Spalancai gli occhi, incredulo, risvegliandomi dal coma in cui lentamente stavo cadendo.
«T-tu sai d-dov'è?» balbettai.
Un sorriso si formò tra le labbra di Namjoon, «sì Jimin», che tra esse aveva portato un'ultima volta la sigaretta prima di schiacciarne la testa sul posacenere, spegnendola.
«Ero venuto a cercarlo, ma ho trovato te al suo posto».
Boccheggiai incapace di dire qualcosa, confuso, con il cuore che mi batteva forte in gola.
Non riuscivo a capire, c'erano così tante cose che non mi quadravano in quel momento.
«Non- Lo so che ora avrai tante domande da farmi, Jimin, ma ora calmati mh?».
Il suo tono continuava ad essere placo, dolce come lo zucchero in una calda tisana, e una sua mano si allungò fino ad appoggiarsi sulla mia spalla.
«Risponderò a tutte le tue domande più tardi, sono sicuro che ne avrei molte da farmi, ma ora prendi un respiro profondo ok?».
Annuii con un cenno della testa, facendo scivolare gli occhi dal suo braccio fino alle sue scure pupille, poi scendendo sul suo sorriso e alle sue incavate fossette ai lati.
Tutto in lui era rassicurante, sembrava un angelo sceso in terra ad aiutarmi.
«Sì... Sì va bene...».
Trattenni il respiro per qualche secondo, abbassando le palpebre.
1... 2... 3...
Subito dopo liberai lentamente il petto dall'aria che avevo accumolato, riaprendo gli occhi e soffermandomi sul posacenere al centro del tavolo.
Già mi sentivo meglio.
Le dita di Namjoon si staccarono con calma dalla mia spalla, ritornando al loro precedente posto, sopra le ginocchia.
«Hai mai sofferto di attacchi di panico?» mi chiese tornando composto, guardandosi poi indietro e sporgendosi verso la porta del locale alle sue spalle.
Corrugai la fronte, confuso.
Perché me lo chiede? E che sta facendo ora?
«No, non proprio...».
Decisi di non farmi ulteriori domande a riguardo, se no sì che sarei impazzito.
Dovevo smetterla di pensare troppo.
«Mh, mh... Capisco...».
La sua testa rimase voltata ancora per un po', facendomi sussultare quando si alzò d'improvviso, facendo quasi cadere la sedia su cui prima era seduto.
«... Penso proprio che quel cameriere si sia dimenticato di noi, ma meglio così no? Prima andiamo da Jungkook e meglio è; se lo ritrovo di nuovo con un altro attacco di panico non so se questa volta riuscirò a calmarlo da solo».
Mi si raggelò il sangue a quelle parole, ma non ebbi nemmeno il tempo di aprire bocca che Namjoon mi aveva già afferrato per un polso per trascinarmi via con sé di corsa.
Ero scioccato.
«Attacco di panico?!».
Iniziò lentamente a rallentare, lasciandomi la presa per girarsi verso di me ed assicurarsi che non mi fossi fermato, abbassandosi anche il cappuccio nel mentre.
Di certo non mi aspettavo avesse i capelli argentati, differenziandosi da me per aver un tono più freddo.
Ma perché ora sto pensando ai suoi capelli!
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fantasticherie color ciliegia. jikook
Fanfic«Perché continui a guardarmi? Ho fatto qualcosa di male?» «Non puoi capire cosa tu riesca a farmi immaginare, Jeon Jungkook...» (incompleta) 2021 © ossobruco