⚘ IX ⚘

385 35 4
                                    

Dopo quell'affermazione Jungkook mi aveva sbattuto la porta in faccia, evidentemente lo avevo fatto innervosire.

Ci ripensai sdraiato sul mio morbido ma vuoto letto quella notte, non capendo se ne fossi soddisfatto o mi sentissi in colpa nell'avendo forse un po' esagerato.

Chissà se glielo chiederà davvero alla madre, ci ridevo su mentre guardavo fuori dalla finestra le luci della citta notturna, con le palpebre che si facevano via a via più pesanti: non che mi dispiacerebbe passare un po' di tempo con lui, magari aiutandolo con i compiti e le prove d'esame.

E mi addormentai così, con un sorriso sul volto mentre immaginavo di sgridare quel ragazzino per un esercizio errato.

[...]

Una notifica comparve luminosa al centro dello schermo del cellulare: "tre minuti e siamo lì".

Era Taehyung e chi altro se non lui, erano da quasi dieci minuti che mi messaggiava facendo il conto alla rovescia ad ogni notifica; che ragazzo strambo.

Finii di asciugarmi i capelli cenere e iniziai a strofinarmi le mani sul volto cercando di darmi una bella svegliata, ero ancora immerso nel mondo dei sogni.

Avendo il giorno completamente libero ero rimasto a dormire per recuperare tutte quelle ore perse durante il corso della settimana, con una sveglia impostata per le undici e venti e un'altra per le mezza.

Ed era da tanto che non dormivo così bene e senza interruzioni, sarei stato sul serio sotto le coperte per altre due ore se non fosse per Tae.

Un'altra notifica, "stiamo salendo!".

«Aish, perché deve essere ogni volta sempre così pressante? Mi sta mettendo ansia per nulla!».

Girai il cellulare con lo schermo verso il basso, lasciandolo sul tavolo e avvicinandomi poi alla porta d'ingresso, sicuro che da lì a poco avrei sentito bussare alla porta e Taehyung urlare il mio nome.

Toc toc, «Jiminie!», tutto come avevo previsto.

Quando aprii la porta venni subito scosso da un piccolo brivido: Tae e Yoongi si stavano tenendo per mano.

Fu la prima cosa che vidi prima di alzare lo sguardo verso i due, la quale differenza di altezza - seppur non eccessiva - era al quanto evidente.

Quindi è così che sembro affianco a Tae, d'altronde io e Yoongi avevamo all'incirca la stessa altezza, lui forse appena più alto.

Non ne sapevo il motivo ma iniziai a sentirmi un po' a disagio, forse persino irritato, e proprio non riuscivo a spiegarmelo.

Li feci entrare, sospirando appena mentre chiudevo la porta alle spalle: «volete qualcosa da bere?».

«Abbiamo appena fatto colazione, tranquillo, siamo apposto così» aveva detto il biondo, sedendosi su una sedia e facendo cenno all'amato - che si guardava attorno un po' spaesato - di fare lo stesso.

«E scusaci per il disturbo Jimin, è Taehyung ad avere insistito a venire trascinandomi con lui».

È sempre così timido Yoongi, ma almeno rispetto la prima volta sembra molto più a suo agio: «Non è un disturbo hyung anzi, avere un po' di compagnia attorno mi fa sempre piacere, così almeno mi distraggo dal pensare solo allo studio».

«Visto micetto? Te lo avevo detto che non sarebbe stato un disturbo!»

Micetto?

«Ah Taehyung! Non chiamarmi in quel modo, è imbarazzante!».

Non riuscii a trattenermi dal ridere nel sentire quel soprannome, portandomi una mano davanti alla bocca come per nascondere la mia lieve risata.

fantasticherie color ciliegia.           jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora