CAPITOLO 14

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Durante le settimane seguenti andai spesso a casa di Taehyung per aiutarlo come avevo promesso. In realtà non facevo nulla, stavo sul tavolo in cucina a studiare mentre lui se ne stava sdraiato sul divano a disegnare i modelli per il suo progetto.

Mi piaceva stare in quell'appartamento, sentirlo muovere nella stanza affianco, sentirlo borbottare tra sé e sé ogni volta che sbagliava o che non era convinto di qualcosa.

Avevo provato più volte a sbirciare quello che disegnava, ma non c'era stato verso di convincerlo.

Era stato irremovibile: avrei potuto vedere il tutto solo una volta finito. Diceva che gli bastava avermi lì per non distrarsi.

Ogni giorno, quando non avevo le lezioni pomeridiane, andavo in quel minuscolo appartamento e ci restavo fino ad ora di cena, per poi tornare al dormitorio per mangiare con JianPu. Jimin entrava ed usciva giusto per farsi una doccia, cambiarsi i vestiti o prendere il borsone per andare alle prove di danza. Restava in casa sì e no una quindicina di minuti e poi tornava a lavoro o a scuola.

Amavo guardare Jimin accarezzare distrattamente i capelli di Tae, seduto sul divano a disegnare, prima di uscire di casa. Ogni volta che sentivo l'acqua della doccia fermarsi, segno che Jimin sarebbe uscito a breve, uscivo dalla cucina senza farmi sentire dai due ragazzi e mi mettevo sullo stipite della porta per osservare quella scena.

Mi scaldava il cuore far parte, in un certo senso, di quella quotidianità. Ero felice perché sentivo di aver trovato delle persone con cui poter condividere la mia nuova vita qui a Seoul. Era presto per definirmi parte delle loro vite, ma ero comunque felice.




Erano passate circa due settimane ormai da quando avevo iniziato questa nuova routine. Avevo finito di studiare già da un bel pezzo, ma non volevo andarmene, perché sapevo che una volta che anche Taehyung avesse finito mi avrebbe chiamato per andare in salotto e avremmo chiacchierato per un'altra ora prima che venisse per me l'ora di andarmene.

Finalmente lo sentii sbadigliare e stiracchiarsi, segno che era stanco, e infatti la sua voce non tardò ad arrivare.

"Jungkook..." disse ad alta voce per farsi sentire, anche se in realtà quell'appartamento era così piccolo che avevo sentito ogni suo respiro anche da dov'ero rimasto tutto il pomeriggio.

Ci misi letteralmente tre secondi per arrivare e sedermi sul divano. Lo vidi alzare un sopracciglio in un'espressione stupita per la velocità che avevo impiegato.

Iniziammo a parlare del più e del meno, gli raccontai delle mie lezioni di quel giorno, com'ero solito fare.

Venimmo però interrotti da un Jimin più agitato del solito. Ci fermammo a guardare la figura del biondo che cercava disperatamente le sue scarpette. Taehyung aveva ragione: Jimin era veramente il più disordinato tra i due. Lo vidi entrare nella camera da letto e sentii un forte verso di frustrazione provenire da quella stanza in cui non ero ancora mai stato.

"Jimin, hai bisogno di una mano?" chiese Taehyung accigliandosi, visibilmente preoccupato per l'amico.

"NO."

Taehyung mi guardò come a scusarsi per la situazione e per il malumore del suo coinquilino. Gli misi una mano sulla coscia e gli sorrisi per rassicurarlo che andava tutto bene.

Poi Jimin tornò ad uscire con il borsone sulle spalle e le scarpette in mano, un sorriso vittorioso stampato in volto.

"TROVATE!" esclamò. "Scusatemi, sono solo un po' stanco. Ci vediamo dopo al Y?" chiese.

Cherry tea - TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora