-Chapter 2-

12.8K 263 36
                                    

Davanti all'ingresso della scuola mi resi conto di essere molto nervosa anche se, prima non mi era passato per la mente questo pensiero. Era comunque il mio primo giorno di scuola e dopo alle quattro avevo anche il primo allenamento con una squadra di perfette sconosciute.

Quando varcammo il cancello scolastico, tutti i ragazzi e molte ragazze si girarono nella nostra direzione ma la cosa non mi lasciò stupita. Anche nella mia vecchia scuola tutti si giravano a guardarmi. Per loro ero come una figura mitologica perché partecipavo a gare nazionali, ma qui non credevo che mi guardassero per lo stesso motivo.

Ero tra le ultime della fila, tra Sarah e Jessica ma, tutti gli sguardi erano puntati su di me, quella nuova. Cercai di sorridere a tutti quelli con cui il mio sguardo si incontrava anche se nessuno di loro ricambiava, tutti mi studiavano come se fossi qualcosa di alieno.

Arrivate alla fine del corridoio ci sistemammo in cerchio sopra lo stemma della scuola e Jessica mi spiegò cosa fare. <<Solitamente il primo giorno di scuola facciamo questo rito: ci mettiamo in cerchio sopra lo stemma della scuola e facciamo tutti un giuramento scritto che verrà appeso alla bacheca degli sportivi. Finito il giuramento urliamo il motto della scuola e tutti gli altri si uniscono a noi>>

<<Ma solitamente queste cose non toccano a quelli di football?>> lei mi rivolse un piccolo sorriso.

<<Non qui, siamo una scuola rivoluzionaria per cui lo facciamo noi ragazze>> a quel punto Nicole si girò verso Jessica. <<Possiamo iniziare o devi parlare ancora?>> lei la guardò negli occhi sfidandola.

<<Calmati Nic, stavo solo spiegando ad Ashley la tradizione, dovrebbe esserne al corrente anche lei visto che ora è una di noi>>

Tutte le altre annuirono in segno di apprezzamento e Nicole fece una risatina dandole ragione.

Intorno a noi si era creata una macchia di studenti, per lo più maschi, ma, alla fine si scorgevano anche molte ragazze e sembravano tutti carichi. Nicole mi spiegò di dover urlare al suo otto "SAINT VILLE!" il nome della scuola.

Cominciarono poi, i giuramenti che consistevano nel dire e scrivere di volersi impegnare a portare alto il nome della scuola nei campi scolastici e sportivi. Presi spunto da quelle cose dette dalle mie compagne e cominciai a scrivere il mio biglietto che sarebbe stato poi appeso nelle bacheche studentesche.

Finita questa attività, il corridoio era silenziosissimo fin quando Nicole non cominciò ad urlare un countdown seguito dalle urla <<SAINT VILLE, SAINT VILLE, SAINT VILLE!>> Tutti quanti ci unimmo al coro e tutti batterono i piedi a terra e noi urlando come delle pazze, saltammo e girammo in cerchio.

Dopo circa un minuto di urla, Nicole ci fece segno di smettere, eseguimmo ed insieme a noi tutto il resto degli studenti. Il corridoio si zittì e noi ragazze ci sistemammo in fila una di fianco all'altra per ammirare la distesa di studenti stretti intorno a noi. Tutti ci sorrisero raggianti di felicità. Notai che i ragazzi in prima fila sembravano della squadra di football, alti, muscolosi e belli da impazzire.

Poi uno di loro si fece avanti. Era senza dubbio uno schianto. Era il mio esatto stereotipo di ragazzo se mai ne avessi avuto uno. Aveva muscoli che facevano impazzire gli ormoni, occhi verdi e capelli castani sparati di qua e di là su cui ti veniva voglia di passarci le mani per rilassarti. Urlò rivolto a tutti <<Bene ragazzi, levatevi dalle palle>> tutti risero e girarono i tacchi per andare ai rispettivi armadietti come soldatini. Guardai le ragazze e Alice mi raggiunse dicendomi <<Come ben sai sei l'unica del terzo anno in squadra e gli armadietti del tuo anno sono dalla parte opposta rispetto alla mia classe quindi non ti posso aiutare, provo a chiedere alle altre ma sono quasi sicura che nessuna abbia lezione nell'ala est>> guardò le altre che tutte insieme scossero il capo con fare dispiaciuto. Allora dissi <<Tranquille ragazze, me la caverò. Ci vediamo a pranzo se non ci incontriamo prima>>

Salutate le ragazze mi incamminai verso il mio armadietto e nel tragitto dovetti sorridere così tanto che mi facevano male le guance. Tutti i ragazzi mi guardavano ammaliati e le ragazze tentavano di nascondere l'invidia per tutta quella attenzione. Sinceramente non capivo neppure il perché di alcuni sguardi pieni di odio. Mi ripetei nella mia testa "perché nessuno ti conosce!" ma mi mettevano comunque in soggezione quelle occhiate così indagatorie.

