamente. <<Matt!>> urlò facendolo girare nella nostra direzione. Lui sorrise alla mia amica. <<Non provare ad usare il tuo bel sorriso per scusarti>> gli disse facendomi ridere.

<<Scusami, andavo di fretta e non vi ho notate>> cercò di giustificarsi l'altro. Vidi negli occhi della mia amica una scintilla. <<Che ne dici di farti perdonare tenendo con te e i tuoi amici Andrew questa sera alla festa?>> Matt le lanciò un'occhiata, poi posò i suoi occhi supplicanti su di me. Rimasi ferma a sfidarlo con lo sguardo. 

<< Va bene, vi vengo a prendere alle otto>> sospirò infine, cedendo. La fidanzata sorrise soddisfatta e lui ci salutò per raggiungere i suoi amici. <<Impara cara Ashley, è così che si convincono i fidanzati>> annuii per farla felice anche se pensai che le sue modalità per convincere il fidanzato non fossero così efficaci come lei pensava.

<<Comunque volevo chiederti una cosa già da tempo...>> la guardai curiosa di sapere cosa le stesse frullando per la mente. <<Mi sono giunte delle voci>> la stoppai in partenza con un gesto della mano. <<No, non continuare neppure. So già cosa mi stai per chiedere e no, non è vero>> lei si zittì un attimo. Ci pensò su per poi riformulare la frase che stava ponendo. <<Oh, no non credo fosse quello che intendevo io>> la guardai scettica. <<E allora di cosa stavi parlando?>> <<Volevo soltanto chiederti se tu stessi a casa dei Robinson>> sospirai di sollievo, almeno lei non credeva a quelle menzogne che stavano dicendo sul mio conto. <<Ah, ok non era quello che stavo pensando io>> le dissi sollevata. <<In ogni caso si, possiamo dire che vivo lì o da Janson>> catturai in un attimo tutta la sua attenzione. <<Vorrei proprio sapere come se la passano quei tre fuori da scuola, intendo in condizioni normali>> alzai le spalle. <<Sono come tutti, ragazzi normali>>

Continuai a guardare la mia figura riflessa nello specchio. <<Davvero sto bene secondo te?>> vidi il riflesso della figura massiccia di Logan alzare il capo dal telefono ed osservarmi. Sorrise. <<Si e non ha senso che tu ti faccia tutte queste paranoie>> mi girai per guardarlo negli occhi. <<Insomma, guarda come mi fa grassa>> in quei giorni Logan mi stava obbligando a mangiare. Gliene ero grata con tutta me stessa, ma non ero più abituata e mi sembrava di star ingrassando molti chili in poco tempo.

Logan mi guardò con il suo sguardo minaccioso. <<Mi stai prendendo in giro?>> tornai a guardare il mio corpo avvolto da quel vestito aderente. Non ero mai stata sicura di me stessa e del mio corpo, figuriamoci con un vestito che metteva in risalto tutto quello di cui ero più insicura.

<<Vieni qui>> mi fece segno Logan indicando il letto su cui si era messo a sedere. Mi avvicinai titubante a lui. Mi fermai e incrociai le braccia al petto. Inaspettatamente lui mi prese e vi avvicinò a se. Mi bastava quello per farmi capire che lui era lì e non mi avrebbe lasciata, non come tutti gli altri. Con lui non mi dovevo nascondere o altro. Ci capivamo con uno sguardo, con un impercettibile movimento. A lui andavo bene così com'ero. E di questo non potevo fare altro che esserne infinitamente felice. Era raro trovare una persona così. 

Logan sembrava quello sempre pronto a giudicare. Quello che diceva la sua prima di sapere tutta la storia. Quello che ti dava la colpa ingiustamente, ma in realtà era totalmente il contrario. O lo era con le persone a cui teneva, a cui voleva bene realmente. Io non sapevo se facevo parte di quella cerchia, ma tra noi qualcosa c'era, ed era impossibile negarlo ormai.

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