Una volta tornati alla Magione, la famiglia Lionchild e Jason riferirono l'inconveniente riguardante i Senzaclan, senza tralasciare nessun particolare. Per di più, furono lieti di accogliere George Richards e sua figlia Amanda – i loro servitori, nonché proprietari originari della villa.
Debby studiò la ragazza. Era snella. Molto snella. Semplice ed intrigante al tempo stesso. La sua fisicità mingherlina non convergeva in nessuna forma, ma a giudicare dagli sguardi invaghiti dei ragazzi, l'assenza di curve non rappresentava un problema. O almeno, non per Amanda. L'ilarità del suo fisico infantile sembrava punzecchiare e stimolare l'attenzione del genere maschile.
La ragazza presentava capelli biondissimi – probabilmente ossigenati – tagliati alla garçonne. I suoi occhi verde-acqua luccicavano di puro altruismo, pura dolcezza. Lo sfavillio di quello sguardo cristallino sfolgorò in tutta la sua brillanza non appena Amanda adocchiò Roy. La luce nei suoi occhi era la stessa che Debora aveva scorto tra Katrin ed Ian.
Jason e August s'erano entrambi consacrati al riposo, mentre gli altri, in salone, discutevano e chiacchieravano placidamente.
Era tutto un allegro brusio, e il miraggio di una qualsiasi tenebra pareva inconcepibile.
–– Ah, dimenticavo –– disse Ian. –– Sono lieto di invitarvi formalmente al ballo prenatalizio della famiglia Bernard, previsto per dopodomani sera.
I presenti si scoccarono occhiate elettrizzate.
–– Ci saremo senz'altro –– confermò Ronald, il volto raggrinzito in accennate rughe di vecchiaia e in un sorriso genuino.
Dopo aver ringraziato Ian, Debby andò alla ricerca di Jandira.
Salì le scale fino al primo piano. L'anziana sedeva su una poltrona di pelle, leggendo un libro rilegato in velluto verde. La livida luce lunare le accarezzava il viso, ringiovanendola.
–– Jandira –– la chiamò. –– Possiamo parlare?
–– Vuoi discutere dei tuo poteri, non è così?
Debora annuì.
Jandira richiuse il volume, sprigionando una nuvoletta di polvere. Si portò le mani in grembo, un'ingiallita pagina del libro tra l'indice e il medio. –– Non so darti spiegazioni, Debora. Ti ho detto come la penso. Credo che tu abbia la capacità di assumere i poteri di certe creature ad un semplice tocco. I poteri che hai assunto fino ad ora, tuttavia, sono poteri di stregoni e demoni. Penso dunque che tutto ciò abbia a che fare col sangue. Il tuo sangue è per metà umano e per metà demoniaco – come per ogni stregone – e presumo che nel momento in cui tocchi una creatura, il tuo sangue si relazioni con quello dell'essere preso in considerazione. Difatti, ti ho già vista toccare Ronald e Scarlett, ma non hai dimostrato di poterti trasformare in un licantropo o in una vampira. In conclusione, ritengo che tu possa assorbire i poteri di coloro nelle cui vene scorre sangue demoniaco. Se noti, infatti, hai adottato i poteri di un demone e il Marchio di un ifrit e di una stregona. La natura dei Licantropi e dei Vampiri, invece, è semplicemente frutto di malattie demoniache insinuatesi nella razza umana. Guarda caso, non hai assunto nessuna delle loro capacità. La mia è solo una supposizione, ma se non altro, gode di senso logico.
Debby strabuzzò gli occhi, confusa. –– Ma se assumo i Marchi degli stregoni e i poteri dei demoni con cui entro in contatto, come faccio a controllare ogni capacità assorbita?
–– Non ne ho idea. –– Jandira condusse lo sguardo al di là della finestra, perso in lontananza, nei ricordi. –– Un tempo conoscevo uno stregone che sin da appena nato era in grado di trasformarsi in qualsiasi, qualsiasi creatura toccasse, traendone non solo i poteri, ma anche l'aspetto e i pensieri più profondi. Le competenze, le emozioni e i sentimenti che assumeva dimoravano in lui, senza mai andarsene. Si ammassavano uno sopra l'altro, ininterrottamente. Mondani, Occulti, Nephilim. Lo stregone si tramutava in ognuno di essi. L'unico modo per fermare quell'ammonticchiarsi di identità era evitando di toccare gli esseri che lo circondavano. Ma era impossibile. Alla fine, il corpo e la mente dell'Occulto non ressero, e lui morì. –– Jandira osservò l'espressione esterrefatta e sgomenta di Debora. Il volto di quest'ultima si contraeva come la superficie di uno specchio d'acqua, smossa, deformata e spezzata da un tocco innocuo, fino a riunirsi e amalgamarsi. –– Sta' tranquilla, questo non è il tuo caso –– le disse. –– Ma dovrò essere sincera con te, Debora. –– Sembrò esitare. –– Non sapevo come aiutare allora lo stregone che poi morì, e non so come aiutare te adesso. Però, se hai imparato a padroneggiare le tue ali, ci sono buone possibilità che tu possa apprendere a controllare anche i poteri che assumi. Inoltre, ho notato che le capacità adottate non si manifestano in te costantemente, ma solo quando ti lasci soverchiare da emozioni forti. Non so spiegare quale sia la tua situazione, Debby. Davvero. Il tuo organismo è stato completamente destabilizzato dopo il rito di incantesimi a cui sei stata sottoposta, e questa è la nostra unica certezza. Solo il tempo e molto esercizio potranno darti più spiegazioni di quante non te ne stia dando io ora. –– La donna si alzò, stringendo il libro tra le braccia.
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Le Origini Negate
FantasyDebora non pensa di avere precedenti. Non pensa di avere un passato, né un futuro. Ma ha incredibilmente bisogno di entrambi, più di quanto possa immaginare. E sarà solo quando i suoi sogni e i suoi incubi si realizzeranno brutalmente, che se ne ren...