Arrivai al corridoio dove si trovavano gli armadietti del terzo anno e dovetti farmi spazio tra la folla che si era creata per trovarmi davanti uno spettacolo inatteso. Sul mio armadietto, il numero trecentoventisette, c'erano varie foto di me nelle gare nazionali e intorno la scritta arcobaleno "BENVENUTA", sentii le mie guance andare in fiamme e tutte le persone che ora capii erano lì per ammirare lo spettacolare allestimento, molto probabilmente architettato dalle mie compagne. Tutto intorno a me si levò un forte applauso accompagnato da varie urla. Ero così scioccata che mi accorsi di avere la bocca spalancata solo quando il ragazzo che aveva dileguato tutti dopo il rito squarciò la folla e mi si piazzò davanti scrutando me e poi l'armadietto.

Quando ebbe finito le sue labbra si incurvarono in un sorriso da mozzare il fiato infatti alcune matricole si sorressero alle amiche per reggersi in piedi mentre altre si sventolarono la faccia con la mano.

Quando il mio sguardo tornò su di lui mi accorsi che mi stava ancora fissando così con tono un po' sgarbato gli chiesi <<E chi saresti tu? Mister muscolo?>> come avevo potuto notare prima non era proprio mingherlino. Alto più di uno e ottanta, mi faceva sentire nana in confronto al mio metro e sessantacinque (fin troppo per una ginnasta). Sembrava il classico ragazzo dalle mille risorse e mille ragazze. Il belloccio con tutta la squadra di cheerleader pronta a sua disposizione.

Dopo alcuni secondi il suo sorriso si fece ancora più malizioso e mi rispose.

<<Stai solo intralciando il corridoio e se le persone guardano il tuo armadietto io non posso passare>> era parecchio irritato da un fatto che non dipendeva da me.

<<Senti, non credo di centrare molto se le persone non si tolgono dal corridoio. Puoi chiedere anche gentilmente di farti passare>> cercai di mantenere la calma. Lui sospirò per poi guardarmi con lo sguardo ghiacciato. Di uno che ti odia.

Questo gesto mi fece molto innervosire così cercai di spingerlo di lato per poter aprire l'armadietto e infilare le mie cose in tempo per la lezione di matematica che avevo alla prima ora. Ma quando feci per spingerlo in là lui mi prese il polso e mi fece voltare per guardarlo negli occhi, così intensi da farmi quasi sciogliere. Lo fissai inebetita per alcuni secondi negli occhi dopo di che scansai la sua mano e misi la combinazione mentre la folla se ne stava lì impalata a fissarmi sbalorditi come se avessi appena ucciso qualcuno.

Appena finito di inserire le mie cose nell'armadietto mi voltai sbattendo l'anta e mi accorsi che oltre alle persone che mi fissavano c'era ancora anche questo tizio che mi squadrava con espressione indecifrabile. La situazione mi imbarazzava così tanto che cercai di allontanarmi dalla folla e appena superai le ultime persone suonò la campanella.

La giornata filò liscia fino all'ora di pranzo dove appena entrata in mensa notai con mio gran disgusto che tutti mi fissavano, di nuovo. Alzai gli occhi al cielo e feci scorrere il mio sguardo sulla folla per individuare il gruppo di ginnaste. Ma prima di arrivare a focalizzarle, il mio sguardo si soffermò su Mister muscolo. Mi stava fissando dal suo tavolo, in compagnia di altri ragazzi che pensai fossero quelli della mattina che avevo creduto fossero della squadra di football e alcune ragazze che dalle divise sembravano le cheerleader che ovviamente dovevano rimanere appiccicate ad ogni ragazzo etero della squadra. Tutto il tavolo come il resto della mensa mi stava fissando.

Ormai ero fin troppo abituata a tutta l'attenzione rivolta a me in ogni momento dalle persone che si trovavano nella mia stessa stanza ma qui alla Saint Ville mi sembrava che il concetto fosse leggermente diverso.

In Michigan ero quella famosa che rimaneva sempre sola ed era solo usata per i followers sui social, ma qui per alcuni sembravo quasi una minaccia mentre per altri sembravo una preda da cacciare e mangiare.

Dopo alcuni attimi che mi sembrarono secoli riuscii a staccare gli occhi da quel tavolo e vidi Jessica e Autumn con cui non avevo ancora avuto occasione di parlare, agitare le mani in aria per richiamarmi così le raggiunsi grata di poter stare con qualcuno durante il pranzo piuttosto che in mezzo alla giungla.

SaudadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora