⚘ XXVIII ⚘

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— attenzione: d'ora in poi i capitoli avranno focus in terza persona

Jungkook non era lucido mentre scriveva quel messaggio.

Era stanco, stufo di essere trattato come la pecora nera della famiglia solo perché non era perfetto.

Non era bravo in matematica.

Non era bravo a concentrarsi durante le lezioni.

Non era bravo a parlare apertamente con gli altri.

Non era bravo ad esprimere le sue emozioni.

Jungkook era solo bravo a prendere a pugni un sacco da boxe e a rapire i cuori delle studentesse che trovavano i cattivi ragazzi i loro tipi ideali.

Poi lui, da stupido, ci condivideva il letto per piacere carnale dando loro solo false illusioni.

"Ti scriverò domani", "ci risentiremo", "usciamo a bere un caffè questo fine settimana".

Ma poi più di due settimane alla fine non ci rimaneva insieme ad una ragazza, se non per qualche scappatella ogni tanto.

Per sfizio e noia, di solito.

Ed ora, per colpa del babysitter di suo fratello, nemmeno riusciva più ad avere un buon rapporto sessuale con alcuna di loro, come se fosse tornato alle sue prime volte.

Ma non era solo quello il problema.

Da quando aveva conosciuto Park Jimin, infatti, la sua vita era da un lato migliorata ma allo stesso tempo scesa di picco, come se stesse perennamente cadendo nell'ignoto.

Si sentiva alienato da se stesso.

Dalle sue emozioni.

Da quello che provava per il ragazzo.

Ed era tutto fin troppo straziante.

"Vuoi che ti chiami?".

"Rispondimi Jungkook".

"Ti prego".

"Così mi fai preoccupare...".

"Jungkook ti prego".

"Ti prego, dimmi che stai bene".

Jungkook era così preso nel riempire il suo zaino nero con dei vestiti puliti che nemmeno un minimo si accorse che il suo cellulare stesse esplodendo per i numerosi messaggi e tentativi di chiamata di Jimin.

Ma non voleva volontariamente ignorare il suo hyung.

No, ovvio che non voleva farlo.

Aveva solo lasciato la suoneria spenta per sbaglio, per abitudine; cose che internamente ci si dice possano capitare.

In fin dei conti si era promesso di non commettere più alcun stupido errore con Jimin; eppure, inconsciamente, lo stava facendo preoccupare per un singolo messaggio che gli era sfuggito di mano.

E tanto meno voleva allontanarsi di da lui, di nuovo, per nessuna regione; eppure quella sera lo aveva lasciato andare come se nulla fosse da sotto il suo naso, accompagnato persino dalla donna che tanto odiava.

E si era appunto pentito.

Per questo ora, tra i silenziosi singhiozzi e i suoi lievi tremori, stava sgattagliolando via per poter raggiungere le braccia del ragazzo a cui tanto voleva bene.

fantasticherie color ciliegia.           jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora