Jandira aveva condotto Debby, Lotty e Rina nel salone dov'era stato annunciato loro che sarebbero partite per Parigi.
Erano tutti presenti: Roy, Katrin, Amanda, August, Ian, Jason, Natasha, Ronald e Cheyenne, Edgar e Melissa.
–– Siete pronti? –– chiese Jandira.
Ronald annuì, tradito dalla propria espressione. Portava una maschera ottenebrata, di un metallo inossidabile, forgiata dalla responsabilità di essere un leader e di dovere, perciò, fungere da roccia per tutti coloro che necessitavano di essere sostenuti. Ma nei suoi occhi era scorgibile una sottile quanto evidente velatura di malinconia.
Jandira si diresse risoluta verso il camino imponente, e diede così inizio ad una lunga e articolata serie di gesticolazioni frenetiche; le sue dita spargevano scintille opalescenti. All'improvviso, tutto ciò che rimase del camino fu uno specchio d'acqua luminescente.
–– Ci vediamo lì. –– L'anziana si accovacciò e venne inghiottita dal portale.
Debora si voltò verso August, lieta di ricevere un sorriso di conforto racchiuso tra quelle labbra dolci, sottili, morbide ed intriganti, come lo sarebbero state in eterno – eterno.
Si presero per mano e aspettarono che il resto dei presenti si tuffasse nel foro del camino, dove ora tremolava la superficie d'acqua, fedele ad un sommesso sciaguattio. Debby decise di concentrarsi esclusivamente sul calore emanato dalle dita del ragazzo, carezzevoli tra le proprie.
Erano rimasti soli. August piegò le ginocchia rannicchiandosi a terra, e indusse la stregona a fare lo stesso. La guardò, e lei non poté fare altro che osservarlo a sua volta: la luce argentea del portale gli illuminava il volto conferendogli una bellezza ineffabile, e Debora sapeva che, se avessero avuto la fortuna inoppugnabile di condividere una vita immortale insieme, non avrebbe mai smesso di rimanere trasognata e quasi sconcertata da quell'aspetto così intrallazzante. Era certa del fatto che, nonostante avesse avuto l'onore di venerare quel viso dalla bellezza destabilizzante ogni sacrosanto giorno, niente le avrebbe permesso di dare quel fascino per scontato. L'abitudine non l'avrebbe acciecata, e l'idea di spartire con August l'intero concetto dell'espressione per sempre la estasiava. Pareva un sogno semplice quanto irrealizzabile ed onirico, per la sua disadorna sprovvedutezza.
La stregona rielaborò quella notte ormai foderata da una polvere di ricordi, quella notte alla Magione Dirigente di Amsterdam, quando August l'aveva portata sul tetto dell'edificio. Lì, la luce lunare gli aveva dipinto il viso con le stesse tempere del portale: aveva messo in risalto i suoi tratti spigolosi e aveva reso i suoi occhi del color delle stelle, oscurandogli un lato del viso e illuminandogli l'altro.
August le passò le dita fra i capelli, a livello della tempia. Lo sguardo di Debby era schiarito dalla luce dello specchio argenteo, fino ad assumere lo stesso colore di una campanula avvizzita dalla rugiada mattutina.
–– Ricorda –– le disse lui. –– Sei coraggiosa.
Il volto di Debora si contrasse non tanto in un sorriso, quanto più nel ricordo di un sorriso. –– Sì –– rispose. –– Sono coraggiosa. –– Rinvigorì la stretta alla mano di August. Dopodiché si voltò verso il portale; questo la risucchiò, e Debby ne fu appagata.
August la imitò senza indugio.
Raggiunsero Montmartre. Attraversarono adorabili e romantiche viuzze lastricate, lucenti e scivolose per via della recente pioggia. Jason raccontò a chi non ne era a conoscenza la buffa e triste storia di Marcel il Furbacchione. In un muro era incastrato il monumento dell'autore francese Marcel Aymé, immortalato nel passare attraverso una parete di mattoni rocciosi. La scultura era in bronzo patinato, ad eccezione della mano sinistra di Marcel, completamente dorata. Secondo Wikipedia, disse Jason, la statua sarebbe stata ispirata ad un novella fantastica dello scrittore francese, intitolata Il Passamura. A dire il vero, Marcel Aymé era un uomo alquanto curioso, e aveva scoperto molte cose del Mondo Invisibile – fin troppe. Spronato dalla più febbrile sete di conoscenza, si era infiltrato nella Città di Cristallo. Affascinato dalle Forgiatrici Divine, tentò di corteggiarne una. La Forgiatrice, per mezzo delle proprie mani incandescenti – di cui si serviva al fine di maneggiare l'ohr –, lo sedusse ed illuse, tenendolo per mano. Quando lo lasciò andare, la pelle di Marcel era minacciosamente sul punto di permearsi di bronzo. Si disse che l'autore corse a perdifiato fino alla Francia, talmente veloce da trapassare ogni tipo di muro. A qualche metro da casa sua, a Montmarte, rimase intrappolato nella parete di mattoni, ormai tramutatosi in statua, perpetuato in un'eterna fuga da sé stesso.
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Le Origini Negate
FantasyDebora non pensa di avere precedenti. Non pensa di avere un passato, né un futuro. Ma ha incredibilmente bisogno di entrambi, più di quanto possa immaginare. E sarà solo quando i suoi sogni e i suoi incubi si realizzeranno brutalmente, che se ne ren...