Rina rabbrividiva alle frustate di aria gelida. Il freddo le passava attraverso, depredandola di ogni fonte di calore.
Lei e Jandira erano circa ad un metro dal Pont Neuf. La donna la fissava, il lungo sari color smeraldo che ondeggiava in sincrono alla corrente del vento scorticante. –– Sai che non ti posso accompagnare fino al centro del ponte, dove hai appuntamento con tua madre –– disse a Rina.
–– Non ti ho mai chiesto di farlo –– puntualizzò la ragazza, screanzata. Non sarebbe mai stata in grado di rivolgersi a Jandira senza usufruire di una voce costantemente venata di arroganza. La ripudiava, sprizzava disgusto e stizza da tutti i pori.
L'anziana era impassibile. –– Molto bene. Alle otto, in questo punto preciso –– indicò il marciapiede asfaltato, –– Ronald verrà a riprenderti. Ci vediamo stasera, Rina. –– E con questo, svanì in una cascata di luccichii dorati.
Rina restò sola. Camminò fino al centro del Pont Neuf e aspettò. I suoi occhi perlustravano avidamente le acque della Senna, che scorrevano intrepide al di sotto dei suoi piedi. Di colpo, una piccola parte del fiume si solidificò, creando un sentiero ghiacciato disteso fino ad una gradinata collocata alla fine del ponte.
La ragazza si guardò intorno: i passanti proseguivano imperturbabili a camminare indaffarati. Rina decise così di raggiungere la rampa di gradini collegata all'improbabile viottolo.
Lì, aprì un cancelletto di metallo, tastando un viscoso strato di muschio. Cominciò a percorrere la scalinata, rischiando di scivolare molteplici volte. Alla fine, arrivò ad una piattaforma di cemento; contro di essa si infrangevano le acque della Senna e le sue docili figlie onde.
Rina tergiversò per qualche istante, poi posò un piede sul sentiero ghiacciato. Attese. Tentò di intraprendere una sfilata lungo il sottile percorso di ghiaccio; questo, però, cedette, e lei precipitò nel vuoto.
Urlò con tutta, tutta sé stessa, finché non atterrò col sedere su una superficie solida, decisamente troppo solida. Stranamente, l'acqua non l'aveva neppure sfiorata. –– Ahi –– imprecò la ragazza. Si portò una mano al fondoschiena, dove un livido stava già iniziando ad affiorare. Alzò lo sguardo e concretizzò di trovarsi in un tunnel di fine ghiaccio cristallino, rivestito all'esterno da un groviglio di alghe nere. In quella giungla sottomarina sbucavano e sparivano i pesciolini della Senna, quasi giocassero a nascondino; ogni danza delle alghe produceva guizzi di luce e ombre.
Rina si trovava dentro al fiume.
Si sollevò dal terreno gelido e cominciò a percorrere il tunnel, affascinata dallo spettacolo. Avanzò per diversi minuti, finché non adocchiò, in fondo alla galleria, una piccola figura.
Snorri.
–– Forza, la Regina vi attende –– disse il brownie; la sua voce era la solita: acuta ed irritante.
Senza attendere una risposta da parte della ragazza, la creaturina si voltò, avvicinandosi ad uno specchio tremolante di acqua verdastra. Passò attraverso il portale con disinvoltura e assoluta naturalezza. Rina, di nuovo sola, accarezzò lo specchio d'acqua con un dito, poi ci affondò l'intera mano. Le pareva quasi che questa levitasse; smise del tutto di percepirne l'esistenza, come se ogni suo dito si fosse trovato in un'altra dimensione – ed era alquanto probabile.
Senza più esitare, la ragazza si tuffò nel portale.
Spuntò nell'ormai familiare salone della Regina Roxy.
La sala era sempre la stessa, se non per qualche differenza: tutta l'acqua dei ruscelli, dei laghetti e delle cascatelle lungo le pareti era ghiacciata. E nevicava.
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Le Origini Negate
FantasyDebora non pensa di avere precedenti. Non pensa di avere un passato, né un futuro. Ma ha incredibilmente bisogno di entrambi, più di quanto possa immaginare. E sarà solo quando i suoi sogni e i suoi incubi si realizzeranno brutalmente, che se ne ren...