"Finalmente! " esclamai vittoriosa non appena finii di pubblicare le pubblicità del prodotto sui siti web più visitati dalle persone.
Non ho la più pallida idea di quanto tempo sia stata seduta qui. Ma notai il ghiaccio sciolto nel frappé che neanche avevo toccato. Credo di aver lavorato per almeno due ore consecutive.
Ripensare a come uno degli editori di un sito mi abbia quasi aggredita a telefono mi fece ruotare gli occhi al cielo. Quel sito non era neanche così popolare, quindi non è stata una perdita. Semplicemente odio il fatto che ad alcune persone piaccia discutere e litigare.
Le porti trasparenti del mio ufficio si aprirono e vidi il volto di Isyul con quel sorriso smagliante che portava sempre con sé. È sempre così allegra e carina, come abbiamo fatto a diventare amiche?
"Hai bisogno di qualcosa?" le chiesi
Scosse leggermente la testa entrando dentro, per più chiudere delicatamente la porta alle sue spalle, dopodiché si avvicinò a me con una decina di cartelle tra le mani.
"Cosa sono?" chiesi incuriosita e anche un po' confusa
"Beh ..." si interruppe mentre posizionava la pila di cartelle bianche accanto al mio computer. "Questi sono tutti finiti e modificati e pronti per essere utilizzati. Tutto ciò che occorre fare è sottoporli al nostro CEO".
Mi sorrise sfacciatamente e io la guardai costernata. Sa benissimo che non mi piace il nuovo CEO, e sono sicura di non piacergli neanche io.
"Non ci pensare neanche." Scossi la testa gli lancia un'occhiataccia.
Lei fece il broncio. "Andiamo, speravo solo che voi due andaste d'accordo, perché sai, tu stessa hai detto che le questioni personali non dovrebbero essere portate a lavoro."
La fissai ancora di più e lei ridacchiò nervosamente. "Giusto per ricordartelo."Sta usando la mie stesse parole contro di me. Devo inventare una scusa per uscire da questa situazione. Non ho la minima intenzioni di avvicinarmi a quell'ottuso.
"Devo andare nell'altro edificio, tempi stretti" Mentii per poi aprire l'armadietto che si trovava alle mie spalle "Il team informazioni sta aspettando che le porti questi documenti. Sai come diventa Niel"
Aveva un espressione indecifrabile sul volto per poi ridacchiare "Sei una pessima bugiarda"
Distolsi lo sgaurdo da lei facendo finta di aprire varie cartelle sul mio computer, come faceva a leggermi così bene?
"Ero con te quando portammo i documenti a Yejung" disse divertita
Sbruffai prendendo irritata le cartelle che mi aveva portato "Non importa"
Batté delicatamente le mani "Sii ! Dai puoi farcela!" Mi incintò vedendomi uscirei fuori dall'ufficio con le pile di cartelle tra le mani, mi avviai verso il piano dove si trovava6l'ufficio del CEO. Odio il fatto che ora ci sia lui al comando. Il signor Kim era davvero un gran capo, ma ora suoi figlio, così rude e cattivo rovinerà tutto.
Non c'è assolutamente nessuno qui, l'unica cosa che spezza questo silenzio e il rumore dei miei tacchi contro il pavimento.
Mi fermai a pochi passi dalla grande porta che portava nell'ufficio. Sembrava costosa, nera con maniglia d'oro, cavolo. Bussai alla porta aspettando che qualcuno rispondesse. Passarono più di dieci secondi ma nessuno si fece sentire.
Bussai nuovamente sentendo delle risate all'intero della stanza, ciò fece comparire un'espressione confusa sul mio volto. Cosa diavolo sta succedendo lì dentro? Bussai un altra volta e finalmente sentii una voce.
"Chi diamine é?" Chiese ad alta voce
"Signor Kim, sono io, Hikari Nakano, del team di marketing" Dissi e lui rispose immediatamente
"Si certo, entra" rispose continuado a ridere
La sua risata è ancora più irritante.
Afferrai la maniglia ed aprí la porta, venni accolta nell'ufficio notando le pareti marroni alla quale sono molto affezionata da quando suo padre era ancora il CEO. Più aprivo la porta ed entravo, e più vedevo oggetti alla quale mi sono legata crescendo in questa agenzia.
Una volta dentro notai come sullo schermo della televisione appesa al muro ci fosse un programma Netflix, e il signor Kim seduto sulla sedia del CEO con i piedi poggiati sulla scrivania mentre rideva come se non ci fosse un domani.
Mi schiarí la voce ed egli prese il telecomando tra le mani mettendo irritato il muto."Che vuoi? Non vedi che sono impegnato?" Mi chiese decisamente infastidito dalla mia presenza
"Mi dispiace aver interrotto il suo lavoro, signore. Sono venuta qui per portavi questi, sono tutti completati, l'unica cosa di cui abbiamo bisogno e il suo parere e la sua approvazione" Spiegai avvicinandomi a lui, poggiando le cartelle sulla scrivania
"Perché ne sono così tante?" Borbottò schiacciando la lingua mentre prendeva i fogli.
Siamo stati impegnati tutto il giorno eppure eccolo qui, a ridere di per un programma senza valore. Dall'altro lato della sua scrivania notai pile di fogli e cartelle completamente buttate a casaccio.
Le mie labbra si sono sbalancarono al pensiero che questo ragazzo non stesse facendo affatto il suo lavoro. Vorrei prenderlo a pugni adesso.
"Puoi andartene" Disse gettando scorbuticamente le cartelle tra le pile di fogli.
Non ne posso più.
"Mi scusi signore, ma quando pensa di farlo?" Chiesi mentre indicavo l'enorme pila di carte.
Si accigliò e scambiò un'occhiata tra le cartelle e me. "Perché ti interessa?"
"Signore, penso che stia dimenticando di essere CEO dell''agenzia. Penso dovremmo occuparci dei nostri lavori subito, prima che arrivino altri clienti"
Sollevò sbattendo la sua mano aggressivamente sulla scrivania, facendomi sussultare.
"Tu non devi dirmi cosa fare" Rispose alzandosi dalla sedia "Sono io il capo qui, e tu sei solo un impiegata, posso licenziarti in qualsiasi momento io voglia"
Sentirgli dire queste cose mi offese parecchio, così tanto, che avendo poca pazienza non riuscì a controllare me stessa lanciandogli addosso delle parole offensive, anche se non avrei dovuto.
"Mi licenzi quando vuole, ma è una sua perdita. Tutti sanno in quest'agenzia che sono la persona di cui ha più bisogno. Senza me, quest'agenzia cadrebbe in mille pezzi" Gli risposi e sul suo volto comparí un ghigno.
Kim Doyoung rimase in silenzio ad osservarmi, probabilmente stava pensando alle parole che gli avevo appena detto. Non poteva licenziarmi, le mie parole erano vere, senza di me, non ci sarebbero più clienti.
"Fuori dalla mia vista" aggiunse
"Come desidera, signore" dissi con tono beffardo voltandogli le spalle, per poi andar via. Non appena chiusi la porta alle mie spalle mi diressi verso l'ascensore.
Se fossi il CEO di quest'agenzia lo licenzierei immediatamente, non riesco a credere che lo faccia seriamente.... Sacrificare il lavoro per dei programmi stupidi.
Qualcuno dovrebbe rivalutare le proprie priorità.
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Rude Boy - Kim Doyoung
General Fiction𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑠𝑡𝑢𝑧𝑧𝑖𝑐𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑚𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑚𝑖𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 - Hikari Nakano, nata in Giappone e traferitasi in Corea, era sempre stata una ragazza dura con se s...