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Tra il leggero soffio del vento tra le tende ed un fischiettio lontano e proveniente da una stanza vicino, Jungkook si stroppicciò torpidamente gli occhi accorgendosi di essere solo sul letto.

In un mugolio infastidito infatti si alzò subito su ambi i gomiti, muovendo la testa da una parte e l'altra e cercando il più possibile di mettere a fuoco le sagome affiancate alle pareti, così da scovare la figura del grigio che, tuttavia, si era svegliata rispetto a lui già da mezz'ora.

«... Jimin?».

Aveva tutti i capelli biondi arruffati, con la folta e lunga frangia che gli cadeva sugli occhi ancora assotigliati perché non abituati a tutta quella luce mattutina.

D'altronde, camera sua era copera ovunque da poster vari e non c'era alcun angolo bianco, quando al contrario l'intero appartamento del suo hyung aveva pareti purissime ed essenziale arrendamento; un ambiente pressoché minimalista, per l'appunto.

Dopo esseri lamentato con se stesso su come fosse il tempo di tagliarsi la chioma e magari passare ad una tinta più naturale, Jungkook stiracchiò le braccia in aria e cercò di allungare il collo verso la porta aperta della camera da letto, da cui si poteva avere una buona vista sia sulla cucina che sul salotto.

Nulla.

Nonostante non riusciva a vederlo, sentiva Jimin canticchiare piacevolmente da quelle stanze.

E se poco prima si era svegliato per dei fischietti vari e perlopiù fastidiosi — siccome avevano interrotto in male modo il suo bel sogno —, ora Jungkook si stava invece beando della limpida e melodica voce del ragazzo, che già tempo prima aveva di nascosto origliato.

È così bravo...

Per quanto proprio non gli andasse di alzarsi di già, si fece forza e spostò le coperte d'un lato, dandosi una piccola spinta per tirarsi su e camminare un po' traballante verso l'uscita.

Poi si affacciò alla porta della camera da letto e quando notò il grigio indaffarato a preparare di spalle la colazione, muovendo i fianchi da una parte e l'altra come se ballasse, si fece scappare un forte sbuffo divertito che subito attirò l'attenzione del ragazzo.

«Uh?» questo si voltò con una spatola alzata e le labbra che formavano teneramente una piccola "o", «finemente ti sei alzato, bastardo».

«Bastardo?» Jungkook aggrottò le sopracciglia e strinse le braccia al petto, divertito, avvicinandosi al grigio con calma.

«Sì, bastardo, non hai capito male» gli confermò l'altro ridandogli le spalle.

«Quante volte hai cercato di svegliarmi?».

«Quattro».

Non ne fu sorpreso.

«Te lo ho detto che quando sono stanco nessuno mi sveglia».

«Sì, sì ho notato Gguk, ed è stato parecchio spiacevole».

«Oh, capisco».

Quando gli fu dietro gli strinse il bacio con le mani e appoggiò il mento su una sua spalla, imbrociando appena le labbra prima di lasciargli un piccolo e veloce bacio sul collo.

«Pancakes?».

«Già, qualcosa in contrario?».

«Affatto — ridacchiò il più alto facendo avvicinare i loro bacini —, spero solo che tu non li bruci come la volta scorsa».

«Gnegnegne, si impara dai propri errori lo sai?».

«Vedremo» e, prima di allontanarsi per sedersi al tavolo, Jungkook gli schiaffeggiò sonoramente una natica pallida, coperta solo da una larga maglietta che il grigio aveva indossato per non prendere freddo dopo la doccia.

fantasticherie color ciliegia.           jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora