Capitolo 20: SCELTE, Parte 1

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I locali di Saint-Ouen diffondevano musica punk-rock, rap e reggaeton per diversi isolati. I marciapiedi erano affollati in maniera a dir poco asfissiante; Lotty si spostava a fatica da un ciglio all'altro della strada. Amava il quartiere di Saint-Ouen per via dell'atmosfera artistica quasi tangibile, ma detestava ritrovarsi annegata in un mare di gente. 

   Aveva pensato che andarsene per qualche tempo a girovagare per i quartieri malfamati di Parigi l'avrebbe calmata; ma si era sbagliata: rimanendo in compagnia dei propri pensieri, la ragazza continuava a meditare su quanto fosse ingiusto che del gruppo fosse l'unica mondana, su quanto la istigasse non poter essere considerata un vero e proprio membro della squadra, su quanto fosse gelosa delle capacità altrui, su quanto avrebbe desiderato potersi vantare di un qualsiasi talento. 

   Poi sbucò in uno spiazzo deserto, e questo la insospettì alquanto.

   Erano quasi le otto di sera, e i tuoni in lontananza profetizzavano una tempesta. Lotty avvistò una stazione della metropolitana dal lato opposto della strada. Attraversò e fece per scendere gli scalini della metro, quando qualcosa, o meglio, qualcuno la spinse da parte. 

   La ragazza si ritrovò in un vicolo cieco dalle mura graffitate e rasentate da crocchi di cassonetti dell'immondizia. Andò a cozzare contro un bidone di ferro, lo rovesciò per via dell'impatto e cadde a terra, ricoperta da rifiuti ammonticchiati. Si levò una buccia di banana dalla faccia e tentò di alzarsi, ma qualcuno la prese per il collo e la inchiodò ad un muro con violenza inclemente. 

   Lotty rantolò; boccheggiava, strangolata da mani invisibili. Scalciò con tutta sé stessa, inutilmente. Poco dopo avvertì sul proprio collo l'umido ed inorridente calore esalato da un paio di labbra. Un alito maleodorante liberò una lingua insidiosa, e questa iniziò a leccarle la gola. –– Sai, sei davvero un bel bocconcino –– sibilò una voce maschile. 

   –– Lasciami! –– gridò la ragazza. Si era sincerata della situazione, di cosa sarebbe accaduto. Ansimava, il panico gravava su di lei, il respiro le si spezzava in gola. 

   L'uomo, servendosi del proprio corpo, schiacciò Lotty contro il muro e portò le mani a palpeggiarle i seni. La ragazza potenziò il nerbo dei propri calci, si dimenò e lanciò un urlo di disperazione, piangendo e sgolandosi, chiamando aiuto senza ricevere risposta. Tentò di guardare l'assalitore negli occhi, e ciò che intravide furono due fessure abissali in un volto perfettamente umano.

   Lotty piangeva. L'aria nei polmoni la stava abbandonando, e la forza che di per sé era poca aveva del tutto evacuato il suo corpo, costringendola ad arrendersi e a smettere di divincolarsi. 

   L'uomo le tolse la giaccia e le abbassò una spallina della canotta; dalla gola, si spostò a leccarle una clavicola. Le sue mani scesero dai seni ai fianchi della ragazza, poi alla zip dei pantaloni. Li sbottonò e ne tiro giù la cerniera, tentando di abbassarli.

    Lotty gridò e gridò con tutta l'esasperazione che la irradiava, piangendo lacrime agonizzanti.

   Pioveva ormai a dirotto, quando l'assalitore capitolò all'improvviso e strepitò, inarcando la schiena. Una lama appuntita gli aveva perforato il petto, trafiggendolo alle spalle e spuntando dal torace. 

   Lotty cadde a terra nella sporcizia e nel sudiciume. Era sul punto di perdere i sensi, ma si forzò di resistere e osservò la scena: l'uomo si girò di scatto trasformandosi in una sorta di ombra nera indefinita.

   Era un demone. 

   La ragazza scorse la figura di un Prescelto armato di una sfavillante spada celeste a due mani. Il demone si scagliò sul Nephilim colpendolo alla spalla, ma costui menò un fendente in mezzo alla fronte della creatura, che, centrata in pieno, strillò, si dibatté e crollò in una pozzanghera nera. Il Prescelto si gettò sul demone, accoltellandolo più e più volte. L'essere si tramutò in un intruglio di cenere. 

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