Bloccai gli occhi su un certo punto x sul telone per poi premere il grilletto. Sparai su entrambe le spalle e infine alla testa.
I suoni degli spari erano attutiti dalle cuffie che indossavo, ma riuscivo ancora a sentire deboli suoni. Le tolsi non appena avevo finito e iniziai a ricaricare la pistola.
"Non ho mai veramente capito perché questo è il tuo hobby" disse zio Jun e ridacchiò. Invece di rispondere, rimasi in silenzio. Non so cosa dire. non so neanche il motivo per cui sparare è il mio hobby.
Camminai verso l'altro cubicolo aperto dove si trovava un altro telo ed iniziai a puntare la mia pistola.
"Sai, questa non è proprio una cosa da donne." Lo zio ridacchiò goffamente.
Gli lanciai un'occhiataccia. "Stai dicendo che non sono una signora?" Gli occhi dello zio sk spalancarono mentre scuoteva la testa e iniziò a ridere nervosamente.
"Quello che sto dicendo è che, penso che meriti di fare qualcosa ... meglio di questo, Riri." Rispose, intrecciando le mani dietro la schiena.
"Non chiamarmi Riri" dissi con amarezza mentre mettevo di nuovo le cuffie sulle orecchie. "Non mio padre."
Potevo sentirlo parlare di nuovo e non volevo sentirlo, così iniziai a sparare sul telone, prendendo tutti i bersagli a cui miravo, come al solito. Quando ebbi finito tutti i bersagli, mi tolsi nuovamente le cuffie e lo guardai con aria compiaciuta.
"Cosa hai detto?" Mi guardò con un'espressione sbigottita e le sue labbra si aprirono leggermente così io ridacchiai e andai verso di lui. Gli agitati la pistola in faccia. "Posso averla, zio? È più veloce di quella che possiedo."
"C-certo" Lui rispose, poi si schiarì la gola. "Comunque, aprirò tra cinque minuti. E ti sarei davvero grato se tu andassi, così posso ripulire quei proiettili e sostituire i teli.
"Grazie per la pistola" sorrise e di tutta risposa sorrise anche lui.
Aprí la mia borsa a tracolla e infilai la pistola al suo interno insieme ai proiettili extra che erano sul bancone. Mi voltai poi per andarmene.
"Nipote pazza" lo sentí sussurrare a se stesso mentre uscivo dal suo poligono che avrebbe aperto fra cinque minuti.
Non mi dispiace essere chiamato pazza perché ognuno ha il proprio tipo di pazzia. E comunque è mio zio. I ricordi di mio padre che mi insegnava a sparare da piccola mi tornarono in mente.
Non ho potuto fare a meno di chiedermi se in questo momento stia bene, servendo il Paese con il suo amato distintivo. Mi confonde e mi fa pensare se ama ancora me e mia madre. Penso che l'unica volta che si ricorda di noi siano le cene a Natale e capodanno.
Rimasi sorpresa di vedere un ragazzo così maleducato appoggiato al muro, che mi fissava con quell'espressione compiaciuta e le braccia incrociate. "Quindi questo è quello che fai di sabato?" Kim Doyoung mi chiese inclinando la testa verso il poligano di mio zio.
"Buongiorno, signore"
"Buongiorno" Rispose iniziando a camminare nella mia stessa direzione.
Girai la testa verso di lui uno sgaurdo sorpreso mentre uno strano sorriso comparve nelle mie labbra. Tutto ciò non è da lui. Pensavo che i saluti non fossero presenti nel suo dizionario. E così sono sorpresa di sentire quelle parole uscire dalla sua bocca.
"Ha sbattuto la testa, signore?" Chiesi, ridacchiando con le sopracciglia incrociate.
"Salutarti non significa che puoi stare tranquilla con me." Disse con nonchalance, infilando le mani nelle tasche dei jeans. E dato che i miei occhi erano sui suoi jeans, non potevo fare a meno di notare come sembrasse sexy con quei pantaloniattillati. Fa davvero risaltare le sue cosce e i suoi polpacci.
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Rude Boy - Kim Doyoung
Ficción General𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑠𝑡𝑢𝑧𝑧𝑖𝑐𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑚𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑚𝑖𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 - Hikari Nakano, nata in Giappone e traferitasi in Corea, era sempre stata una ragazza dura con se s...