⚘ XIV ⚘

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«C-cosa?».

«Cosa?... Cosa?!».

E, come colpito da uno schiaffio invisibile, d'improvviso ritornai con i piedi per terra, ahimè facendomi velocemente consapevole di ciò che avessi appena detto.

Il mio viso avampò subito dalla vergogna, ritrovandomi a nascondere il rossore con gli avambracci e lo sguardo rivolto dall'altra parte.

Non lo ho detto sul serio, non posso averlo davvero fatto, no no no!

In qualche modo riuscii a portarmi le gambe al petto, voltandomi così dalla parte opposta al ragazzo e sperando che non facesse alcuna domanda a riguardo.

Stupido, stupido stupido stupido, sono uno stupido!

«Hyung... Tutto bene?».

Niente affatto.

Mi morsi l'interno di una guancia, balbettando: «P-potresti d-dimenticare ciò che h-ho detto?».

«V-va bene, non c'è problema...».

Gli hai davvero appena chiesto di dimenticare qualcosa di così ovvio?!

«... Ma ad essere sincero è un po' difficile, è così fuori contesto che... Ecco... Fa un po'...».

Jungkook subito dopo scoppiò in una debole risata, che via a via andò ad aumentare fino a diventare più fragorosa, a tal punto da contagiarmi velocemente.

Mi aveva sorpreso.

Era la prima volta che lo sentivo ridere in quel modo e, al solo pensiero di essere stato capace involontariamente di farlo divertire, sentivo il petto riempirsi di un'immensa gioia, dimenticare brevemente tutto ciò che era precedentemente successo.

Seppur non lo potessi vedere ero sicuro che il suo viso fosse diventato ancora più bello in quel momento, immaginando le sue guance farsi rosse e il suo sorriso sempre più ampio, illuminando qualsiasi cosa.

Speravo di poterlo un giorno guardare ridere senza dovermi nascondere.

Dopo qualche minuto - o secondo, non ero stato ben in grado di percepire il tempo trascorrere in quel momento - rallentammo entrambi, trovandoci con i petti doloranti per le troppe risate e il fiato corto per la mancanza d'ossigeno.

Ritornai a sedermi quindi in modo più composto, con i piedi appoggiati a terra e le spalle contro lo schienale della scomoda panchina, passandomi una mano tra i capelli cenerini e riportando timidamente lo sguardo difronte a me.

Ad essere sincero non avevo ancora il coraggio di guardarlo in faccia per il troppo imbarazzo, nonostante ciò che avessi detto non sembrava averlo un minimo sconvolto.

Chissà cosa penserà di me, ora.

Lo sentii fare rumorosamente un sorso del suo frappuccino, probabilmente ormai arrivato in fondo alla tazza.

Il mio, invece, era ancora quasi complemente pieno.

«Sinceramente non ridevo così da un po', hyung» sbottò Jungkook d'acchito, facendomi sobbalzare appena per il lieve spavento, «mi aspettavo di tutto tranne che una risposta come quella».

Alle sue parole mi sentii nuovamente riempire dalla vergogna, sentendo il cuore battere a mille per il terrore del suo pregiudizio.

«Mi chiedo ora, ecco... Mi chiedo a cosa stessi pensando in quel momento, ma se non vuoi dirmelo non c'è problema, la mia è solo curiosità».

Sembra così innocente...

Mi morsi il labbro per una forte stretta al petto, chinando la testa verso la ghiaia grigiastra e piegando la schiena in avanti fino a far appoggiare gli avambracci sulle ginocchia.

fantasticherie color ciliegia.           jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora